
Non conoscevo Gino, il collega di Toscolano che non c’è più. Lui lavorava sull’altra sponda del lago, in uno splendido Comune. Conosco bene altri bravi colleghi di quel Comando, a cui mando il mio abbraccio. Mi sembra di vederlo quel collega che sale sulla via, quella irta, quella bella, quella fatale, quella su cui, poco tempo fa, vi era Vasco Rossi. L’acqua scende a secchiate, i fiumi si ingrossano, il lago sale e la terra frana. In un’ora ne cade tanta quanta mediamente ne scende in un mese. Lo vedo mentre si adopera al fine di evitare che altri si facciano male. Lo vedo vicino alla più giovane collega, mentre insieme aiutano atri. E poi una pietra vigliacca cade dall’alto, lo colpisce alle spalle e lo ferisce a morte. Lo priva della sua vita, della sua famiglia, del suo lavoro, di quella meritata pensione che a 61 anni, quasi 62 non è ancora concessa… perché, “si sa”, il nostro non è un lavoro pericoloso… ecco perché la nostra vita dura otto anni meno di quella della vita media degli Italiani… e poi la fatalità… una pietra. Ti aspetti un’auto che ti investa, un criminale che ti accoltella o ti spara, un automobilista che ti vuol mettere le mani addosso perché hai fatto il tuo dovere… ti aspetti le conseguenze nei tuoi polmoni di quell’inquinamento che respiri ogni giorno, ti aspetti sul tuo corpo i segni degli ambienti insalubri dei luoghi in cui operiamo, ti aspetti i possibili contagi delle persone che siamo costretti a frequentare, ti aspetti tanto altro… ma una pietra, una pietra….almeno dalla terra che ogni giorno proteggiamo, almeno dalla Madre terra vorremmo non essere traditi. Ha donato gli organi, salverà altre vite…. perché sono i ragazzi della Locale e sono fatti così!
Con le parole del collega Nicola Alberti, già autore di altri articoli in questo spazio, A me le Guardie saluta l’ennesima Guardia Cittadina caduta sul campo. Si chiamava Gino Zanardini ed era il vicecomandante della Polizia Locale di Toscolano Maderno, nel bresciano. Stava effettuando un controllo straordinario delle strade, degli argini e dei ponti intaccati dal maltempo che flagellava la zona, mentre ai cittadini veniva raccomandato di stare a casa. All’improvviso una frana lo ha travolto ed un sasso lo ha colpito alla testa: oggi, a poche ore dal tragico incidente, è stata dichiarata la morte cerebrale e la famiglia ha acconsentito alla donazione degli organi.
La morte di Gino, come quella di tutti gli altri colleghi che ci hanno lasciato negli ultimi anni, ricade su chi permette che una persona di oltre 60 anni sia ancora comandata in servizio in situazione ad alto rischio quali non solo le normali attività di polizia, ma anche e soprattutto quelle di pubblico soccorso. Ricade su chi non vuole capire che la nostra professione ha bisogno di tutele contrattuali che stabiliscano chiaramente cosa si può fare nelle varie tappe della lunga carriera e su chi, ancor più colpevole, pur se conscio di questa situazione non fa nulla per risolverla, magari biascicando che, dopotutto, siamo impiegati comunali.
La colpa è anche di quei colleghi che da impiegati vogliono vivere, anzi, sopravvivere, che si accontentano del minimo indispensabile ed attendono impazienti il 27 del mese, ai quali dico che Gino, come gli altri caduti, è molto più vivo di loro.
Ma vorrei sentire anche cosa diranno i media, i giornalisti, gli opinionisti, quando sapranno che un “vigile” è morto mentre stava assicurandosi che non ci fossero persone in pericolo, che no, non stava “facendo le multe” e nemmeno si dava malato od aveva patologie. Cosa diranno quei personaggi infami che ci usano come capro espiatorio della frustrazione del cittadino medio quando dovranno spiegare che contiamo qualche decina di morti a difesa della collettività? E cosa diranno i burocrati, i legulei ministeriali, i sindacalisti in divisa e non, quando cercheranno altre scuse per escludere le Guardie Cittadine dalla normativa che protegge tutti gli altri appartenenti al sistema sicurezza del nostro paese? Cosa commenteranno quei cittadini sempre pronti a ruggire dietro le loro tastiere di casa, a maledire, ad odiare, ad insultare e denigrare il nostro lavoro e la nostra professionalità? E che direte voi, che permettete che l’intera categoria sia sotto il più becero del mobbing statale e il più sfrontato odio sociale?
Nessuno dirà nulla, perchè la morte di Gino sta venendo passata nel silenzio, dietro il velo di ipocrisia che ha sempre nascosto i volti delle Guardie Cittadine cadute nell’adempimento dei loro doveri perchè alla società fa piacere avere dei “forse poliziotti” da odiare e ai “veri poliziotti” fa comodo che questo ruolo sia rivestito da chi, pur portando una divisa, non è compreso nel loro comparto.
A chi li vuole nascondere, a chi fa finta di non vedere, i volti dei nostri caduti, A me le Guardie li mette davanti gli occhi!
A ME LE GUARDIE INVITA TUTTI I COLLEGHI DI TUTTI I COMANDI A PORTARE UN NASTRO NERO ALLA DIVISA IN ONORE E RICORDO DI GINO.
Buongiorno, oserei annoverare anche tutti i colleghi dell’eccidio di Barletta: la prima rappresaglia poche ore dopo la fine formale delle ostilità, grave tanto quanto la strage di Nassirya, ma sprofondata nell’oblio istituzionale nazionale.
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Dei colleghi di Barletta abbiamo parlato in tutti gli articoli sulla nostra storia. Un esempio https://ameleguardie.wordpress.com/2017/04/26/il-25-aprile-la-liberazione-e-le-guardie-cittadine/
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