E’ stata approvata al Consiglio dei Ministri la Legge Delega al Governo per il riordino delle Guardie Cittadine. Uno schema di legge presentato dal Ministero dell’Interno che cancella le famose 7 proposte in commissione, 7 vaganti, compresa quella girata nei giorni scorsi e da me analizzata in un precedente articolo che possiamo prendere come un esercizio di stile ed analisi dell’unica legge che dimostrava di aver capito le nostre esigenze.
TESTO DELLA LEGGE DELEGA (grazie ad ASAPS)
Un colpo di spugna con cui il Ministero dell’Interno, dove non mi risulta abbiamo mai avuto grandi ammiratori o alleati, delega il Governo a dettare una nuova legge di riordino delle nostre funzioni e del nostro ordinamento. Cosa vuol dire? che, secondo le linee guida espresse in quel documento – ed è questo il problema – entro 12 mesi il Governo dovrà redarre un testo che poi andrà discusso alle Camere e quindi approvato.
L’unico lato positivo è che quindi almeno fino al 2021 siamo tranquilli che resteremo pari pari ad ora, con la discreta possibilità che questo Governo caschi ben prima di mettere mano alla faccenda, per ben altri motivi, e che quindi tutto si rivolva in un ennesimo “nulla di fatto”.
Anticipo che questo testo mi ha personalmente più mortificato che deluso, poiché non solo in esso non vedo nessun tipo di miglioramento o di riconoscimento per l’impegno e la dignità delle Guardie Cittadine, ma addirittura vi riconosco una chiara dichiarazione di intenti nel ribadire, fin dalle primissime righe, la classificazione delle Forze Nazionali rispetto quelle Locali in una sorta di serie A, di una evidente sussidiarietà sociale, di un manifesto di superiorità statuito con la linea “Ferma restando la distinzione tra le funzioni di polizia locale e quelle svolte dalle Forze di polizia ai sensi della legge 1° aprile 1981, n. 121″. Notare dove hanno messo le maiuscole.
La pietra tombale di chi credeva che, al pari delle Polizie Locali europee, le Guardie Cittadine italiane meritassero e dovessero avere la parificazione a quelle Statali. Un ruggito di sollievo della folla, dei sindaci, dei giornalisti, dei burocrati ministeriali, dei politicanti locali e non che potranno continuare ad urlare “i vigili sono i vigili”.
Una frustata.
Una frustata che diventa flagellazione nel prosieguo del documento poiché più lo si legge più si capisce che non solo si è di fronte una surroga della attuale legge 65, di cui mantiene le limitazioni alle qualifiche, al territorio, la dipendenza dal sindaco anche per la dotazione di strumenti di autotutela, ma addirittura un suo peggioramento in quanto vengono statuite le attuali condizioni contrattuali, ben peggiori di quelle esistenti nel 1986, anno di promulgazione della normativa in vigore. Vengono così confermati non solo il contratto di tipo privatistico, la contrattazione decentrata, il comandante a tempo determinato, ma anche la neutralità finanziaria rispetto anche il riconoscimento delle tutele e delle agevolazioni pensionistiche pari alle Forze di Polizia ad ordinamento civile.
Che vuol dire? Che da un lato un paio di punti della Legge Delega ci riconoscono effettivamente le stesse prerogative assistenziali delle Forze nazionali, dall’altro però viene specificato che lo stato centrale “previsti non devono derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica”, tradotto: le coperture economiche dovrà trovarle l’ente locale.
Ho chiesto al collega David Minguzzi, della Polizia Locale di Lugo di Romagna, che già ha scritto qualche bell’intervento di approfondimento giuridico per A me le Guardie, di riassumere il contenuto della Legge Delega in poche righe: l’ho fatto perchè non volevo essere accusato di avere paraocchi od altro, e perchè ho voluto provare a farmi convincere di sbagliarmi, a farmi convincere che ci sono aspetti positivi in quello che definisco un calderone umiliante:
Eccoci qui.
La Legge Delega, la quale dovrà essere approvata dal parlamento e, in seguito a ciò poi dovrà essere emesso un Dlgs da parte del Ministro dell’Interno sulle spcifche, definisce in linea generale quali materie dovranno essere modificate. E’ lecito presumere che la nuova normativa la vedremo in essere fra qualche annetto….. eppur intanto qualcosa si muove.
In sintesi:
1. No inserimento legge 121/1981, perciò qui esulterà chi non voleva andare a fare OP e sarà un po’ abbacchiato che invece avrebbe voluto.
2. Qualifiche PG, PS ecc tutte confermate “pare” più o meno come ora, forse qualcosa di più potrebbe esser concesso a livello nazionale nei termini di flagranza di reato e probabilmente verranno estese h24 comunque nel limite territoriale.
3. Comparto contrattuale rimane il medesimo MA la rappresentatività cambierà e la contrattazione decentrata a livello locale sarà a parte rispetto gli altri dipendenti locali e
anche le organizzazioni sindacali che tratteranno saranno quelle del comparto specifico.
4. Armi, strumenti di difesa….. nulla è certo e chiaro, sicuramente verranno inserite ma non si capisce in che termini.
5. Accesso al ruolo e carriera con probabilmente inserimento di concorsi interni
6. Comandanti solo a tempo determinato
7. Pensioni, come le Forze di Polizia civili
8. Creazione classe di rischio
9. Tutela per famigliari se vittime del dovere
10. Assistenza legale obbligatoria a carico ente locali
11. Divise rimangono differenziate a livello regionale come da 117 cost.
12. Ingresso nel NUE 112
13. Accesso al CED/SDI concesso MA non chiaro in che termini.
Nella pratica possiamo affermare che cambierà molto sotto il profilo di assistenza, tutele legali e finanziarie che saranno parificate a quelle delle altre Forze di Polizia….. ma chi sperava nell’inserimento del contratto pubblicistico e 121/81 e nell’istituzione della sesta Forza di Polizia rimarrà deluso.
Non andrò a commentare alcune frecciatine presenti nel suo testo: ho promesso di pubblicarlo come mi è stato inviato. Ci saranno altre occasioni. Tuttavia mi permetto di giudicare estremamente ottimistica la visione del collega, in particolare quando si illude di utopistiche estensioni delle qualifiche.
La verità è che alle Guardie Cittadine non serviva una riscrittura della legge 65, così come non serviva per forza la legge 121.
Tuttavia serviva un contratto di diritto pubblico, perchè una Polizia con contrattazione privata e legata ad obiettivi ed incentivi è un’aberrazione sociale oltre che un pericolo.
Serviva il riconoscimento indipendente dal bilancio locale delle tutele spettanti ad appartenenti ad un Corpo di Polizia, sia in materia assistenziale che previdenziale.
Servivano formazione, dotazioni ed organizzazione standard per tutto il paese, senza dare nelle mani dei sindaci e dei consigli comunali la nostra sicurezza professionale e la nostra retribuzione accessoria.
Serviva l’obbligo della copertura territoriale nelle 24 ore, la chiara ed inequivocabile possibilità di procedere senza limiti territoriali ad indagini iniziate nel proprio territorio di competenza, il riconoscimento dello status quando costretti ad agire fuori servizio, la dotazione obbligatoria di arma e la sua detenzione senza ridicoli paletti che limitano prima di tutto la libertà personale di fare quel che più gli pare e piace all’operatore una volta smontato dal servizio senza l’incubo di una denuncia se impossibilitato a passare a casa a mollare un pezzo di ferro su cui ha più limitazioni di un qualsiasi privato dotato di porto d’armi da difesa.
Serviva una RIFORMA che è stata fatta diventare una RISCRITTURA di qualcosa che già c’è e che ogni giorno mostra la sua inadeguatezza a darci la dignità non che ci spetta, ma che ci deve essere riconosciuta in quanto lavoratori ed appartenenti ad una organizzazione con funzioni di polizia.
L’unica cosa certa è che questa Legge Delega, se approvata, cancellerà con un colpo di spugna tutte le precedenti discussioni – compresa quella delle in Commissione Affari Costituzionali – e darà dei paletti ben precisi oltre i quali non si potrà andare nella stesura di una legge, paletti, beninteso, in molti casi peggiorativi rispetto le previsioni di diverse proposte attualmente esistenti. Una vittoria di ANCI, del Ministero dell’Interno e delle tante componenti sindacali cui serviamo rispettivamente come servi sciocchi del politico di turno, scaricabarile di tutte quelle incombenze che rendono antipatica una polizia senza riconoscerci di essere tale ed infine bacino illimitato di tessere nell’elemosinare condizioni di lavoro più soddisfacenti ad una maggioranza formata da dipendenti amministrativi che con noi c’entrano come il grana sul pesce.
Il tutto mentre la Polizia Locale continua a morire della stessa morte di tutte le polizie nazionali: di oggi, tragica coincidenza, la notizia del decesso del collega Domenico Musso del Comando di Rivera (Agrigento), mai ripresosi dalle lesioni dovute ad un incidente stradale avvenuto in servizio – prima causa di morte tra operatori di polizia – lo scorso aprile.

Speriamo che l’ennesima morte sul lavoro di “forse” dell’ordine possa aprire gli occhi anche a chi continua a mettere paletti non solo al nostro sviluppo professionale, ma anche e soprattutto alla nostra formazione, alla nostra tutela ed a quella delle nostre famiglie in caso di eventi drammatici come questo, che cambierà in base al bilancio di questa o quella regione.
Aspetteremo gli anni necessari alla trasformazione di questa “Legge delega” in un Decreto approvato ed effettivo, ben consci che questo governo potrebbe cadere ben prima di redigerlo, e che i contenuti saranno, per forza di cose, ben diversi da quelli auspicati anche dal Consiglio Europeo, più volte intervenuto sul merito della contrattazione delle Polizie.
Seguirò fortemente la lotta sindacale di questo periodo, che dovrà essere più forte e, per una volta, compatta che mai.