Polizia di Stato · Polizia Locale

San Sebastiano tra dardi e bastoni

Ed un altro anno è passato. La festa di San Sebastiano, patrono della Polizia Locale, rappresenta uno dei primi eventi delle Guardie Cittadine, una sorta di capodanno posticipato, non di rado accompagnato da squilli di trombe e sempre più spesso da intere fanfare e marce.

Il nostro patrono trafitto dalle frecce rimane comunque la perfetta rappresentazione di una categoria che, di anno in anno, continua a venire messa al muro e sulla quale ogni arciere d’Italia, in particolare quelli con le stelle, con le fasce tricolore, chiusi in qualche palazzo ministeriale o in qualche agenzia statale, per tacere di quelli iscritti all’albo dei giornalisti, ritiene di poter scagliare dardi in completa libertà. 

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Il tiratore più convinto di questo inizio 2018 è l’ARAN, l’ente nazionale incaricato di mediare i dipendenti pubblici per i rinnovi contrattuali il quale, dopo aver preannunciato una bozza di contratto che vede cancellare ogni diritto per i turnisti – dai buoni pasto arrivano a negarci il riposo compensativo dopo il servizio in giorno  festivo, sostanzialmente levandoci una decina di giorni di riposo rispetto i dipendenti non turnisti – non ha nemmeno nominato la Polizia Locale, per la quale comunque si prevede un’area specifica, nel primo incontro coi sindacati dello scorso 17 gennaio.

La situazione è preoccupante perchè i sindacati che siedono a quei tavoli non sono i nostri rappresentanti diretti, ma bensì in massima parte quelli con un’iscrizione in massa da parte degli amministrativi, ed il terrore che si dimentichino per strada la piccola parte turnista e poliziesca delle loro tessere ci fa temere che saranno capaci di firmare mostruosità contrattuali che manco capiscono. Se poi andiamo a rileggere alcune dichiarazioni dette dai rappresentanti di tante sigle, viene davvero da fare domanda per andare ad aprire e chiedere le porte degli asili – tanto siamo lì – e rinunciare ad ogni speranza di un futuro dignitoso per le povere guardie.

Vedremo.

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Non il sindacato che meritiamo, ma quello di cui abbiamo bisogno.

Il 2018 è iniziato anche con l’ultimo dardo dell’ormai disciolto governo, in particolare con l’attuazione di uno degli ultimi atti della guerra personale tra l’ex ministro Madia e i dipendenti pubblici: dal 13 gennaio infatti, l’istituto della visita fiscale non solo viene modificato dando ai medici la possibilità di effettuare più visite nella stessa giornata, con tanto di incentivo economico ai dottori più passeggeri, ma viene esteso anche ai dipendenti a casa non per malattia, ma per infortunio sul lavoro, costretti a rimanere in attesa del sospirato controllo dalle 9 alle 13 e dalle 15 alle 18 (per i privati le ore sono invece  4, dalle 10 alle 12 e dalle 17 alle 19).

Possiamo dire che troviamo quest’ultimo punto ridicolo? Chiaro che colpire i fenomeni assenteisti che si creano certificati sulla fiducia da parte del medico privato sia un obiettivo assolutamente da perseguire, ma se si parla di infortunati INAIL, a che ricordo dal mio ultimo infortunio (2014, 40 giorni), le prognosi sono stillate proprio da medici interni all’INAIL e prorogati solo previa visita nei loro uffici. Se un medico “di stato” mi ha già diagnosticato l’inabilità al lavoro (che è diversa da una malattia, per inciso) per tot giorni, cosa me ne mandi un altro a controllare che sia vero? Poca fiducia nel primo? Inoltre, finché si parla di influenze è palese che l’uscita sia un po’ complicata, ma un dipendente che si fosse danneggiato un arto, magari consigliato proprio da specialisti a camminare a lungo, o costretto a riabilitazione, come cavolo fa? Chiama a domicilio il fisioterapista? Avverte qualcuno di ogni uscita chiedendo il permesso come fosse sottoposto a misure cautelari? 

Mi viene in mente il collega Licari, massacrato a colpi di casco e costretto ad una lunga degenza ospedaliera extra domiciliare: non basta decurtargli lo stipendio perchè non in servizio attivo, bisogna pure mandare qualcuno a vedere che effettivamente gli abbiano rotto la testa? Ma si rendono conto che oltre il danno – investimento, aggressione, caduta e chi più ne ha più ne metta – qui siamo alla beffa? Il collega infilzato da un delinquente con tanto di forcone, ci si augura ritenuto inabile per qualche tempo a passeggiare con pistola e verbali al fianco,  non può andare a farsi una passeggiata al parco? E’ più in carcere lui dell’aggressore (ovviamente già libero): a quando anche il divieto di ricevere visite che non siano quelle del medico fiscale? 

Appare fin troppo evidente il facile escamotage per raccogliere consensi di pancia sulla pelle degli odiati dipendenti pubblici.

Ce ne faremo una ragione, ma vogliamo ricordare ai geniali tecnici che hanno ideato questa idiozia che trattare tutto il personale alla stregua di pochi truffatori ottiene il bellissimo risultato di far sentire la gran maggioranza di dipendenti onesti trattati da delinquenti e, soprattutto se a casa ci sei per colpa di delinquenti – veri – la cosa non può non darti un minimo di fastidio. In particolare se sei una Guardia Cittadina e realizzi che le Forze Statali, con le quali condividi le qualifiche ed i rischi professionali, non sono soggette a questo regime di controlli. Bel dardo, questo, davvero.

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E’ invece notizia di ieri che, con una prima applicazione del famoso Decreto Sicurezza Urbana, il Ministero riaprirà alle Polizie Locali l’accesso al database del controllo veicoli rubati per il controllo immediato da remoto: parliamo di quel sistema che permetteva, tramite le telecamere di sorveglianza dei comuni, di vedere se le auto in transito fossero assicurate, revisionate o rubate: mesi fa il ministero aveva improvvisamente tolto quest’ultima possibilità, imponendo l’immissione di un codice agli accessi alla banca dati veicoli rubati. Attenzione però che mentre allora l’accesso era libero, ora sarà subordinato ad un accordo tra amministrazione e prefettura, quindi  lo strumento resterà soggetto al solito maledetto ed imperante potere sindacale di decidere se le telecamere – sia fisse che veicolari – serviranno solo a punire il povero signor Peppe che ha scordato la revisione al Volvo anni 80 con cui va a prendere il pane o anche a scoprire se  l’audi A6 che ha bruciato il semaforo guidata dal buon Vlatan sia stata magari rubata.

Ottima è comunque la notizia che questo primo decreto sarebbe propedeutico ad un secondo che dovrebbe dare le linee guida per l’accesso al ben più importante database del Sistema d’Indagine, vaso di pandora dei precedenti e dei provvedimenti di polizia: speriamo che almeno quello non sarà sottoposto al vaglio di qualche illuminato sindaco magari convinto che i propri agenti saranno più al sicuro se non potranno sapere che il citato Vlatan alla guida dell’audi A6 è in realtà ricercato o gravato da qualche pagina di precedenti penali.

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Buon San Sebastiano a tutti, sperando che il 2018 ci porti un minimo di indipendenza da chiunque pensi di poter giocare con la Polizia Locale come faceva Pavlov con i cani: a suon di vessazioni e scosse elettriche. Finora, sui programmi elettorali, salvo qualche sporadica apparizione bipolare – nel senso che qualcuno ci vuole ausiliari del traffico qualcun’altro nella 121 – nelle teste dei pentastellati, non si è visto nemmeno fare il nostro nome, il che, con le teste assetate di consensi che ci sono in giro e la mentalità comune verso di noi, non è forse nemmeno un male.

 

 

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