Altro · riflessioni

Un esperimento social sulle Guardie Cittadine

Da quando ho aperto A me le Guardie- a breve saranno cinque anni – ho iniziato a seguire in maniera più attenta i social network, io che fino a poco prima li tenevo a distanza. A parte il piacere di riscoprire il mio fervore giornalistico – chiuso a 23 anni dopo quasi 8 di scrittura su vari giornali online italiani – ho avuto – ed ho tutt’ora – il piacere e l’onore di poter partecipare alle esperienze non solo della mia pagina e categoria,ma in diversi spazi dedicati alle varie Forze di Polizia del paese, anche realtà con decine di migliaia di iscritti. 

Questo mi ha permesso in primis non solo di capire l’importanza dell’aspetto comunicativo nel lavoro di polizia, ma soprattutto di avere la capacità di adattare questo aspetto all’ottica moderna di giornalismo, un’ottica che toglie i lunghi e nozionistici articoli in favore di una comunicazione veloce, chiara e veicolata più attraverso immagini e foto che testo scritto.  Fa ridere che i motivi per cui abbandonai la “carriera” redazionale – i testi sempre più corti, la spinta verso i video in luogo dei testi – sono quelli su cui mi sono più improntato nell’organizzare la mia esperienza come indipendente.

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Addestramento operativo, Polizia Municipale di Napoli

I vari contatti nel settore mi hanno permesso quindi di iniziare a pubblicare news, video e curiosità sulle Guardie Cittadine in vari gruppi dedicati a tutte le Forze di Polizia e in generale alle tecniche operative, permettendomi peraltro di “seguire e studiare” come la diversa popolazione dei vari gruppi  – cittadini, simpatizzanti, operatori, tecnici ed a volte haters – reagiva a notizie “inusuali” di arresti, fermi, indagini, formazione ed approfondimento sulla tanta vituperata ed odiata Polizia Locale. 

Non nego che all’inizio – parliamo del 2016 – i dati erano alquanto sconfortanti: pubblicare la medesima foto, magari di un agente che semplicemente aiutava un’anziana ad attraversare la strada, dava risultati estremamente diversi anche solo modificando grossolanamente la scritta sulla schiena dell’operatore cancellando il suffisso “locale” dietro polizia: poco importa che la divisa fosse diversa e la modifica pessima, se la gente recepiva quella “figura” come un poliziotto “statale” le reazioni erano diverse che se lo recepiva come poliziotto locale, come “vigile”. In particolare se si esaltava il suo essere quest’ultimo, i commenti entusiasti e di vicinanza alla popolazione erano molto meno che quelli riscontrati facendo passare il protagonista per appartenente ad altro corpo. Stessa cosa si riscontrava pubblicando la notizia di un arresto da parte della Polizia Locale piuttosto che delle altre Polizie: la percentuale di commenti entusiastici e condivisioni cambiava radicalmente da quanto, nel titolo e nel corpo del testo, si capisse che l’intervento era opera delle Guardie Cittadine piuttosto che di altri.

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Diverso il tenore delle reazioni anche in caso di figure barbine piuttosto che grossolane: rispetto ad una certa tendenza a “perdonare” o “comprendere” – solitamente con l’argomentazione che se avesse avuto “mano libera” non sarebbe successo – un agente dello stato che si lascia sfilare la pistola da un detenuto o al quale un sospetto scappa sotto il naso, un fiume di odio e maldicenza, dal più classico dei “non siete preparati” al “rubate lo stipendio” fino al sempreverde “i vigili devono fare le multe” esondava in qualsiasi caso vi fosse il più piccolo appiglio per dare contro la Polizia Locale, perfino in situazioni in cui alla fine della fiera, magari con difficoltà, il risultato veniva comunque portato a casa. E senza farsi fregare l’arma. Anche in caso di foto o video dove per poca chiarezza, o addirittura per la lingua usata nei dialoghi era chiaro fossero scene di film o altre nazioni: se c’era la scusa, dagli alla locale. 

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Possono essere Guardie Giurate, agenti Penitenziari, o, come sostenuto da molti, comparse su un set di Montalbano, ma il popolo della rete li ha assurti al ruolo di “vigili urbani” e ci ha scaricato contro tonnellate di fiele.

Un tenore questo ancor più evidente in diverse pagine dedicate ad altre Forze di Polizia, spesso recalcitranti a pubblicare notizie positive sulle Guardie Cittadine quanto pronte nel diffondere insuccessi o magagne, in questo caso con l’aggravante che gli insulti o le manifestazioni di superiorità e squalificazione venivano spesso da persone che indossano un’altra divisa. Anche in gruppi tecnici e neutrali, spesso, si nota una sorta di “sfiducia” negli operatori e nelle scelte formative della Polizia Locale dovute non ad azioni concrete quanto al semplice fatto che la notizia o la novità abbiano origine “locale”: è di qualche anno fa ormai la pubblicazione di quella che ora è una delle più attive pagine nell’ambiente di una involontaria fake news che dipingeva come alla Polizia Locale fosse arrivato il taser prima che alle polizie statali. Una notizia falsa appunto, che ritraeva sì un taser, ma in uso alla Polizia Civile di San Marino,  presa per vera e commentata con sarcasmo e velata insofferenza alla sola idea che le Guardie Cittadine osassero avere uno strumento in dotazione per prime. 

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L’immagine che originò la convinzione che le Polizie Locali avrebbero avuto il taser prima di quelle Statali.

Anche a livello istituzionale si è notato un notevole imbarazzo nel parlare della Polizia Locale, con una tendenza globale da parte di giornalisti, politici, sindacati – di tutti i livelli – e rappresentanti vari di minimizzare e contenere la realtà operativa, quasi a non voler offendere altri quando si trattava la materia, a partire dal nome, con la frase “i vigili che si sono trovati improvvisamente poliziotti” declinata in tutte le salse, da quella dubitativa a quella offensiva fino quella paterna, quasi protettiva, che si userebbe per un bambino che fa cose che non riesce a capire essere troppo grandi per lui.

Eppure è strano perché il mondo è pieno di forze di polizia che non hanno però nel nome tale termine:  nessuno oserebbe rifiutare il riconoscimento di “poliziotto” ad un carabiniere, ad un mossos spagnolo, ad un gendarme francese, ad uno sceriffo americano, ad una guardia urbana spagnola. Solo in Italia, e solo per la Polizia Locale, si sente questa irresistibile necessità di sottolineare come un “Vigile” non sia mai del tutto degno di essere considerato “poliziotto”– tanto che hanno aggiunto il suffisso locale, e la dicitura “agente di polizia locale” in luogo del più idoneo “poliziotto locale” – e solo in Italia si sente questo bisogno di specificare che occuparsi di quei compiti che la polizia spesso la rendono più antipatica, non è, in fondo, degno di veri poliziotti. Che far rispettare principalmente normative amministrative e locali è meno “da duro” e che quindi un poliziotto “morbido” non è nemmeno degno di essere considerato “sbirro”, figurarsi “poliziotto”.  Meglio dire “agente”. Come quelli immobiliari o di vendita. Poco importa che la legge nazionale chiarisca come questi “agenti”abbiano le stesse prerogative di un “poliziotto” e le normative da tre anni a questa parte chiedano sempre più interventi antidroga, antiabusivismo, antipredatori e sempre più copertura nelle 24 ore.

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Certo tutto questo non viene aiutato dal fatto che moltissimi attacchi e svilimenti provengano dall’interno: da quei colleghi che nemmeno sanno per quale strano motivo si sono trovati addosso una divisa ed il compito di far rispettare la legge. Pallide figure che si concepiscono a metà tra l’ausiliario del traffico – per le soste e la viabilità alle scuole – e il messo comunale – per le notifiche e le residenze – e non arrivano nemmeno a concepire l’idea che tra le loro attribuzioni vi siano qualifiche generali e piene di polizia giudiziaria e pubblica sicurezza e mansioni specifiche che comprendono situazioni a rischio come i trattamenti sanitari obbligatori, controllo dinamico del territorio e sgomberi di edifici comunali occupati. Questo senza andare a scomodare i servizi in ausilio di ordine e sicurezza pubblica o quelli anti droga o anti rapina concordati in sede di comitato provinciale in Prefettura.

Tutto negativo? Non del tutto. A dispetto del quadro sconfortante emerso dai paragrafi precedenti, negli ultimi mesi si nota un’inversione di tendenza dovuta essenzialmente a due cose:

La prima è l’intolleranza razziale verso l’immigrazione, sostanzialmente, si è trovato qualcuno da odiare di più. Se in una notizia sono compresi “gli immigrati”, meglio se neri, ecco che per l’italiano che il giorno prima insultava un comandante che arrestava un negoziante che lo aveva aggredito, ora insulta “il negro” che osa alzare le mani su un operatore di polizia, fosse prue uno dei tanti odiati “vigili”. Attraverso diversi interventi aventi come protagonisti immigrati, perfino l’italietta più mediocre ha visto e capito che anche la Polizia Locale effettua arresti e servizi a rischio,  e lo ha capito non perché interessata ad esaltare o riconoscere l’operato degli agenti, quanto per il bisogno di insultare ed odiare “l’uomo nero”.

E’ triste, è deprimente, fa fare una pessima figura al nostro paese, ma è così. 

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In immagini come queste è più il “bisogno” di insultare il “nero” che il riconoscere il valore del “vigile” a rendere virale l’intervento.

La seconda, più positiva, invece, è la tendenza, anche da parte di strati sociali meno infiammati dall’odio, a ringraziare e lodare interventi di carattere più “sociale” – dai bambini ritrovati fino agli anziani soccorsi in casa – e attraverso questi arrivare a seguire anche quelli propriamente di sicurezza, riconoscendo anche nella Polizia Locale una forza del tutto idonea ad affrontarli, soprattutto grazie la recente svolta operativa e formativa data da molti comandi e dall’intelligenza di quei Corpi che hanno voluto investire molto nell’immagine aprendo pagine facebook ed aggiornandole continuamente di contenuti visivi stimolanti e moderni. 

In sostanza sarà una lotta dura, una lotta da non mollare mai, ma all’orizzonte si vede qualcosa di positivo anche nella valutazione della Polizia Locale. L’italia è un paese con un substrato razzista e collerico non da poco, insofferente alle regole quanto primo a pretenderle se toccato personalmente, incapace di riconoscere la professionalità di chi ha il compito di mandare in fumo le furbate più o meno piccole del singolo e che necessita sempre di un “cattivo” contro cui sputare odio e cui sentirsi superiore per sollevarsi dalla sua mediocrità.

Tuttavia anche grazie al lavoro di pagine e colleghi di ogni forza e dipendenza si sta vedendo un sempre più deciso avvicinarsi del momento in cui cesserà l’odio sociale e l’antagonismo settario verso le Guardie Cittadine, sperando che la naturale conseguenza sia anche la fine del Mobbing di Stato ed il pieno riconoscimento anche istituzionale del nostro ruolo.

Impossibile, infine, con mio rammarico, non sottolineare come realtà e pagine ideologicamente e culturalmente più portate ad un pubblico giovane e/o di sinistra, – anche di destra in realtà, ma scivolando sull’estremismo più totale – pur nel riconoscere determinati momenti storici o sociali che non pensavano pertinenti le Guardie Cittadine, resistano ancora molto nel diffondere tali aspetti alle loro community.

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Pagine come “Thin Blue Line Italy”, “Puntato” ,ma anche esterne e tecniche quali “Cani Pastore” e perfino ironiche come “Forze dell’Ordine che Indicano” stanno dando sempre più spazio e riconoscimenti alle Guardie Cittadine aiutando sempre di più la difficile integrazione tra Guardie diverse e cittadini diversi. Cosa che purtroppo non si riscontra in altre realtà più ideologizzate.

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