“Noi siamo la scintilla. che appiccherà il fuoco, che brucerà il Primo Ordine” così sostiene Poe Dameron, pilota della Resistenza in Star Wars Episodio VIII, riferendosi ai pochi superstiti che dovranno vedersela con il potente Primo Ordine. “Rompe il vento la scintilla, indomabile” recita invece il ritornello di una canzone del gruppo bergamasco Folkstone, “Scintilla”, appunto. Da quasi un mese, ormai, la scintilla la vediamo bruciare a Milano. Una scintilla nata internamente alle Guardie Cittadine meneghine stufe di essere bistrattate e considerate alla stregua di impiegati comunali nonostante non solo le importantissime operazioni continuamente portate avanti, ma i massacranti turni straordinari cui quasi tutti si offrono volontari per poter portare avanti una metropoli cosmopolita come Milano. Il bubbone è scoppiato dopo la vergognosa idea della giunta di inserire la timbratura del badge per gli agenti– già ampiamente controllati dai loro ufficiali tanto che la Polizia Locale rappresenta il settore con meno assenze in tutto il comune – rendendo però così difficile al personale mantenere i ristretti tempi di azione richiesti dai cambi di servizio, dagli straordinari, dalle operazioni di polizia giudiziaria e differenziandoli dagli appartenenti ai nuclei operativi delle altre forze dell’ordine, che non fanno uso del badge.
La risposta è stata data attraverso diversi canali mediatici, in un tentativo, tipico di quello stalking sociale cui la Polizia Locale è sottoposta, di dipingere la protesta come una rivendicazione a tutela dei tanto odiati “furbetti del cartellino” e sottolineando come nel resto ‘del paese gli agenti municipali timbrano da decenni: in sostanza si voleva far passare per normale una cosa che rappresenta un profonda ingiustizia nei confronti della Polizia Locale, e per questo sono stati spesi fiumi di parole, sfociati in mari di insulti e livore sui social e fuori.
Ed è proprio a questo punto che i colleghi milanesi hanno dimostrato che il coraggio non è solo rischiare la vita sul lavoro ma è soprattutto andare contro una società che non sopporta tu lo faccia: comunicato dopo comunicato hanno rintuzzato ogni accusa, allargando le mozioni di protesta a tutti i fattori che discriminano la nostra condizione da quella di chi porta una divisa statale. Il contratto privatistico, la mancanza di unità, il diverso trattamento previdenziale, la pretesa di considerare i nostri compiti e di conseguenza noi una sorta di seconda serie rispetto le polizie statali, con un’orrida divisione in gironi delle attività e della dignità di operatori con medesime qualifiche e doveri di fronte la legge. Una protesta che si è allargata, portando la prefettura ad imporre i servizi in occasione dei giorni 7-8 dicembre e riconoscendo nel comunicato l’importanza della Polizia Locale nella tutela dell’ordine e della sicurezza pubblica. Una protesta che continua con gesti concreti e simbolici, come l’ultimo atto, forte quanto innocuo, di riconsegnare le armi in prefettura, sotto forma però di armi giocattolo.
La vera vittoria delle Guardie Cittadine milanesi è stata infatti quella di saper mantenere nella loro protesta la normale eccellenza dei servizi. Nonostante lo stato di agitazione e il blocco degli straordinari, infatti, le operazioni di Polizia Giudiziaria e tutela del decoro urbano sono continuate, così come i controlli ordinari e maxi servizi serali o di controllo dei parchi e della sicurezza stradale. Controlli ed operazioni che hanno portato ad alcuni successi come poche volte se ne erano visti, dapprima col sequestro di 67 kg di hashish a inizio mese dopo una perquisizione nell’hinterland, risultato ripetuto ed ampliato questo weekend con ben 380 kg scovati in un appartamento della periferia nord. Per tacere della protezione al sindaco – lo stesso contro cui stanno lottando – durante delle forte contestazioni e le varie operazioni in ambito commerciale e nella lotta alla prostituzione, oltre ovviamente gli ordinari servizi di viabilità e piantonamento obiettivi sensibili garantiti nonostante le proteste in corso.

Milano è la nostra scintilla. Una scintilla che ci sta mostrando dove e come bruciare senza lasciare il fianco a facili critiche o gogne mediatiche, che sta mantenendo serrata la lotta su strada come sui media e nelle sedi istituzionali. Una scintilla che si estenderà, speriamo, tanto nell’hinterland, vessato da croniche carenze di personale, servizi senza garanzie di sicurezza e turni spezzati e disomogenei da comune a comune, quanto al resto della Lombardia e dell’Italia fino a quando i piccoli interessi di paese non capiranno che solo riformando l’intera polizia locale si potranno risolvere i problemi di ogni comando, che alla fine sono pressoché sempre gli stessi e derivano dalla stessa matrice di una legge antiquata e del tutto avulsa dall’attuale situazione sociale e professionale.
Cosa aspettiamo, allora, a prendere tutti esempio da Milano? Cosa aspettiamo a prendere in coraggio a piene mani e lottare per il nostro destino, il nostro contratto, le nostre tutele, le nostre pensioni, in una parola, i nostri diritti pari e primari come quelli delle polizie nazionali?
Protestare, contestare, scioperare!
Ma senza smettere di servire&proteggere.