Nel IIIth secolo Avanti Cristo, dopo la disastrosa sconfitta di Canne e l’uccisione in battaglia di entrambi i consoli, il senato romano pensò di richiamare al comando Quinto Fabio Massimo, quando nemmeno un anno prima lo aveva rimosso accusandolo di vigliaccheria e dandogli il nomignolo, diventato proverbiale, di “Temporeggiatore”. Ricordo una versione che tradussi al liceo dove Tito Livio – se ricordo bene – sottolineava che il messaggero inviato a dargli la notizia del suo ritorno al comando lo trovò “mentre arava i campi a torso nudo”: in sostanza, mentre si faceva i fatti suoi. Mi chiedo se pure a Carlo Cottarelli la chiamata sia arrivata mentre era disteso al mare – era pur sempre domenica – oppure se, magari contattato in precedenza come possibile ancora di salvezza della politica italiana, già si aspettasse di poter essere rimesso al centro della scena politica ed amministrativa del paese.

A parte questa mia curiosità, è con dispiacere che vedo la mia bacheca facebook riempirsi di accusa ed insulti al presidente Mattarella, accompagnate da fantomatici ritagli di testi che dimostrerebbero che il rifiuto del professor Savona come Ministro degli Esteri è stato addirittura un gesto di alto tradimento, come evocato anche dai due picareschi protagonisti degli ultimi 3 mesi di collage politico.
Intendiamoci, non sono così sicuro che il Presidente abbia fatto la scelta corretta: se da un lato è palese e peraltro già successo che egli possa rifiutare la nomina di un Ministro, va da sè che una cosa è quando tale nomina è gravata da palesi profili di anticostituzionalità o conflitti di interessi – quali ad esempio nominare Ministro della Giustizia l’avvocato difensore di un Premier nello stesso tempo indagato – ben altro è farlo solo sulla base di quanto la persona presentata abbia o meno dichiarato su un tema politico piuttosto che economico. In questo momento storico, forse, il passo fermo e ferreo di rimandare al mittente un nome essenziale per la formazione del tanto atteso governo, è stato un passo azzardato e purtroppo le reazioni che sto vedendo dimostrano quanto questa scelta abbia creato non soltanto una crisi politica, ma anche una sociale e forse ideologica di cui non ricordo precedenti.

Tuttavia è ridicolo dare la colpa di quanto successo al solo Presidente: anche ammesso che abbia fatto una mossa estremamente forte ed al limite di quanto concessogli dalla Carta Costituzionale, quello che deve farci pensare è la reazione del premier più veloce della nostra storia: rinuncia all’incarico ed arrivederci e grazie. Nessun nome alternativo. Nessun dicastero diverso per il respinto Ministro dell’Economia Savona. Questo dimostra quanto il Premier fosse indipendente nella scelta dei nomi.
Stavamo forse per avere un Capo del Governo succube di due dei suoi Ministri, incapace, senza di loro, di trovare un nome alternativo ad un altro. Signori, guardate che questa cosa sarebbe stata un attentato alla Repubblica dieci se non cento volte peggiore di quello – inesistente – che pure attribuite al Presidente Mattarella.
La volontà popolare non esiste, mi ripete ossessivamente la mia bacheca. Cosa andiamo a votare a fare, mi chiede ogni mezzo minuto un meme via whatsapp. A parte che mi auguro che nessuno abbia votato sperando nel caos degli ultimi due mesi, la volontà degli elettori, attualmente, è rispettata nel parlamento, i cui seggi sono quelli ottenuti col voto di marzo. Tutto il resto è stato un tentativo, certo con alcuni momenti di speranza, di creare un governo con numeri che l’attuale legge elettorale semplicemente non consente. Perfino se Cottarelli ottenesse la fiducia – dubito molto – questa sarebbe ottenuta con quel parlamento, con quelle percentuali, che abbiamo votato tutti noi a marzo. Quindi non sarebbe nemmeno un golpe Forza Italia/ PD/ altri partiti, ma semplicemente una fiducia basata su un certo numero di voti. Poi possiamo discutere per ore se sia giusto che i partiti che hanno ottenuto il maggior numero di voti si trovino all’opposizione invece che al governo, ma vi ricordo che con un empasse ancor peggiore oggi abbiamo come presidente degli USA una persona che pure ha preso meno voti effettivi del suo avversario. La democrazia diretta ad alzata di mano non andava bene al liceo per votare il rappresentante di classe, figuriamoci per decidere il capo di un governo.
In ogni caso, visti i numeri di Lega e 5 Stelle, la fiducia ad un esecutivo guidato da Carlo Cottarelli è molto difficile e presumibilmente si tornerà ad elezioni a settembre, con questa legge elettorale. Sarà allora che vedremo se l’idea del Presidente di rigettare la nomina di Savona all’Economia avrà l’effetto, che temo, di far salire ancora di più i voti di lega e pentastellati. Sempre che nel frattempo i due neo alleati non decidano di appoggiare un esecutivo Cottarelli nella speranza di potere, con la forza dei loro numeri, imporre una riforma elettorale a loro congeniale: la vedo un’idea un po’ troppo contorta per loro, ma potrebbe essere pure questo. In ogni caso, un governo nato così avrebbe l’unico obiettivo di portare il paese ad elezioni con un nuovo sistema nel 2019, quindi comunque non si parlerebbe della nostra riforma.

E per noi Guardie Cittadine? Per una volta che avevamo la nostra riforma nero su bianco, torniamo alla casella di partenza. Cottarelli, ammesso che governi, non avrà mai intenzione di riformarci. Siccome non governerà, inutile pensarci. Aspetteremo l’esito delle elezioni e riproveremo tutte le istanze in sospeso, tirando fuori anche quella europea – visto che si da retta all’Europa su tutto lo si darà pure su di noi, vogliamo ben sperare – nel caso improbabile di un ribaltone europeista. Si perchè la nostra riforma, oltre che essere auspicata dai due populisti ed euroscettici candidati, era stata richiesta in contemporanea proprio dall’Unione, dopo la “missione Bruxelles” dei colleghi del sindacato CSA. Quindi, pur se legittimati a mangiarci le mani, non disperiamo ed attendiamo il nuovo governo, possibilmente vero.
Quello che però possiamo fare sul piano preparatoria della nostra riforma è fare pressione sul Ministero dell’Interno perchè risolva alcuni nodi sulla nostra situazione che possono essere ricuciti senza alcun bisogno di una legge. Il porto nazionale dell’arma, in primis, viste le sentenze discordanti e la pluralità delle fonti (leggi 65/86, TULPS e R.D. 690/1907) può essere permesso con semplice circolare esplicativa, così come si è già fatto per l’immediato trasferimento della qualifica di
Pubblica Sicurezza senza bisogno di ripetere gli accertamenti – lasciamo stare poi che molte prefetture fan orecchie da mercante- ed allo stesso modo il Ministero della Giustizia potrebbe chiarire che “le guardie delle province e dei comuni” enunciate all’articolo 57 del CPP sono le Guardie Giurate in servizio nei comuni e non la loro Polizia Locale, stante che la citata legge 65/86 NON da limiti di tempo alla qualifica di Polizia Giudiziaria. Il pagamento delle indennità per i servizi di Ordine Pubblico, a sua volta, può essere riscritto con circolare ministeriale, quanto all’accesso alle banche dati ed alla formazione unificata, sono cose già legalmente previste – dal Sicurezza Urbana – e quindi a maggior ragione mancano solo i decreti attuativi che il Ministero può fare in qualunque momento.
I nostri sindacati farebbero meglio quindi a richiedere ai Ministeri dell’Interno e della Giustizia queste circolari e questi decreti, piuttosto che pubblicare fantasiose accusaeal Presidente, magari nella speranza di acquisire i favori dei due leader lega/pentastellati nella speranza che prima o poi riescano davvero a salire al governo: non sarebbe meglio, oltre che più professionale, pretendere che i Ministeri pongano le basi sulle quali poi sarebbe estremamente più semplice chiedere una nuova legge?
Ma no, è meglio insultare il Presidente della Repubblica su facebook, come tutti state facendo, da vero poliziotti, peraltro, oserei dire.
Questo era l’allineamento dei pianeti, per la nostra riforma….uno ogni 100 anni. Be alla prossima….future generazioni
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Per quello che concerne il PdR, ci può stare il diritto di critica, ma ovviamente non le offese, alcune delle quali davvero vergognose.
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