La Camera ha approvato, con lo strumento della fiducia – ovvero saltando la fase di analisi degli emendamenti e facendo votare il testo così come presentato – il Decreto Sicurezza che, a questo punto, diventerà legge dello Stato così come lo abbiamo visto. Al Senato il testo fu fatto passare con lo stesso metodo, il che significa, sostanzialmente, che tutto ciò in cui speravamo per le Guardie Cittadine non è presente. Rimane la vergognosa divisione tra Polizie Locali di comuni capoluogo e non, con i primi destinatari della possibilità di sperimentare il Taser – due a comune – e di accedere ad una versione ridotta del database SDI delle Forze di Polizia nazionali – limitatamente a provvedimenti e rintracci in atto sulla persona – rimane il giro di parole sul porto d’arma fuori territorio quando in servizio – che non fa che ripetere cose già stabilite da 31 anni – rimangono tutte le altre grottesche situazioni cui i poliziotti locali sono soggetti e cui da decenni chiedono soddisfazione.

A conti fatti, mentre qualcuno balla – una danza un po’ macabra se possiamo osare una battuta- per questi brillanti risultati e l’importanza ottenuta presso questo governo, dobbiamo ammettere che probabilmente la reintroduzione della Causa di Servizio con il decreto Minniti è stata una vittoria maggiore di avere uno SdI monco o la possibilità su delibera di consiglio comunale di avere ben due pattuglie con agente dotato di Taser. Per tacere del fatto che lo stesso Decreto Minniti prevedeva interconnessione tra centrali operative, accesso sdi senza limitazioni e formazione condivisa. Evidentemente a qualcuno tutto questo non era piaciuto e il nuovo Ministro si è fatto convincere ad altro. Dopo averci promesso mari e monti in campagna elettorale, peraltro.

Con la stessa onestà dobbiamo tuttavia ammettere che questo Decreto Salvini tocca in maniera molto limitata le polizie – diversamente da quello promulgato da Minniti – e va invece a colpire in modo molto forte il sistema immigrazione, apparendo quasi una legge “a misura di immigrato”, nel senso che i suoi effetti, più che andare a colpire “i criminali” sembrano indirizzati principalmente “ai criminali stranieri”. Per non dire agli stranieri e basta. Viene dato il potere ai Sindaci di limitare gli orari di apertura dei negozi etnici – per evitare aggregazione notturna dicono-, viene inserita la possibilità di arrestare gli accattoni molesti e sono inasprite le pene per i parcheggiatori abusivi, si aumentano le pene per le occupazioni abusive e si ampliano le possibilità coercitive del Daspo urbano, viene introdotto il braccialetto elettronico per controllare gli Stalker, si amplia la platea di reati che comportano la negazione o revoca della protezione internazionale: violenza sessuale, lesioni gravi, rapina, violenza a pubblico ufficiale, mutilazioni sessuali, furto aggravato, traffico di droga. Al Senato si era aggiunto il reato di furto in abitazione, anche non aggravato. Si da la possibilità di negare la cittadinanza a chi non dimostra di sapere a menadito l’italiano e di revocarla a chi si macchia di crimini particolarmente gravi.
Grandi cambiamenti riguardo il il permesso di soggiorno, abolendo quello per motivi umanitari e sostituendolo con `permessi speciali´ temporanei per motivi di salute di particolare gravità; calamità nel paese d’origine; atti di valore civile; vittime di tratta; violenza domestica; e grave sfruttamento. Raddoppia da 90 a 180 giorni la durata massima del trattenimento presso i Centri di Permanenza per il rimpatri e si introduce la possibilità di trattenere i migranti in attesa di espulsione in strutture di polizia e la possibilità di trattenere i richiedenti asilo negli hotspot.

Tutti messaggi politici su cui non vogliamo soffermarci ma che fanno capire la portata politica e sociale di questo provvedimento, evidentemente troppo importante per rischiare di carenarsi su questioni che riguardano i problemi di una categoria che, siamo sinceri, semplicemente non interessa a nessuno.
Cosa possiamo fare quindi noi Guardie Cittadine? Delle possibilità di lotta ne abbiamo parlato approfonditamente in un recente articolo, e, riassumendo, le possibilità sono essenzialmente 3:
1- Combattere con noi stessi, sopportare tutto questo mobbing statale, stalking mediatico e disinteresse politico. Migliorarci da soli e credere che il mondo possa cambiare. Perfino un mondo culturalmente basato sulle “competenze di serie A e B” e di conseguenza sulle polizie di prima e seconda categoria: “la polizia compie l’operazione antiterrorismo, i vigili dirigono il traffico” è il messaggio, ed in Italia la polizia – e basta- non vuole dirigere il traffico, fare multe e tante altre cose per cui serve la nostra esistenza, volta sostanzialmente a catalizzare l’odio per le attività che la polizia la fanno odiare. Possiamo tentare di affrontare questa realtà, specializzandoci, creando nuclei dedicati ad esprimere al meglio le nostre potenzialità ed attività, avere il coraggio di rispondere “no” quando chiamati a fare gli zerbini o gli schiavi che fanno vento ad altri. Questo fino che ci faranno la legge quadro nostra, con un nostro comparto indipendente e professionalizzante o finché non sarà scritto “Polizia” in qualsiasi divisa con compiti, appunto, di polizia. Senza differenziazioni di dipendenza o specialità.
2- Arrenderci. Accettarci come siamo. Farci una ragione della serie A e B, ora anche creata tra chi lavora in capoluoghi e chi non, adagiarci su una vita professionale deprimente, ma con lo stipendio sicuro, ed ignorando l’ironia, lo scherno, la squalificazione e l’odio cui siamo quotidianamente sottoposti. Possiamo pure iniziare a rispondere “impiegati” quando qualcuno ci chiede il mestiere e mettere “dipendenti comunali” come professione su carta di identità e social. Chi ne avrà il coraggio, e spero personalmente di averlo a breve, potrà gettare al vento lo stipendio sicuro e gli anni per farsi poliziotto in un corpo che di polizia accetta di avere solo parte del nome e cercarsi una soluzione diversa che gli dia più soddisfazioni sia all’interno che all’esterno dell’ambiente lavorativo.
3- Rinunciare alla nostra essenza di Guardie Cittadine, all’orgoglio della nostra storia, e lottare perchè la Polizia Locale venga abolita, sognando che ci venga data la possibilità di transitare nei corpi dello Stato.
Le ipotesi 1 e 3 sono, per come la vediamo al momento, fantascienza. In ogni caso, per ottenerle, bisogna iniziare a lottare, ma sul serio. Non post su facebook. Non indignazione social. Nemmeno lotte contenute ai singoli problemi del comune di servizio. Si deve bloccare questo paese. SI devono bloccare gli enti locali. Sciopero bianco, o sciopero delle multe, chiamatelo come vi pare. M;a va fatto qualcosa di forte. Aspettiamo che i nostri rappresentanti, andati in pompa magna e con tanto di gonfaloni e spille personalizzate all’incontro col Sottosegretario Sibilia, ci dicano cosa vogliamo diventare e come combattere per diventarlo.