Torniamo nel presente con la Storia di Guardie, in particolare, torniamo su strada, sulle piazze, tra la gente nella movida serale di una grande città del meridione. Ci sono le Guardie Cittadine, come sempre, come ovunque, ed è proprio davanti a loro che una persona perde il controllo ed inizia ad inveire contro la folla agitando una bottiglia rotta. Mancano gli strumenti, mancano gli equipaggiamenti, la pistola è inutilizzabile a fronte del rischio di attingere qualche astante, servono rinforzi, e servono subito.
L’evoluzione dell’intervento direttamente dalle parole di chi lo ha vissuto.

Arriva la chiamata: colleghi in difficoltà, correte, sistemi attivi!
Immediatamente si va, si corre, perchè una manciata di secondi in questi casi può fare la differenza, si corre A PIEDI, perchè le auto scarseggiano, si raggiunge il punto e si vede un soggetto extracomunitario che brandendo una bottiglia rotta minaccia TUTTI creando disordine e panico.
Avvicinato il soggetto questi notando l’ arrivo dei rinforzi si da alla fuga, brandendo sempre la bottiglia rotta per farsi largo tra la folla, con una manovra si riesce a “chiuderlo” allora questi porta la bottiglia ai suoi polsi e si taglia le vene, e non contento sempre in corsa porta la bottiglia al collo e si ferisce ripetutamente anche lì, spruzzando sangue ovunque, in un disperato tentativo di sfuggire agli agenti che lo avevano accerchiato, sapendo benissimo che grondare sangue è un ottimo espediente per non farsi abbrancare, ma non questa volta, oggi abbiamo deciso di rischiare di contrarre e DI PORTARCI A CASA dai nostri cari, chissà quale malattia per 1400 euro al mese!

Riusciamo a controllare il soggetto e portarlo a terra e A MANI NUDE a levargli i vetri che stringe tra le mani, ma ora non è più’ un inseguimento, non è più’ un fermo, ora dobbiamo salvargli la vita, quindi si chiama il 118, si cerca di controllare la fuoriuscita del sangue e nel frattempo, le persone la cui incolumità hai cercato di proteggere fino a quel momento, girano filmini sul tuo operato, attendendo con ansia un tuo errore da poter sbandierare sul web o in qualche TG, per avere qualche secondo di popolarità, ma oggi neanche questo succede, con un pò di esperienza e sangue freddo, l’ errore non arriva, PECCATO, oggi nessuna Guardia verrà messo in croce!
L’ ambulanza arriva,in un tempo che è sembrato infinito, il soggetto è salvo. E’ finita! poi ci aspetteranno gli atti. NESSUN APPLAUSO, NESSUN GRAZIE, NESSUN BRAVI, NESSUN ELOGIO! (nessuna carriera usurante per noi, nessuna agevolazione, nessuna gratificazione) Anzi anche qualche critica perchè si poteva fare diversamente da parte del “tuttologo” di turno. Resta solo la consapevolezza nello sguardo del tuo collega di quello che si è fatto e per chi lo si è fatto e la consapevolezza che poteva andare molto peggio, ma anche questa volta ce la “siamo cavata”.
Anche oggi la pelle è salva DOMANI…? Chissà!
“Cos’ hai? ti vedo strano? ma a che stai pensando? Ma stai sempre nervoso?” Sono le “domande” che piu’ spesso vengono rivolte a noi operatori di Polizia, un pò da tutti ma purtroppo troppo spesso dai nostri cari. Con questo episodio ho provato a spiegarvi cosa “abbiamo” noi TUTTI. Quindi, la prossima volta che incontrate una Guardia, se potete, prima di dire idiozie ripensate a questo post e perdonateci se alle volte non vi sembriamo un raggio di Sole.

E’ una storia che mi è molto piaciuta. Non solo per il legittimo sfogo del collega, non solo per far capire e vedere a tutti cosa vive quotidianamente una Guardia Cittadina, ma soprattutto per sottolineare come da un momento all’altro colui che era un pericolo da affrontare può diventare un ferito da salvare. E non possiamo pensare a quello che avrebbe potuto farci, a quello che potrebbe succedere se ammalato e disgraziatamente ci contagiasse col suo sangue: le Guardie hanno il dovere di proteggere, fermare e se necessario salvare anche chi fino a pochi stanti prima minacciava la cittadinanza e loro.
E’ facile scrivere “sparatelo”-“ammazzatelo”-“deve morire” ed altre amenità piene di rancore e cattiveria: il nostro lavoro è diverso e, mentre tanti scrivono parole di odio sui gruppi virtuali, noi facciamo quello che dobbiamo nella realtà, sulla strada, sulle nostre città, paesi, campagne e litorali.
Quanto hai ragione….
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