“Sapesse, generale, che cosa mi ha detto/ un caro parente della comunale/che quella plebaglia rinchiusa la dentro/ in parate e giuramenti/ osava sfilare”: con questa riscrittura del celebre inizio di Contessa, classica canzone di lotta proletaria, possiamo descrivere la reazione del web, ma anche di certa stampa, all’ardire delle Guardie Cittadine veneziane che, in occasione del 151th anniversario dalla fondazione del Corpo, non solo hanno sfilato in parata in piazza S. Marco, ma hanno anche fatto fare solenne giuramento a 64 colleghi di recente assunzione, e non basta, hanno perfino osato premiarne alcuni con pubblico riconoscimento delle loro qualità, e ancora di più, lo hanno fatto schierati, in divisa e perfino armati delle terribile finte mitragliette scorpion evo e con una divisa operativa in luogo della classica tenuta da cameriere completa di cravatta e scarpette da ballo!

“Anche il locale vuol esser poliziotto: non c’è più morale, generale!” potremmo riassumere. Eppure il “locale” è poliziotto da almeno 30 anni, ma , a dire la verità, pure da prima, considerando che Sordi, “il vigile”, esibiva la scritta “polizia municipale” sulla moto di servizio, scritta che ritroviamo in diverse foto di mezzi in livrea fin dagli anni ’60 e ’70. Eppure le parate non sono certo nuove, a partire dalla partecipazione della rappresentanza della Polizia di Roma Capitale alla parata del 2 giugno, alle sfilate dei colleghi di Bari in occasione delle festività del 20 gennaio, ai giuramenti schierati già visti a Milano di fronte al Duomo, alla scorta al gonfalone a

cavallo di Palermo.
Realtà consolidate, evidenti, eppure ogni volta che qualcuno osa organizzare un evento del genere, questo viene deriso, ostracizzato, minimizzato, perché la gente proprio non riesce a sopportare l’idea di una Polizia Locale che sia competente, efficace, protagonista della vita e della sicurezza dei cittadini. Lo vediamo anche quando un comune si permette di inserire prove fisiche per i propri candidati. La gente non riesce a sopportarlo e non vuole perché sarebbe come ammettere che non esiste una mezza polizia di cui sentirsi migliori, di cui non avere fiducia a prescindere. vedendo un “vigile” marciare, chiunque pensa di saper marciare meglio di lui. Vedendo che un “vigile” deve fare delle prove fisiche per diventare tale, chiunque ritiene che le farebbe in modi e tempi migliori. L’amor proprio dell’italiano medio si scontra con questo bisogno di essere più bravo, di essere migliore, con la pretesa che gli altri siano più stupidi, più goffi, e se questo dogma viene spezzato, se gli si mette di fronte la realtà che è finito il tempo dei lavoratori improvvisati – in qualsiasi campo – e che nel proprio ognuno si trovi costretto ad essere un professionista, ecco che il castello di egocentrismo ed autostima crolla.
Ed ‘ attorno tutto questo che ruota l’incapacità della categoria di slegarsi dall’immagine del “Vigile Urbano”. Abbiamo già parlato dei meriti e dell’orgoglio della nostra storia, ma bisogna fare un passo in avanti ed accettare la realtà che l’immagine popolare e sociale collegata a quel termine ne fa se non insulto quantomeno una squalificazione della nostra attuale realtà professionale e deve essere sorpassata non perché ci si vergogni del nostro passato ma per staccarsi da come è stata dipinta da decenni di rappresentazioni macchiettiste da Alberto Sordi, Franco e Ciccio, Lino Banfi, Gigi Proietti eccetera.
E la prova di quanto tutto ciò sia insito nella cultura italiana e sia inculcato nei cittadini fin dalla più tenera età l’abbiamo da una storia pubblicata da disney Italia nel 2002, quando, indipendentemente dal messaggio complessivamente positivo della nostra professione – pur se indissolubilmente legato alle “multe” – esce in edicola Paperoga ‘vigile urbano’ (a Paperino era toccato nel 1990) nella quale il termine ‘vigile’ appare ovunque, dal manifesto di concorso alle parole delle persone fino all’ingresso del comando. La stessa storia, tradotta in Francia nel 2005, parla di ‘poliziotti’, ‘agenti’ e ‘polizia municipale’.

L’arma dei Carabinieri ha in meno di un anno fatto sparire il concetto di ‘Corpo Forestale’ in luogo di ‘Carabinieri Forestali’ tanto che della ‘vecchia forestale’ a momenti han fatto sparire pure il ricordo dalle enciclopedie. Noi, in 30 anni, non riusciamo a staccarci dalla vecchia terminologia e da tutta la mentalità che ci ruota attorno, tanto che nei media e nei fumetti – che ricordiamo sono la porta e lo specchio della società per i giovanissimi – siamo ancora i ‘vigili urbani’ delle soste, dei velox e delle ztl.
Sono proprio i comandi come Venezia, con le loro attrezzature, ma ancora prima la loro mentalità, all’avanguardia, ed i loro agenti giovani e motivati, capaci, non atletici, prepearati, non “rambo”, equipaggiati, non “vestiti come i nocs” a tracciare la giusta strada per il futuro delle Guardie Cittadine, un futuro in cui “polizia Locale” dovrà essere detto con rispetto per l’istituzione e le persone, e non usato come squallido termine contro cui sfogare le frustrazioni della propria vita, chi perchè non riuscito ad indossare una divisa, chi perchè incapace di ottenere soddisfazioni con la propria.
Se il vento fischiava ora fischia più forte/le idee di RIFORMA non sono mai morte