Prima di andare a parlare di Riforma o di qualsivoglia soluzione alla annosa questione della situazione professionale delle Guardie Cittadine vorrei precisare un aspetto che personalmente trovo imprescindibile: vanno distinte le QUALIFICHE di Polizia Giudiziaria e di Pubblica Sicurezza dalle relative funzioni. Ovvero le qualifiche, per quanto tali, non possono essere soggette a limitazioni (tra l’altro è un orientamento giurisprudenziale abbastanza consolidato) ben diversamente dalle FUNZIONI che possono essere locali.
Avere le funzioni di PG e PS nel territorio di competenza significa perseguire illeciti ed effettuare attività di indagine nel territorio ove si svolgono tali funzioni (quindi nel comune, consorzio, città metropolitana eccetera) ma avere la qualifica vuol dire che in flagranza di illecito o di necessità si deve essere considerati agenti OVUNQUE. Si pensi al collega in treno che riceve la chiamata di aiuto del controllore, o al collega che assistesse le vittime di un incidente stradale o intervenisse su un’aggressione. O, come successo proprio stasera, se una pattuglia in transito fuori territorio – di ritorno da tso – si trova di fronte un’aggressione ed intervenisse, davvero vogliamo accettare che si venga “presi a sommarie” da qualcuno invece di essere noi a mandargli una annotazione di PG su quanto avvenuto, stante che l’intervento lo portano comunque a termine i colleghi del posto?!
Non deve e non può esistere un “poliziotto ad intermittenza” che dopo 6 ore trasformato in carrozza torna ad essere una zucca appena stimbrato il cartellino e questo non è , come sostiene qualcuno, una mera paranoia o un volersi affiancare alle forze statali, ma una giusta e doverosa pretesa di dignità professionale che fino a che non sarà esaudita vedrà sempre la Polizia Locale come un qualcosa di menoimportante, meno competente, meno rispettabile delle Forze Statuali, le prime, tra l’altro, a volere che questo sconcio rimanga tale.
A livello professionale, invece, è vitale che il Sindaco abbia sulle sue Guardie Cittadine un controllo meramente amministrativo e di indirizzo, e non , invece, la possibilità di inserire in ruoli di comando figure precarie e ricattabili, trasformando di fatto la Polizia Locale in una banda di scagnozzi asserviti alla politica di turno, ed è essenziale che gli equipaggiamenti e la formazione, trattandosi di personale con il medesimo profilo e qualifiche, siano uniformati ed imposti a livello nazionale, senza dare al Consiglio Comunale piuttosto che ad altri la possibilità di stabilire dall’alto delle loro convinzioni ideologiche o conoscenze parziali cosa sia meglio o peggio per l’operato degli agenti.
Fermo restando quanto detto sopra, importante non meno di un eventuale ingresso nella legge 121/81 o della creazione di un comparto a noi dedicato e ad essa affine, negli ultimi giorni si è mosso qualcosa. Innanzitutto diverse delegazioni di sindacati ed associazioni delle Guardie Cittadine, e perfino una guardia che da sola, in totale autonomia, ha avanzato richiesta di audizione, sono stati ricevuti nuovamente al Consiglio Europeo ed hanno portato avanti le rivendicazioni di categoria. CSA e SULPL, unitamente alla APL di Ivano Leo, hanno più volte indicato i nostri problemi, sottolineando come la nostra riforma sia necessaria in quanto la situazione contrattuale, di stampo privatistico, in cui siamo inquadrati, è per definizione incompatibile con i nostri poteri pubblici.
Interessante è stato notare non solo l’interesse della commissione quanto quella dei delegati italiani presenti: esponenti di tre tra le maggiori forze del paese – Forza Italia, Movimento 5 Stelle e Partito Democratico – i delegati hanno accolto favorevolmente le richieste dei ricorrenti, felicitandosi per la fiducia data all’organo europeo e complimentandosi per la perseveranza nel portare avanti le mozioni, garantendo il loro appoggio in sede di partito per portare avanti le richieste di riforma: aspetto da ricordare bene se qualche esponente degli stessi partiti dovesse aprire bocca alle eventuali proposte.
Riguardo l’ultima petizione, datata 2017 ed inviata al Ministero dell’Interno auspicando in una veloce equiparazione, è stato sottolineato dalla commissione come la risposta nel merito, prettamente tecnico giuridica, sia stata improntata a giustificare le discriminazioni nei nostri confronti piuttosto che a tentare di ridurle: anche questo va ricordato al fine di sapere a chi dare o meno le nostre spalle e la nostra fiducia. Per questo motivo una nuova raccomandazione verrà inviata e questa non al Ministero, ma bensì direttamente al Presidente del Consiglio, con un nuovo sollecito alla parificazione.
Un po’ per caso un po’ per tempistiche pochi giorni dopo la mozione europea dei colleghi è saltata fuori una nuova circolare che ha messo una pezza al casino creato dall’ultimo decreto sicurezza sul porto dell’arma fuori territorio durante il servizio, sostanzialmente sdoganandolo, e, contestualmente, le sigle sindacali e le associazioni già ascoltate ad ottobre sono state nuovamente contattate per discutere della nostra riforma sulla base di due diverse proposte, una del 2014 ed una del 2018, tra le quali scegliere quella ritenuta più idonea da portare in Parlamento.
Proposta Bordonali. (Lega Nord)
Proposta Lombardi (Movimento 5 Stelle)-.
Sono entrambe interessanti da leggere, soprattutto perché nessuna delle due prevede quanto ritenuto doveroso dal nostro primo paragrafo ed anzi entrambe prospettano una ancor più forte dipendenza dall’ente locale e dai suoi regolamenti, non contemplano l’inserimento nella legge 121 e solo una parla di contratto di diritto pubblico. Si parla di tutele e previdenza e di arma in tutto il territorio, certo, ma non di qualifiche e tanto meno formazione ed equipaggiamenti unificati. Addirittura si arriva a proporre che gli incidenti senza feriti vengano rilevati da soggetti privati. Qualcuno arriva a dire siano perfino peggiorative del’attuale legge 65, ed effettivamente in alcuni punti lasciano interdetti, noi sospendiamo il giudizio limitandoci a trovarle semplicemente inadatte alla nostra professionalità: proprio perché non basta dire che possiamo girare armati e che abbiamo accesso alle banche dati, l’intenzione sembra essere quella di voler far passare per “concessioni” cose che dovrebbero essere basilari e far così dimenticare quelle che sono le “rivendicazioni” reali.
Una terza proposta arriva invece direttamente da un gruppo di colleghi ed ufficiali e si prospetta come una versa e propria rivoluzione del sistema sicurezza con le Guardie Cittadine elevate al rango di protagonisti con tanto di comandi provinciali, gerarchie intercomunali, totale indipendenza dal Municipio. E’ bella, è completa, è interessante,ma, per citare un classico Disney: ne ho vedute tante da raccontar, giammai gli elefanti volar. E ci sono più possibilità che un elefante voli piuttosto che di veder realizzato un simile disegno: se ieri un Ministro incalza un sindaco dicendogli “te pensa alle scuole che alla sicurezza ci penso io” possiamo mai credere che lo stesso Ministro domani firmerà una proposta che impone che alle scuole devono andarci gli ausiliari e che divide la sicurezza equamente tra polizie locali e statali?
Fermo restando il bel sogno rappresentato da queste idee, direi che per il momento alla Polizia Locale serva avere una uniformità professionale cui riconoscersi, ed essa le può essere data da un contratto di natura pubblica, dalle medesime tutele pensionistiche e retributive delle forze di polizia, dall’accesso alle banche dati, da funzioni locali basate su qualifiche valide in tutto il paese, da equipaggiamento e formazioni standard, dalla copertura del territorio nelle 24 ore tramite unioni obbligatorie tra comandi.
Ed attenzione ad essere i primi ad umiliarci definendoci “la polizia di prossimità”: noi siamo una moderna polizia cittadina, a competenza generale – per questo dobbiamo aborrire la linea della proposta Bordonali che vorrebbe darci una connotazione “prioritariamente amministrativa” – con qualifiche piene di polizia giudiziaria, stradale e di sicurezza, ovviamente con le nostre sfere di intervento, che includono sicurezza stradale, contrasto alla microcriminalità diffusa, tutela delle donne e dei minori, esecuzione di aso e tso, contrasto al commercio abusivo, allo sfruttamento del lavoro nero, tutela del consumatore, presidio piazze e territorio: vogliamo davvero ridurre tutto questo alla parola “prossimità” o vogliamo pretendere che tutto questo sia riconosciuto ugualmente a tutto il resto come “POLIZIA”?
Dissento amico mio, tutte le proposte Sindacocentriche, sono merda! perché? Semplice la troppa vicinanza con la politica renderà noi omuncoli sotto ricatto. Il principio è semplice, ossia una PL al servizio del sindaco o comunità locali ma non dipendente da quest’ultimo. In principio il sindaco chiede, desidera, la PL, obbligatoriamente, assolve (purché nei principi di legalità). oltre 8000 comuni non possiamo avere 8000 Generali dirigenti strapagati, sa molto di esercito di Franceschiello, inefficiente e incompatibile con una moderna polizia locale. Ecco perché occorre, piattaforma minima, la regionalizzazione. Sogno? non credo, di questo principio si dibatteva sin prima della legge quadro 65, proprio in lombardia. Perché non proviamo a spingere questo sacrosanta richiesta?
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cavolo la terza via altro che fantascienza, bisognerebbe spingere tutti su questa proposta
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Tutti i discorsi ed i vari argomenti trattati giustamente ,lasciano il tempo che trovano fin quando continueranno a trattarci da impiegati comunali e non da Polizia . Il problema è che nonostante i sindacati di categoria e non solo , non riusciamo a far valere i nostri sacrosanti diritti che sono sotto gli occhi di tutti .La nostra è una categoria che è soggetta a svariati rischi per la salute, rischi documentati anche da organizzazioni scientifiche che purtroppo certificano che statisticamente un poliziotto locale vive mediamente otto anni in meno rispetto alle altre categorie di lavoratori. Ma potremmo non finirla più con il lungo elenco di problemi che abbiamo e le numerose incombenze. Poi c è una altra verità che ci rende deboli non abbiamo le stesse reazioni vedi Milano come hanno reagito alla introduzione del Badge e vedi la passività dei comandi di altre città soprattutto metropolitane alla introduzione di questo assurdo strumento per un organo di controllo. Poi c è da aggiungere,ma giusto per completare il quadro ,che sia il ministro Salvini che il ministro Di Maio ,in tempi non sospetti si erano impegnati,qualora al governo, a far valere i nostri diritti ma sembra che questo è un passato lontano e già dimenticato così non ci resta che aspettare cosi come già facciamo da anni.
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