Giurisprudenza · Polizia Locale

Quei minori non accompagnati “battezzati” dalle Guardie Cittadine

Quando si parla di migranti, l’immagine che balza alla mente di tutti sono i disperati che giungono a bordo di barconi più o meno malconci sui nostri porti. Al di là della propaganda politica e delle decisioni degli ultimi mesi, il destino di coloro che giungono in questo modo è abbastanza conosciuto: le persone vengono soccorse nell’immediato e fotosegnalate con i dati da loro dichiarati per poi essere smistate nei centri di accoglienza fino a quando non verrà vagliata la loro domanda di permesso di soggiorno o non saranno formalizzate eventuali accuse di immigrazione clandestina. Minori e donne incinte godono naturalmente di diritti particolari, volte a tutelare lo sviluppo del ragazzo o la nascita e la seguente vita dignitosa del figlio in grembo.

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Il logo di un reparto tutela minori Napoli).

Oltre ai migranti provenienti dal mare esiste una buona quantità di persone che giungono via terra, in particolare dal Pakistan ed in generale dall’area del sud est asiatico. Il loro viaggio inizia, come spesso accade, pagando qualche trafficante di uomini per dare loro un passaggio fino l’Europa. Il viaggio, di settimane, si concretizza in ore stipati all’interno di catorci puzzolenti, senza soste, senza possibilità di espletare bisogni fisiologici, spesso nascosti in vani ricavati in mezzo ad altre merci, non di rado chiusi dall’esterno. Tanti di coloro che affrontano questo viaggio sono minori, nel migliore dei casi “lanciati” dalle loro famiglie al tentativo di cercare una vita migliore che nel paese d’origine, nel peggiore “venduti” e destinati a diventare la manovalanza di qualche organizzazione criminale. Non di rado questi ragazzi vengono abbandonati nelle periferie delle grandi città, soli, in gruppetti da 3-4 scaricati dall’ultimo mezzo di trasporto cui sono passati, in un territorio di cui non sanno nulla e di cui non parlano la lingua.

Ed è a questo punto che entrano in gioco le Guardie Cittadine, che, in non poche città, facciamo gli esempi di Bologna e Torino, sono incaricate in via esclusiva o prioritaria del trattamento dei casi di minori extracomunitari non accompagnati, anche quando questi vengono trovati o, si rivolgono in cerca di aiuto, da altri corpi di polizia. Il migrante sedicente minorenne viene quindi preso in custodia da una pattuglia e portato, salvo

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Il destino di molti minori è di finire nelle mani di organizzazioni criminali.

motivi di salute particolari, in comando. Dell’inizio dell’operazione viene notiziato il Procuratore dei Minori di turno. Trattandosi per la maggior parte di ragazzi al di sopra dei 13 anni, non sempre è così automatico essere certi della loro effettiva minore età – non pochi mentono perchè gli viene detto dai trafficanti che facendosi passare per minorenni verranno trattati meglio – ma fino a prova contraria si continuerà a considerarli tali e pertanto la procura competente è quella minorile. I ragazzi/e vengono condotti al comando dove, alla presenza di assistenti sociali ed eventualmente di psicologi, vengono fotosegnalati. 

Ricordiamo che si parla di persone, prive di documenti, spesso che parlano solo la loro lingua natale – c’è la possibilità di convocare interpreti – e che non hanno nessuno che possa aiutarli. Le loro dichiarazioni, nome, cognome, data di nascita, diventeranno le basi dell’identità con cui l’Italia – nazione – si interfaccerà nei provvedimenti futuri. In assenza di un certificato di nascita – ovviamente – la certificazione del loro legame con quei dati diventano le impronte digitali prese all’atto del fotosegnalamento. Non c’è nessuna intenzione di schedatura o peggio di marchi infamanti, i ragazzi non sono tenuti in piedi in celle ed altre amenità simili: sono affiancati, oltre che dagli agenti, da personale specializzato ed appunto da un loro connazionale che funge da interprete (esistono liste apposite cui iscriversi). Le impronte sono il “battesimo” di questi giovani, e le Guardie Cittadine sono il loro San Giovanni. Personalmente ho bellissimi ricordi di servizi di questo genere e ricordo sorrisi e ringraziamenti, timore iniziale, certo, confusione, ovviamente, ma piacere nell’essere nutriti, seguiti e messi a loro agio.

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Il Comando di Bologna

Il passaggio seguente è in ospedale dove, oltre ad esami routinari per verificare lo stato di salute delle persone, verrà effettuato il test radiogeno al polso dei ragazzi col quale verrà ricavata una certificazione della loro età in base lo stato delle ossa. Il test non è perfetto – non ci potrà mai dire non il giorno ma addirittura il mese di nascita – ma potrà comunque dare un’idea dell’età della persona, di solito in valori “tra” 14-16 anni, 16-18 e via così. In casi borderline (tra i 17 ed i 19 ad esempio) si considererà comunque la stima più bassa e la persona verrà trattata come fosse minorenne. Chi dovesse risultare maggiorenne verrà inviato ad un CiE per le pratiche di competenza dell’immigrazione, diventando un migrante “come tutti gli altri” che dovrà fare la sua richiesta di asilo,che sarà valutata ed eventualmente accolta.

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I controlli antidegrado permettono di incontrare diversi minori senza fissa dimora non accompagnati.

I minorenni, invece, andranno in comunità protette che li terranno lontani dalle strade, dove il rischio è che cadano nelle mani di raket di prostituzione, spaccio, reati predatori o accattonaggio, e, in base alle età, saranno inseriti in programmi di crescita o avviati all’adozione. Questi ragazzi e ragazze avranno pertanto l’opportunità di venire formati alla lingua, affiancati in un percorso di studi che darà loro le basi con le quali creare una propria vita in Italia, e, ci piace essere utopici, un giorno potranno crearsi un futuro nel nostro paese ed i loro figli vedranno, uscendo da scuola, le Guardie Cittadine che li proteggeranno, e magari proprio da una Guardia Cittadina prenderanno il primo verbale per qualche idiozia in moto o saranno soccorsi in caso di bisogno. Perché noi Guardie Cittadine facciamo questo: ci prendiamo cura delle persone, dalla nascita in poi, ed, a volte, siamo perfino noi a battezzarli. Come nei casi dei minori non accompagnati, anche se recenti normative sembrano puntare a snellire l’iter e puntare ad integrare nei CiE ed in altre strutture statali anche le fasi di identificazione dei minori, cosa che comunque non leverà ai comuni, e quindi ai servizi sociali ed alle polizie locali, l’incarico di provvedere alla tutela ed alla crescita di coloro che risulteranno, appunto, avere meno di 18 anni.

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