“Era nata nel 1969 e ad inizio anno ’94 ha preso servizio nella polizia municipale di Venezia. È lì che ci siamo conosciute. Silvia spesso veniva al lavoro in moto, una Honda Dominator 650 di colore bianco. Io non avevo ancora la patente della moto anche se mi sarebbe sempre piaciuto e, siccome ci attirava la modalità operativa del reparto motorizzato, mi sono iscritta per la patente A.”
13 Settembre 1998, una data lontana, certo, ma non tanto da permettere di dimenticarsi di quanto accaduto a Venezia. Due moto della Polizia Locale in emergenza, con sirena e lampeggianti attivi, attraversano il Ponte della Libertà per raggiungere la vittima di un grave incidente stradale. Uno dei due motociclisti è Silvia Meggiolaro, 29 anni, prima donna del Reparto Motorizzato di Venezia, una centaura esperta, appassionata delle due ruote anche nella vita privata. La caduta è stata improvvisa, da un istante all’altro la BMW è scivolata a terra e ha trascinato la collega per alcuni metri prima di lasciarla esanime a terra.
“Appena presa anche io l’abilitazione abbiamo inoltrato la richiesta per essere assegnate al Motorizzato. Purtroppo l’allora ispettore pose il suo veto affermando che finché c’era lui il Reparto sarebbe stato di soli uomini. ….. Tempo 6 mesi e se ne andò in pensione, e poco dopo diventammo le prime due donne motocicliste della Polizia Municipale di Venezia.”

A soccorrerla per primo il suo compagno di pattuglia, seguito a ruota dal fidanzato, anch’esso in servizio al reparto Motorizzato della Polizia Locale ed inviato in supporto allo stesso incidente verso il quale era stata già mandata la pattuglia di Silvia. Ricoverata per fratture multiple, la collega è morta in ospedale poche ore dopo.
“Nel 95 è iniziata l’avventura al reparto motorizzato con le guzzi v75. Non esagero se ti dico che in moto non sfigurava a fianco dei colleghi in bravura, anzi.”
Il nome di Silvia Meggiolaro non figura in alcuna lista dei caduti, in nessun sito di riferimento, nella mostra dedicata ai nostri caduti voluta dal sindacato CSA, tra i nomi ricordati nelle pagine interforze dedicate alle vittime del servizio. Silvia è una vittima svanita nella nebbia della laguna di Venezia, dimenticata dal Comune, dalla Regione, dallo Stato, ma non dai suoi colleghi del Reparto Motorizzato che, contattati da A me le Guardie per avere spiegazioni riguardo una riga su un libro dedicato al Corpo della Polizia di Venezia che parlava di una vittima di servizio, hanno raccontato la sua triste storia, tirato fuori gli articoli dell’epoca, mostrato la targa in suo ricordo e la medaglia alla memoria dedicatale dal SulPm alla 4th edizione del Convegno Nazionale.
Lei passa dal Dominator al Transalp 600 e al lavoro arrivano le BMW K75: la moto con cui avrà l’incidente: all’epoca il nostro abbigliamento consisteva in un casco jet, camicia di cotone a maniche corte, pantaloni in fresco di lana e stivali.

Non sappiamo perché si sia perso il ricordo del suo sacrificio, perché sia stata cancellata dalla memoria della categoria la morta di una Poliziotta Locale di 29 anni, caduta nell’adempimento del proprio dovere in un periodo non poi così lontano da essere considerato ormai passato remoto.
Silvia era una ragazza della quale era difficile non innamorarsi, sia per i maschietti perché era bella :bionda, riccia, occhi azzurri, sia per le colleghe perché simpatica, di compagnia e preparata.
Sappiamo però che questo 8 marzo A me le Guardie lo dedica a Lei, perché sia ricordata, al pari di tutte le colleghe che hanno perso la vita, perché sia celebrata come merita, perché la memoria della sua perdita non svanisca.
Chi era del reparto motorizzato ha ben impresso nelle memoria quel 13 settembre del 98: era domenica e tutti eravamo in riposo sospeso perché Umberto Bossi veniva a Venezia per versare in laguna l’acqua del Pò. Erano da poco passate le 9 del mattino quando la pattuglia di Silvia e del collega viene inviata sul Ponte della Libertà per scorrere un motociclista in panne la cui moto aveva preso fuoco.
E quando i nuovi assunti si lamenteranno del servizio, delle mancanze contrattuali, della scorza dura dei loro sovrintendenti anziani, dei turni e delle mille problematiche del nostro lavoro bisognerà rispondere loro di ricordarsi di una ragazza di 29 anni, una Guardia Cittadina come loro, che, in sella ad una moto, attraversava un ponte per raggiungere e soccorrere una persona in difficoltà e che per questa persona e questa nostra divisa ha perso la vita andando ad unirsi alle decine di nomi che fanno grande la storia e la missione delle Guardie Cittadine.
Mentre percorrevano il Ponte in direzione di Venezia, all’altezza di un varco nel guard- rail succede l’imprevisto e Silvia si ritrova a terra. Mentre la moto scivola sul fianco riportando danni limitati, purtroppo Silvia sbatte contro la struttura in metallo.
Circa dieci anni dopo il fatto è stata inoltrata richiesta per l’inserimento del nome di Silvia nell’elenco delle vittime del dovere. L’esito è stato negativo in quanto la commissione ritenne che l’accaduto fosse dovuto ad un “incidente stradale”. Su questa decisione e i pensieri a cui porta – soprattutto a proposito della considerazione verso la nostra divisa – preferiamo evitare ogni commento.
Sul posto arriva anche la pattuglia con il suo ragazzo. Silvia viene portata al pronto soccorso…Il nostro ispettore è il primo a darci l’informazione che :”Silvia c’è la farà, avrà bisogno di molta riabilitazione ma ce la farà”.
Il nostro mondo, che fino a quel momento aveva trattenuto il fiato, tornava a respirare. Volevamo stare tutti al pronto soccorso ma dovevamo anche garantire il servizio, così l’ispettore ci ha chiesto di tornare alle nostre postazioni.

All’una, via radio, l’ispettore ci ha detto che :”Silvia non ce l’ha fatta”.
Dolore, incredulità, disorientamento…… Se penso che poche ore prima, ad inizio turno, abbiamo giocato con una piccola jeep a retrocarica…… e ora la mia collega non c’era più. La nostra collega…….
Dovremo dirlo a tutti: ricordatevi di Silvia Meggiolaro.
A me le Guardie ringrazia la collega che ha voluto condividere con noi il doloroso ricordo di quei momenti.