In un commento all’ultimo articolo un collega, che ringraziamo per le parole di apprezzamento dedicate a questo blog, ci chiede cosa pensiamo – anzi, cosa penso – dell’idea di una riforma della Polizia Locale che la porti ad un coordinamento regionale. Il punto venne toccato di striscio anche in un articolo precedente (al punto 1), ma questa è la prima volta in cui mi si chiede di parlarne apertamente.
Se vorremmo una Polizia Locale libera dai gioghi di civili che pensano di capire tutto su una forza di polizia solo perchè eletti? Se vorremmo una Polizia Locale gestita a livello superiore, con concorsi, formazione, strumentazione ed organizzazione unificati nel territorio regionale? Magari con il precariato abolito a favore di uno spostamento volontario temporaneo nei comuni soggetti ad esigenze stagionali? La risposta non può che essere affermativa.
Ma mi si chiede anche di essere intellettualmente obiettivo ed il mio pensiero è che la Polizia Locale ad ordinamento regionale non sia possibile perchè lo sforzo politico richiesto sarebbe eccessivo: a parte che per dare alle regioni tali poteri di polizia si renderebbe necessaria una modifica costituzionale che non interessa a nessuno, lo Stato italiano non è mai stato così favorevole a dare tanto poteri a quelli che definisce “enti periferici”: figurarsi dotare ogni regione di una propria forza dell’ordine. L’Italia non è una repubblica federale, ma bensì una repubblica divisa in 20 regioni amministrative. Quindi mettiamocela via: nessuno metterà mano alla carta Costituzionale per farci un piacere.
La domanda mi permette di delineare un diverso punto di vista nella diffusa idea di una nostra riforma, che, ricordiamo, si presenta sotto forma di (se ricordo bene) CINQUE proposte diverse depositate alla Camera, una più lunga ed ingarbugliata dell’altra, tra le quali c’è anche quella della Polizia Regionale, e tutte ugualmente usate per pareggiare le gambe dei seggi, quando non direttamente utilizzate come carta per appunti.
D’altro canto il Ministero dell’Interno è stato più volte chiaro in quello che ci chiede: servizi nelle 24 ore e sempre più specializzazione nell’infortunistica e sicurezza stradale, nell’antidegrado urbano e nell’antiabusivismo commerciale. Nel sistema italiano, dove ogni ministero ha una sua polizia, è assodato che ogni forza dell’ordine – noi compresi – ha qualifiche piene e prive di limiti, cosa che però non vuole dire che tutti si faccia tutto. La Guardia di Finanza ha sicuramente tutti i poteri di polizia, ma è stata creata per fare controlli tributari e confinari. Questo non vuol dire che i finanzieri non possano indagare sui maltrattamenti all’interno di un ospizio (è successo ed ebbe pure una certa risonanza), ma nessun finanziere potrà mai pretendere che sia la sua quotidianità. Stessa cosa si può dire di un poliziotto penitenziario che volesse fare posti di controllo: si, succede, ma non è una veste “normale” per la Penitenziaria.
Ogni polizia ha la sua funzione principale e la nostra, non mancano di ripetercelo, è quella di Polizia Amministrativa. Locale peraltro, perchè i controlli sulle armi e le riunioni pubbliche la questura se li tiene stretti. Questo significa ordinanze, TSO, degrado urbano, commercio e sicurezza stradale. Attenzione che NON vuol dire che noi non si possa arrestare stupratori, avere nuclei antidroga ed antirapina o viceversa che si debba fare solo le soste ed i plateatici, però ci si deve mettere in testa che esistiamo per coprire quelle competenze che sono il codice della strada e la regolarità commerciale, fatti anche di soste e plateatici. Garantiti questi, nulla di male il resto. Che poi si dovrebbe investire di più in figure dedicate esclusivamente alle attività più semplici – leggasi ausiliari del traffico ed addetti dell’ufficio commercio – per sgravare le Guardie Cittadine per quelle più complesse – autotrasporto, infortunistica stradale, abusivismo commerciale – non vuol dire che si possa sperare in una riforma che venga a dire che su rapimenti ed omicidi da domani andremo noi mentre la radiomobile si gestirà il tamponamento senza feriti. Quello che succederà al limite è che la Radiomobile sia troppo lontana e ci chieda un primo intervento e noi si lascerà lo scenario dell’incidente senza feriti per dedicarci alla nuova emergenza. Già si fa, ed è già molto.
Attenzione che questo non è un discorso per sminuirci: la sicurezza urbana, ormai demandatici pressoché in modo esclusivo, comprende proprio quei nuclei antidroga, tutela donne e minori, antidegrado e tso che ci rendono poliziotti locali e non più vigili urbani, e sono tutte attività che nessuno cercherà mai di toglierci, e che vanno dal controllo dei cani – e della droga- nei parchi fino allo sgombero di edifici occupati in tenuta antisommossa. Che poi il cittadino medio, aiutato da una certa stampa vergognosa, ci consideri degli esattori comunali è un discorso diverso.
Premesso quindi che non è intenzione di nessuno cambiare le carte in tavola e che le nostre specifiche nostre resteranno, in cosa dobbiamo sperare per avere almeno la dignità di operatori di polizia polivalenti e professionali che siamo e che finora ci è stata negata?
In un’epoca dominata dalle decisioni veloci e dalla fretta compulsiva, anche nel campo legislativo, non è una riforma quella che ci serve. I nostri problemi possono essere, in gran parte, risolti con un unico decreto che modifichi l’esistente legge 65/86. Che si sfrutti la contrattazione separata per la polizia locale, introdotta nell’ultimo CCNL Enti Locali, per darci una linea gerarchica nostra, senza comandanti scelti esternamente e magari tra gli amici del sindaco, standard selettivi e formativi nazionali, l’obbligo dell’armamento e delle dotazioni di polizia – sfollagente, giubbini antitaglio ecc – l’accesso ai database, anche tramite centrale unificata e non diretti, le qualifiche di polizia giudiziaria valide nelle 24 ore e di pubblica sicurezza senza limiti territoriali – perchè guardia lo sei a Catania come a Torino ed a Catania come Torino un operatore fuori servizio chiamerà in supporto i colleghi del posto – l’obbligo di istituzione di comandi allargati per garantire le coperture notturne (con conseguente sbocco delle assunzioni per permettere di completare gli organici) e di conseguenza ci si riconoscano lo scivolo pensionistico dedicato alle categoria usuranti e le tutele previdenziali dedicate alle Forze di Polizia.
Leggete bene e noterete che alcune di queste cose sono previste nei vari decreti sicurezza o anticipate da consolidata giurisprudenza.
Da un ipotetico decreto forse, un giorno, potrà scaturire una grande riforma delle forze di polizia e sicurezza che ci comprenda in essa, ma sicuramente, senza queste doverose modifiche all’attuale apparato normativo – molte delle quali peraltro a costo pressoché assente per lo Stato – non andremo da nessuna parte.
Per quanto concerne l’odio sociale, facciamocene una ragione perchè fa parte delle “competenze”: per combatterlo possiamo solo migliorare noi stessi, imponendoci una professionalità per ora solo pretesa ma non fornita, selezionando le nuove leve con severità e rigore, creando colleganza e cameratismo tra tutti noi, imponendoci di migliorare sempre e facendo cambiare con la nostra attività quotidiana la pessima opinione che c’è della categoria.
Chi non se la sentisse di affrontare tutto questo o chi sogna di poter un giorno far parte di un’aliquota antiterrorismo o di un reparto mobile, valuti bene quali passi fare. E lo dico con rammarico.
Un pensiero riguardo “Una riforma o un decreto?”