Polizia Locale

L’impossibilità di conciliare gli interessi locali con una vera riforma delle Guardie

Siamo in pieno valzer elettorale. Non elezioni politiche, quelle ci sono bastate, ma bensì elezioni sindacali, probabilmente, pure peggio delle politiche. In queste settimane abbiamo assistito a grottesche quadriglie di triplici, confederati, autonomi, basici, acidi, buoni, cattivi, bianchi, rossi da far apparire le campagne elettorali di febbraio simili a programmi di rappresentanti di istituti superiori divisi se fare occupazione per le foche dell’Alaska o gli alberi della Patagonia.

In una pletora di accuse, rimostranze, rivendicazioni e promesse le Guardie Cittadine hanno dovuto nuovamente scegliere se dare il proprio voto a qualche sindacato generalista sperando di avere una rappresentanza anche da parte degli altri lavoratori enti locali – dando quindi la preferenza ai vari CGIL, CISL, UIL e compagni di merende – oppure optare per il voto di massa ai sindacati strettamente di categoria, nel tentativo di far loro raggiungere la quota del 5% dei rappresentanti – tra tutto il comparto Enti Locali – necessaria per presenziare ai tavoli delle trattative, optando quindi per i più sanguigni DICCAP/SULPL o CSA.

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Il problema, come sempre, è il terribile divario tra rivendicazioni nazionali ed orticelli ed interessi locali, peraltro destinati a peggiorare visto il recente contratto – al momento bloccato – basato sostanzialmente sulla contrattazione decentrata: questo vuol dire che se a livello nazionale alcuni sindacati predicano pure relativamente bene parlando in maniera abbastanza continuativa di riforma della categoria, dall’altro i voti rimangono condizionati dalle necessità, se non direttamente dalle proteste infantili, delle singole realtà: con che coerenza un sindacato può parlare di venire inseriti nel sistema nazionale di soccorso quando si presenta a livello nazionale per poi vedere, in una qualsiasi rappresentanza locale, lo stesso sindacato protestare contro l’istituzione del turno nelle 24 ore? Come possiamo credere in chi parla di volerci reinserire nel contratto pubblicistico, se poi localmente approva la vergogna dei precari di polizia? 

Fino a che l’interesse globale della categoria – assumere pari dignità e pari qualità delle altre forze di polizia – sarà sottomessa agli interessi del singolo, sia esso rappresentante o semplice iscritto, come potremo sperare di avere una linea comune? Se è vero che sia l’agente più operativo che quello arruolatosi solo per fare soste chiedono entrambi lo scivolo pensionistico privilegiato, come possono conciliarsi quando si tratta di fare servizio anche alle 4 del mattino e di intervenire su tso e risse come su incidenti e buche per strada? Come può un collega che opera in un nucleo di PG di una grande città, accettare di vedersi rovinato il proprio decentrato per finire a prendere quanto il singolo agente di un paese di 3mila abitanti? 

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Troppi sono gli interessi, troppe le divisioni interne che fanno il gioco di chi ci vuole male, e questo è un problema che finché non creeremo una coscienza comune di cosa sia la nostra categoria non si risolverà certo votando DICCAP piuttosto che CGIL o UIL piuttosto che CSA.

Ed è proprio su questo scenario devastante che possono nascere aberrazioni come il già discusso concorso per stagionali di Venezia o l’ultima esternazione del comando di Torino che mette nero su bianco che le progressioni economiche delle Guardie Cittadine saranno legate al numero di verbali redatti. Siamo al vergognoso, non solo per l’evidente conflitto di interesse tra il bene pubblico – il rispetto della legge- e quello soggettivo degli agenti – fare più verbali – quanto per il fatto che Torino è governata dall’unico partito che aveva inserito nel proprio programma la riforma della Polizia Locale.

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L’immagine di noi che vuole dare parte della politica.

Non riusciamo a pensare a dei termini – quantomeno senza scadere nell’offesa- per valutare questa scelta, potenzialmente anticostituzionale, da parte di uno dei comandi più grandi ed importanti in Italia, quel comando che si è reso protagonista di uno dei primi arresti per omicidio effettuati da Guardie Cittadine, che oggi si sentono dire che in sostanza per avere la progressione dovevano pensare alle soste invece che ad un omicida! 

E I SINDACATI, CHE DA SETTIMANE CI MARTELLANO SUI DIRITTI E LE CONQUISTE…MA DOVE SONO?!

Se davvero l’idea che vogliono dare di noi è questa, se davvero i colleghi staranno zitti di fronte questo sconcio, se accetteremo in silenzio di venire ridotti a sgherri dello sceriffo di Nottingham che si mantengono da soli con parte dei balzelli estorti alla popolazione, come possiamo aspirare a qualcosa di più che l’odio delle persone e lo scherno delle forze statali?

Davvero la nostra dignità di uomini e Guardie vale meno di un gettone infamante che getta un’ombra su tutta la nostra professionalità? Davvero anche questa volta ci sarà qualche frustrato che, traendo soddisfazione dal sanzionare vecchiette, lavoratori e ragazzini, dirà che “fare le multe è fondamentale” ed aspirerà ad un trattamento da poliziotto facendo si e no l’esattore?

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Il nostro destino? Sgherri del Principe Giovanni di paese e di città? Esattori di sovrani senza terra, regno e dignità?

Oppure sarà la volta che diremo NO?

La volta che rifiuteremo di essere burattini nelle mani della politica?

La volta che rifiuteremo che personaggi squallidi messi al nostro comando in maniera del tutto arbitraria si facciano belli con il nostro lavoro?

La volta che organizzeremo una protesta unica e condivisa in tutto il paese?

La volta che dimostreremo di essere migliori di una Banda Bassotti che nasconde i numeri dietro i distintivi e le mascherine dietro i berretti?

Oppure, a questo punto, proponiamo noi per primi di venire spogliati di ogni qualifica di polizia, chiusi in un ufficio a guardare schermi collegati ad altrettante telecamere e mettere una bella firma a verbali generati automaticamente ad ogni violazione catturata dal grande fratello dell’infrazione telematica: se questo si vuole essere, si abbia il coraggio di chiederlo. 

vtv

Altrimenti, una volta tanto, si abbia uno scatto di orgoglio e si pretenda qualcosa per questa categoria che in tre anni è tornata indietro di quasi trenta. 

 

 

2 pensieri riguardo “L’impossibilità di conciliare gli interessi locali con una vera riforma delle Guardie

  1. Condivido tutto, dalla prima all’ultima parola.
    Io presto servizio da 18 anni presso la Polizia Locale di Genova nel reparto motociclisti e sono veramente stufo di sentire sempre, ad ogni tornata elettorale “questa è la volta che…” non è vero niente, sono solo dei venditori di fumo, partiti, sindacati, tutti!!!

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  2. Concordo su tutto! Dalla A alla Z! Per questo vi seguo con grande interesse.
    A volte penso che bisognerebbe raccogliere le firme per una proposta di legge volta ad abrogare la norma che. “i soldi delle multe sono incassati dall’Ente accertatore”… Sono sicuro che una marea di cittadini sottoscriverebbe. E forse si ritornerebbe alla normalità… Si ritornerebbe ad essere più “guardie” e meno “gabellieri di corte”. Un caro saluto colleghi.
    Francesco

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