Cronaca

Una deriva che non possiamo fermare da soli.

In una recente storia di Tex Willer il protagonista viene incaricato – assieme al compagno Damned Dick – di investigare sulle azioni di un reparto nordista che si dice macchiarsi di attacchi e saccheggi alla popolazione civile del sud: ovviamente la cosa finirà con Tex, rappresentante della Giustizia per antonomasia, che, scoperta la veridicità dell’accusa, si schiererà contro i soldati  fino l’arresto del comandante che ha ideato e permesso le persecuzioni. In una vignetta in particolare dirà al suo commilitone “E’ sempre un problema quando qualcuno che sta dalla nostra parte si comporta come non vorremmo si comportasse il peggiore dei nostri nemici”. 

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Da Tex numero 584 “I due guerriglieri”

Partendo da questa frase, penso sia inutile ribadire cosa pensa A me le Guardie del fascismo e dei suoi nostalgici, ma sia ben chiaro che rifiutiamo quello che abbiamo visto a Piacenza. Centinaia di criminali tentare di rompere un cordone divisorio tra due manifestazioni. Decine di vigliacchi aggredire pochi carabinieri ed accanirsi su un brigadiere caduto a terra colpendolo con bastoni e scudi: una vigliaccata, una porcheria, un’infamia che ci ricorda la triste sorte del collega Luigi Licari e che allo stesso modo non ha scusanti o giustificazioni ed i cui autori si sono rivelati solo che schifosi assassini. Non essere riusciti – fortunatamente – nel loro intento non cambia di una virgola quel che sono: uguali ai nigeriani che hanno ucciso, fatto a pezzi – probabilmente violentato – Pamela, uguali al militante forzanovista che ha sparato sui dei cittadini colpevoli di avere la pelle scura, nient’altro che vigliacchi ed infami che nascondono le loro malefatte dietro maschere e passamontagna che non meritano altro che il nostro disprezzo. Feccia della peggior specie indegna di fregiarsi del titolo di antifascisti ed identici a quelle squadracce ed a quegli estremismi che i collettivi da cui escono dicono di combattere.  

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Le fasi del soccorso al brigadiere malmenato dai manifestanti (collage da “il Giornale”).

Ed uguali sono quelli che, il giorno del ricordo delle vittime dei massacri titini, hanno deciso di sporcare quella che doveva essere una manifestazione di fratellanza in una orrida ostentazione di odio e violenza verso coloro che quei macelli li hanno vissuti: “com’è bello far le foibe da Trieste in giù” avrebbero cantato in coro i sedicenti manifestanti “antifascisti” radunatisi a Macerata per esprimere solidarietà alle vittime dell’attacco di Luca Traini: ad un atto terroristico di matrice razzista hanno risposto con l’incitamento ad una persecuzione di stampo etnico dimostrando di essere UGUALI a quel fascismo che sostengono di disprezzare, IDENTICI a quell’estremista contro cui si sono riuniti, CRIMINALI come lui, come gli assassini di Pamela, come quelli che hanno massacrato il brigadiere.

Nell’antifascismo, nella civiltà democratica e nella convivenza civile non c’è spazio per NESSUNA di queste persone, di questi estremismi vergognosi, di queste azioni e parole demenziali e fomentatrici di odio demente.

Quel che è sicuro è che non ho ricordi a mia memoria di una campagna elettorale costellata da tanta violenza. L’omicidio – di oggi la conferma che di questo si è trattato – di Pamela Mastrogiacomo sembra rappresentare un punto di non ritorno, una goccia che ha fatto traboccare il vaso, l’apertura del vaso di Pandora che ha causato l’esplosione di tensioni e di estremismi che bollivano da tempo. Con questi fatti, queste conseguenze e questi toni inizio a temere non tanto per il risultato delle urne quanto per quello che potrebbe succedere prima e dopo il voto.

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Grecia: due manifestanti si baciano di fronte il cordone della polizia.

Non possiamo sperare che le Guardie – cittadine come di stato – possano da sole mantenere il controllo di un paese che dimostra sempre di più di stare impazzendo: il compito delle forze di polizia è quello di reprimere il crimine, garantire l’ordine pubblico, assicurare la civile convivenza, ma il senso civico e l’integrazione sociale devono essere insegnati e garantiti dal buon confronto politico, dall’educazione alla socialità e da un welfare in grado di non seminare la nazione di sacche di degrado e povertà destinate a diventare culle di odio ed estremismi politici piuttosto che religiosi o perfino etnici.

E’ comodo lavare ogni colpa della classe dirigente – tutta – puntando il dito su una presunta incapacità delle questure, delle compagnie carabinieri e delle polizie municipali di controllare il territorio e prevenire – ognuno dove dove – il nascere di situazioni di degrado potenzialmente distruttive: la verità è che le guardie sono le prime vittime della totale inefficienza della macchina governativa e che, ormai, si è l’ultimo baluardo contro la completa anarchia.

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In tutto questo, cadiamo, veniamo massacrati, ma ci rialziamo e, almeno l’un l’altro, ci soccorriamo, ricordando alle canaglie che ci riempiono di insulti, sputi e bastonate che daremmo la nostra vita anche per proteggere la loro nel giorno in cui si trovassero soli, atterrati ed alla mercé di una banda di delinquenti.

Ma non possiamo farcela da soli, ed è ora che la politica lo capisca e riprenda quella responsabilità che ha ormai perso da decenni. 

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