Frequentare e scrivere su diverse pagine, almeno un paio con un bacino di oltre 120mila follower, mi permette ogni tanto di fare qualche gioco, sperimentando le reazioni delle persone in base a come una certa notizia viene presentata o riferita, se non semplicemente mostrata con un’immagine o qualche fotogramma.
E’ incredibile come la pubblicazione di un video relativo un ubriaco – soprattutto se nero, ma anche bianco, specificando che è comunque straniero – sia in grado di fare decine di commenti, centinaia di condivisioni, migliaia di reazioni.
E’ facile, bastano pochi secondi, basta vederlo mentre lancia una bottiglia a terra, si stende in mezzo una carreggiata o si strappa la maglietta in segno di sfida verso le Guardie intervenute.
Se le citate Guardie sono Cittadine, poi, ci avanza pure il commentino che sono impreparate, o che comunque “altre Guardie” lo avrebbero preso meglio (con una mossa di qualche arte marziale innominabile che viene insegnata in fantomatiche scuole a noi precluse, ovviamente) e in minor tempo.
Insomma, l’ubriaco è il peggior problema, l’ubriaco va diffuso, commentato, lapidato, espulso e bruciato. E le Guardie Cittadine vanno sminuite, analizzate, redarguite, ricondotte al loro posto: a ben vedere, un po’ come lo straniero tanto odiato.

Quando invece si deve leggere che un intero clan malavitoso – altrettanto nero, magari, ma giustamente nelle foto scattate in conferenza stampa si vedono gli agenti operanti e i funzionari, mica i sospetti – è stato stroncato, ecco che la cosa viene ignorata, pochi commenti, forse una dozzina di reazioni, una manciata di condivisioni. Dopotutto, leggere che come si è arrivati a un’operazione interforze sul territorio di più regioni implica scorrere oltre il titolo, implica ragionare sulle indagini, capire i collegamenti tra i vari capoversi quando ormai si è abituati a non guardare nemmeno l’occhiello.
Se poi nell’immagine è visibile la scritta “Municipale” meglio passare oltre direttamente senza passare neppure per il titolo: al massimo si parlerà di multe.
40 arresti. Per un clan mafioso. La ricostruzione del sistema di arruolamento e punizione degli affiliati. Il loro codice di comportamento. Spaccio, sfruttamento della prostituzione, associazione a delinquere di tipo mafioso, omicidi.
Ma non lo sapranno mai, perchè non vanno oltre l’immagine. E non lo approfondiranno mai, perchè non ci sarà alcun video con un nero che lancia una bottiglia a terra a dare soddisfazione al loro bisogno di vedere un immigrato che “delinque”. Gli atti di indagine, si sa, di immagini ne hanno poche, e comunque rimangono nei faldoni.
Poco interessanti.

Gli stessi commentatori che, magari elargitori di patriottici cuoricini e struggenti caricature di cagnetti in lacrime ad ogni video raffigurante una parata o la foto di un caduto in servizio – ma poi, vi interessa sapere come, perchè e in quale contesto è caduto o vi basta mostrarvi nel gregge dei dispiaciuti? – attaccano, detestano, insultano le Forze di Polizia perchè colpevoli dell’orribile, pianificato e sospirato omicidio di un cane.
E gli stessi, non dimentichiamolo, che sotto al citato ubriaco in apertura sentenziano “sparatelo”,”schiacciatelo”,”uccidetelo”,”alla testa”,”manganello”,”a casa sua”, “usate la pistola”, “Perchè al cane sparate e a lui no?”.
Io rabbrividisco al numero di potenziali assassini che ritengono che basti che uno ‘delinqua’ perché si meriti una pistolettata in faccia o magari di essere sfigurato a manganellate. Ammazzare chi è fuori della società lo trovate un ottimo modo di risolvere un fastidioso problema. Davvero non sembra esserci bisogno di poliziotti, ma di bravi manzoniani, che piacciono tanto finché la pistola la puntano su altri a comando. Ogni tanto mi chiedo se vale la pena portare la divisa per un paese con gente di questa risma: poi mi ricordo che a chiunque ho prestato soccorso non ho mai pensato di chiedere idee politiche, sociali, reddito, cittadinanza e titolo di studio. Mi basta che abbiano bisogno di aiuto. E nemmeno ho mai chiesto l’origine etnica, lo status sociale o la fazione politica a coloro contro cui ho dovuto usare i tipici poteri repressivi di cui ho deciso di essere investito nel momento in cui sono passato dalla Croce Rossa alla Polizia Locale.
Ho conosciuto persone che hanno dovuto sparare, colpire e uccidere. Non mi risulta si siano mai vantate di averlo fatto. Nessuno che ha ammazzato si è mai vantato di averlo fatto. E nemmeno ne parla volentieri. Chi parla di togliere vite con tanta semplicità probabilmente una pistola l’ha vista alla TV e il contrasto più violento lo affronta in riunione di condominio.
Il cane, per inciso, ha fatto milioni di visualizzazioni, centinaia di migliaia di condivisioni, migliaia di reazioni, svariate centinaia di commenti.
L’orso, ultimamente, pare invece un argomento da “buonisti radical chic”. Forse non è un animale abbastanza ariano per la massa. Forse, in fondo, l’orso può “correre a casa sua“.

Cosa siamo diventati?