Da qualche giorno, in questa concitata fase di conversione in legge del Decreto Sicurezza, abbiamo assistito ad un attacco di panico tra le Guardie Cittadine a causa di un emendamento che, proposto dal governo, sembrava addirittura peggiorare le condizioni del porto dell’arma di servizio.
Alto tradimento la fiducia riposta dalla Polizia Locale nell’esecutivo? A me le Guardie ha chiesto al dottor David Minguzzi, collega in servizio nell’Unione dei Comuni della Bassa Romagna, di analizzare l’iter completo ed il suo stato attuale.
Tutto nacque nel Settembre 2018 quando, durante le giornate della Polizia Locale, al convegno di un noto sindacato italiano dei lavoratori, qualcuno comunicò al Sottosegretario On. Carlo Sibilia una notizia non del tutto veritiera , ovvero che gli operatori di Polizia Locale durante un emergenza non avrebbero potuto sconfinare nel comune a fianco altrimenti sarebbero stati denunciati per porto abusivo di arma.
Sibilia disse che gli sembrava assurda questa cosa e affermò che avrebbe subito inserito un articolo di legge per ovviare a questo cortocircuito…. Ed Ecco che succede proprio questo, Sibilia mantiene fede a quanto promesso e ne nasce un cortocircuito!

In sede di conversione del DL Sicurezza al Senato, in commissione affari costituzionali, appare un emendamento, che verrà poi approvato dalla stessa commissione, art 19 ter, dal titolo “Interpretazione autentica dell’articolo 5, comma 5, primo periodo, della legge 7 marzo 1986, n. 65” che, senza tener conto del DM 145/1987, finiva per il limitare il porto dell’arma della Polizia Locale fuori territorio “esclusivamente” al momento di flagranza in cui si compiva l’illecito nel proprio territorio.
L’articolo ad una prima lettura, essendo norma di rango superiore dello stesso DM 145/1987 (che regolamenta tutto il porto delle armi da parte delle Polizie Locali), lasciava ben poche speranze: – il porto dell’arma risultava non essere più concesso nemmeno per il tragitto casa lavoro o per recarsi nei poligoni dislocati fuori dal proprio territorio comunale, o per portare un arrestato in carcere, o un malato psichiatrico in ospedale e via così.

Ed ecco che allora che, prima del voto di fiducia al Senato sul DL Sicurezza avvenuto il 7/11/2018, il giorno antecedente, sulle pagine Fb del relatore al DL, Stefano Borghesi (LN), e del Sottosegretario di Governo, Nicola Molteni, è partito il bombardamento di post da parte di appartenenti alla Polizia Locale e, un senatore, Pietro Pisani (LN), facendosi carico del problema lo segnalava alla commissione Affari Costituzionale che, in extremis, metteva una pezza inserendo nel dossier interpretativo dell’emendamento 19 ter esplicito riferimento al DM 145/1987 ove, pare con non poco stupore di averlo scoperto, utilizzando proprio il termine “paiono” che non all’attenzione di chi legge e di chi ha seguito tutto l’iter non può che voler dire “Acciderbolina! Ma era già tutto scritto!” comunica che le stesse disposizioni previste dallo stesso DM 145/1987 rimangono tutte in essere.

Dunque ad oggi abbiamo una legge, art 5 L 65/86, che è interpretata da un’articolo, art 19 ter DL Sicurezza, che a sua volta è reinterpretato dal Dossier allegato dalla commissione Affari Costituzionale che in fine dei conti di nel concreto dice….tanto rumore per nulla….
Dr. David Minguzzi, Polizia Locale Bassa Romagna.
In attesa dell’approvazione definitiva alla camera del Decreto Sicurezza, prevista per il 22 novembre prossimo, A me le Guardie non nasconde la propria delusione non solo verso il governo ,ma, tanto per cambiare, verso i sindacati, a volte divisi nei loro stessi comunicati tra urla di gioia – che ci sarà da ridere lo sanno loro – e parole di rimprovero – che suonano un po’ come la mamma che dice al bimbo di non giocare col fuoco dopo aver bruciato la casa – e comunque incapaci di dare indicazioni precise ed unitarie su come movimentare la categoria a difesa dei suoi diritti nuovamente calpestati, quando non volutamente ignorati o ridicolizzati: tutti termini e situazioni che descrivono perfettamente la ridicola situazione su cui David ci ha quantomeno rassicurati.
In attesa della conversione del decreto e di un eventuale sciopero nazionale del servizio e soprattutto delle “multe”, modello della polizia svizzera, per ora è tutto.
Mi ripeto, la cosa grave è come categoria quella di non essere in grado di preparare un testo coordinato, da recapitare, dare, mettere tra le mani degli esponenti del governo, consegnare alle Camere o Ministeri competenti? possibile che siamo così imbecilli?
"Mi piace""Mi piace"
aggiungo, bastava dire così: dopo la parola “regolamenti” viene inserito un punto fermo. è abrogata la frase “anche fuori dal servizio, purché nell’ambito territoriale dell’ente di appartenenza e nei casi di cui all’articolo 4”. Avremmo:art 5. Gli addetti al servizio di polizia municipale ai quali è conferita la qualità di agente di pubblica sicurezza portano, senza licenza, le armi, di cui possono essere dotati in relazione al tipo di servizio nei termini e nelle modalità previsti dai rispettivi regolamenti. Tali modalità e casi sono stabiliti, in via generale, con apposito regolamento approvato con decreto del Ministro dell’interno, sentita l’Associazione nazionale dei comuni d’Italia. Detto regolamento stabilisce anche la tipologia, il numero delle armi in dotazione e l’accesso ai poligoni di tiro per l’addestramento al loro uso.
Cosa ne pensate?
"Mi piace""Mi piace"
non è ma viene abrogata la frase …….scusate troppo nero
"Mi piace""Mi piace"