Una locandina pubblicata da La Nazione ha scatenato le nostre ire, sfociate in un post sulla pagina facebook del blog dove non ho assolutamente lesinato i termini con cui sono solito dipingere coloro che, magari indossando la divisa della nostra categoria, fanno di tutto per screditarla agli occhi di media e società, forse pensando che la loro assurda visione di un corpo di gabellieri comunali e riscuotitori di tasse coatte possa mai non solo diventare simpatico alla popolazione, ma anche parificato a chi pensa ed agisce come poliziotto, indipendentemente dal nome del corpo sotto cui lo fa.
Dopo anni che A me le Guardie lotta in tutti i modi, analizzando la nostra storia, il nostro presente, le nostre attività per far capire che non deve e non può esistere una suddivisione in serie A e B, una Guardia di primaria o secondaria importanza, un poliziotto che di fronte uno spaccio si occupa delle auto in doppia file e che ad un controllo veicolare si limita ad assicurarsi che siano state pagate assicurazione e revisione fregandosene della regolarità del conducente, dopo anni, in sostanza, che si va dicendo che non è concepibile una figura di polizia il cui unico scopo sia quello di sanzionare le mancanze della gente per bene demandando ad altri l’incarico di guardare i criminali, cosa potevo dire dell’ennesimo articolo che blatera di “competenze primarie”, “attività istituzionali” e ovviamente piange la campana a morto sulle “tutele” e la “formazione” – quella cosa che se non ti interessa è difficile darti, per essere chiari – e che peraltro lo fa pubblicando una locandina di questo genere?!

Cosa può e deve pensare la gente che legge questa locandina?! COSA?! Ma che razza di messaggio pensato di portare con questi deliranti titoli ad effetto? Ma lo capite che sono falsi ed offensivi? Poi magari nell’articolo parlate pure di problemi reali, quali i mezzi, le indennità, le dotazioni, ma vi rendete conto di cosa avete lasciato scrivere nei titoli? La gravità delle parole e dei concetti espressi in un momento delicatissimo in cui la categoria sta sputando sangue per fare il salto di qualità, anche contrattuale, che ci spetta? Premesso che nel testo dell’articolo sottostante questa mostruosità c’è una palese e vergognosa accusa di “impreparazione” a tutti i colleghi che si occupano di cose diverse da quelle ritenute dall’estensore di cotanto annuncio “le nostre competenze specifiche”, quelle, per capirci, cui abbiamo dedicato il famoso articolo sulla nostra storia, ci rendiamo conto di quanti gravi siano queste affermazioni, peraltro spacciate come rappresentative dell’intera categoria e non di un sindacato che, grazie al Cielo, ci è stato confermato da interni al Corpo “contare come il due di picche”?!
Ed ecco il secondo, vero, problema: chi ha pubblicato certe esternazioni sostenute in un certo modo, lo ha fatto senza andare a sentire cosa ne pensavano sigle diverse da quelle che hanno mandato cotanta porcheria, dando quindi ad intendere che il contenuto del comunicato rappresenti seriamente le idee di tutte le Guardie Cittadine, di Firenze e non. Ci spiace che la pagina storica dei colleghi fiorentini abbia rilanciato gli articoli dandovi pure una sorta di apprezzamento: un colpo basso che da una comunità che sentivamo vicina e che con la quale avevamo avuto bei trascorsi non ci si aspettava.
Davvero volete essere “quelli che fanno le multe a chi non mette il prezzo” ignorando magari che il commesso dietro è in nero? Non vi rendete conto che proprio per codice della strada e sicurezza urbana – che ci compete per legge chiarissima oltre che per evidente consuetudine – passano droga -pensate al tizio fermato a Venezia con l’auto carica di droga- armi – sequestrate in toscana – pedofili – nel mio primo comando di servizio l’arresto del padre che violentava la figlia 12enne è partito da un senso vietato-immigrazione – il caso di cui sopra- e che anche su commercio si va a colpire immigrazione e sfruttamento, che edilizia significa antimafia, che la sicurezza urbana significa baby gang, tutela donne e minori – vedasi Milano di recente- e antidroga – sempre Venezia, ma anche Bologna e mille altri – e voi davvero date a capire che di fronte qualsiasi di queste cose vorreste fare un passo indietro? Che oltre la cintura, l’incidente – magari senza feriti o lievi – la cacca del cane, il prezzo non segnato, l’orario di chiusura e l’erba potata fuori orario non vorreste andare e passereste l’intervento ad altri? Ma non vi pare meschina, vigliacca ed anche imbarazzante come prospettiva? Volete che noi si sia la polizia di tutto ciò che è colpire il cittadino e lasciare ad altri essere la polizia di ciò che protegge? Vi faccio una domanda provocatoria: preferireste essere un professore severo, ma riconosciuto e competente, o un primo della classe saccente ed odioso? Perchè la vostra idea di polizia locale è il primo della classe borioso, non l’insegnante corretto e capace

Fortunatamente mi sono giunti diversi commenti favorevoli e perfino ringraziamenti di colleghi, anche fiorentini, per aver usato forti e definitivi toni di condanna contro le parole ed i concetti espressi. Per non pochi si è trattato di vere offese e pertanto è stato apprezzato il non usare mezzi termini o cortesie a chi si era permesso un così forte attacco non solo a molti di noi, ma anche allo stesso concetto di Polizia Locale. Lo ripetiamo: se chi ha redatto il comunicato avesse avuto la decenza di sottolineare di parlare per i propri iscritti e di rifiutare tutto ciò che le Guardie Cittadine sono sempre state – non dalla legge 65/1986, da sempre – chiedendo magari di venire riformati in una sorta di ufficio sanzionatorio con addetti privi di qualifiche di polizia e con la sola possibilità operativa di sanzionare veicoli in divieto e poco altro, il tutto senza più una divisa e col solo equipaggiamento di una paletta bicolore – non più del segno distintivo di cui al Codice della Strada – per i momenti di attraversamento bambini, pur non rispettando la posizione e considerandola delirante, avremmo evitato certi toni e certe parole, semplicemente prendendo atto dell’esistenza di “non colleghi” con una idea tutta loro del nostro lavoro.
Il problema è uscito nel momento in cui, alla battuta di dover passare da categoria C a B per via della semplicità di queste competenze residue, non pochi mi sono saltati addosso: insomma, il problema è sempre lo stesso, in realtà di tutele, rischi e compagnia gliene frega zero, quel che conta sono i soldini, e l’unico motivo per cui tengono questa divisa che infangano pubblicamente è per quelle indennità che implica rispetto il normale dipendente comunale. La loro quadratura del cerchio sarebbe avere quelle che chiamano “competenze primarie” e venire inquadrati con contratto e tutele delle Forze di Polizia: sapendo che è impossibile, si crogiolano nella attuale situazione ibrida e ci galleggiano alla grande, sapendo di tornare sempre a galla.

Spiace, infine, che pare che in sede concorsuale diversi aspiranti si siano detti d’accordo con le posizioni espresse: senza alcuna finta, a chi pensa di venire a passeggiare col fischietto, compilare bollettari di sosta e redarguire col ditino alzato la signora col pincher senza guinzaglio, salvo poi far finta di non vedere il pit bull aggressivo, il venditore molesto, l’ubriaco attaccabrighe e lo spacciatore, cambiate aspirazioni. Fate altro. L’errore non è nostro, ma vostro. Per chi vi spinge a queste idee hanno creato quota 100, per voi resta il reddito di cittadinanza, che vi proporrà alternative a ripetizione, perchè, credetemi, le Guardie Cittadine, la mia adorata e magnifica divisa, non sono e non sarà mai quello che volete. Quello che desiderate, lo sceriffo di Nottingham, è solo un personaggio romanzato, un pallone pieno di aria, un’immagine sociale sbagliata, vergognosa ed imbarazzante.