Quello tra le Guardie Cittadine e la protezione Civile è uno sposalizio che ha origini molto antiche, probabilmente antecedenti non solo al concetto di Polizia Locale quanto proprio con quello di Protezione Civile e pronta risposta alle catastrofi: le Guardie Cittadine ed i Civici Pompieri – antesignani dell’attuale Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco – sono storicamente sempre state le prime forze portate ad intervenire in caso di un evento catastrofico, sia esso naturale o artificiale: durante la guerra mondiale erano infatti spesso proprio i Vigili Urbani i primi soccorritori delle vittime dei bombardamenti o i primi ad intervenire per rimuovere le macerie e permettere l’evacuazione dei feriti.
Anche la spinta altruistica di un intervento in soccorso a popolazioni lontane colpite da grandi tragedie è qualcosa che è nata agli albori del nostro paese e della nostra figura: il primo intervento noto assimilabile alla protezione Civile da parte della allora Vigilanza Urbana di Milano fu per il terremoto di Messina del 1908 unitamente ai Civici Pompieri per occuparsi dell’estrazione di corpi dalle macerie e della rimozione dei detriti dalle strade in modo da permettere l’arrivo dei soccorsi: i reparti milanesi partirono già dalla mattina del 29 dicembre, nemmeno 24 ore dopo la tragedia. Questo intervento valse al Corpo ed ai Pompieri la medaglia d’argento al valor civile da parte del Re.

Durante l’alluvione del 1966, per 3 giorni i Vigili Urbani e la Polizia di Stato furono l’unico organo di soccorso operante nella città di Firenze, nel 1970, con la legge 966, verranno gettate le basi della moderna Protezione Civile con le Guardie Cittadine ed i comuni già individuati come protagonisti della prevenzione e dei primi interventi di soccorso ed evacuazione.
Per far capire l’importanza degli operatori di Polizia Locale nella realtà del sistema di Protezione Civile basta pensare che nel 1992 i colleghi di Milano furono inviati, come personale civile con tanto di livree modificate per l’occasione, in supporto perfino in allora Unione Sovietica ed in altre realtà critiche del periodo, come i campi profughi della Turchia ed in Albania per la Missione Arcobaleno: a Fisthe il Campo del Comune di Milano fu indicato come il migliore dall’OSCE (e non è poco).

La più recente e viva testimonianza di un intervento di Protezione Civile in emergenza arriva dalla tragedia di Rigopiano, nel crudo racconto di un collega che ebbe modo di condividere quei momenti con chi li aveva vissuti: “la collega di Farindola, con i colleghi di altri comuni vicini (tre agenti di Polizia Locale per tutti quei comuni), hanno indossato le loro uniformi, raccolto quel che potevano, in fretta e furia, hanno messo in moto la loro Fiat Panda scassata (non elicotteri, né motoslitte né potenti fuoristrada) e sono corsi su in vetta. Lì si sono uniti ai colleghi della Protezione Civile, Soccorso Alpino, Guardia di Finanza, Croce Rossa ed hanno lavorato incessantemente per oltre 14 ore di seguito, senza mangiare, senza riposare un attimo, spalando neve con le mani e con quello di cui disponevano fino allo sfinimento. La collega a casa aveva i figli ad aspettarla, i quali non sapevano più che fine avesse fatto la loro madre! […] poi sono dovuti scappare per organizzare (sempre in tre soli) la viabilità straordinaria in un’area devastata, per cercare strade percorribili, per far transitare i mezzi pesanti e le colonne dei soccorsi che dovevano arrivare, per spalare la neve per consentire di raggiungere famiglie isolate, per soccorrere i dializzati portandoli, se necessario, con l’auto di servizio.”

Ma, ad oggi, come funziona un intervento di Soccorso per una maxi emergenza o una catastrofe? Il Sistema di Protezione Civile attualmente in vigore nasce nel 1992 e sottolinea che “Le Forze di Polizia (Polizia di Stato, Arma dei Carabinieri, Guardia di Finanza, Guardia Costiera, Polizia penitenziaria, Polizia locale), sono chiamate a partecipare agli interventi di Protezione Civile in ogni situazione che coinvolga la sicurezza e l’incolumità delle persone, ciascuna secondo le proprie possibilità logistiche, strumentali e di organico.”, come scritto nel portale del Ministero dell’Interno dedicato alla Protezione Civile. I protagonisti dell’attività di Protezione Civile sono comunque i Vigili del Fuoco. I Comuni, dal canto loro, sono chiamati ad organizzare gruppi di protezione Civile – spesso sotto il coordinamento del Comandante del Corpo di Polizia – formati per la maggior parte da volontari debitamente formati e di cui , così come sono moltissime le associazioni di volontariato che si iscrivono agli albi regionali di Protezione Civile e danno disponibilità del loro personale per interventi ed attività connesse ai fini statutali dell’associazione stessa: è il caso delle associazioni d’Arma, di Vigilanza Zoofila, dei volontari antincendio boschivo o di soccorso sanitario.

Ma come viene attivata la protezione Civile? Quotidianamente le singole regioni emettono dei bollettini di sorveglianza meteo e controllo: sono infatti le condizioni meteo ciò che più spesso influisce sul rischio di un’emergenza: dal caldo torrido estivo che favorisce lo scoppio di incendi boschivi fino alle piogge che possono portare esondazioni ed allagamenti ed altri eventi estremi quali forte vento o copiose nevicate.

Quando un qualsiasi fattore giunge al livello di “allerta gialla” viene inviato un messaggio ai responsabili dei settori che possono essere interessati dall’eventuale chiamata di tenere pronti gli equipaggi necessari a gestire l’intervento: i comandanti delle Polizie Locali sono tra i primi ad essere avvisati, poiché quasi tutte le attività seguenti, compreso spargere sale nelle strade piuttosto che controllare lo stato degli argini, richiedono la presenza o la scorta delle Guardie Cittadine. Nel caso di avvenimenti tanto gravi da interessare più di un comune è la Regione, tramite il Centro di Coordinamento, ad attivare le singole realtà interessate chiedendo quanto personale vi sia a disposizione e dividendolo in base obiettivi e compiti da seguire: compiti che spesso espongono il personale a rischi anche fatali, come successe nell’estate 2018 a Toscolano Maderno, provincia di Brescia, quando a causa di una frana morì Gino Zanardini, vicecomandante della Polizia Locale, impegnato in un controllo sulla sicurezza delle strade colpite da un’ondata di maltempo.
In altri casi, in particolare per le grandi emergenze, è la Prefettura ad attivare i singoli comandi di Polizia Locale dando un obiettivo condiviso al personale di più comuni facenti capo al singolo capoluogo da cui parte la missione o dove essa sarà espletata. L’attività principale delle Guardie Cittadine, impegnate come Forza di Polizia in supporto, è il controllo della viabilità e dei perimetri di sicurezza attorno le zone rosse, la scorta ai convogli di veicoli di soccorso, l’attraversamento di strade ed aree soggette a smottamenti per consegnare generi di prima necessità a popolazioni rimaste tagliate fuori, la gestione dei campi dove sono ricoverati gli sfollati, il mantenimento in attivo degli uffici del territorio colpito, le attività anti sciacallaggio ed il presidio degli edifici rimasti abbandonati o pericolanti.
Le qualifiche del personale vengono temporaneamente estese al territorio coperto dalla missione, così come viene data notizia del trasferimento di personale ed armi alla Prefettura ed alla Questura del luogo di missione: una pratica che vale per qualsiasi volontario proveniente da territori esterni, ma che nel nostro caso si complica a livello burocratico per ridicole ed ormai insensate – a maggior ragione viste proprio le possibilità di distacco anche in certi frangenti- limitazioni spazio temporali relative le qualifiche ed il porto dell’arma. Ennesima umiliazione che sopportiamo in silenzio pur di onorare il nostro dovere di Guardie Cittadine e dare soccorso a chi ne ha bisogno. Nonostante questo, non esiste grande emergenza che abbia colpito l’Italia dove le Guardie Cittadine non siano intervenute al pari di tutte le altre forze di Polizia e di Soccorso.

“Sentivi i ringraziamenti venire dal cuore di persone che avevano appena perso tutto e sapevi di star facendo qualcosa di bello”
Si ringraziano i colleghi Domenico Monopoli e Massimo Misseri per il supporto dato alla stesura di questo articolo.