Carabinieri · Cronaca

Cieco bisogno di odiare qualcuno

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H. Langsdorff

Come molti articoli di A me le Guardie, anche quello di oggi parte con una storia: era la fine del 1939, e negli oceani come per terra si combatteva la seconda guerra mondiale. Dopo una scaramuccia con alcune unità inglesi, l’incrociatore tedesco Graf Spee, danneggiato, riparò nel porto uruguayano di Montevideo. Le convenzioni internazionali dicono – tutt’ora – che una nave di uno stato belligerante non può riparare in porti neutrali più di 24 ore. La Graf Spee ottenne, in virtù dei danni subiti, un supplemento di tempo fino 72 ore, ma la sua sorte era segnata: ancora in difficoltà, avrebbe dovuto affrontare la flotta inglese appena messo prua fuori porto. Per questo motivo il comandante, Hans Langsdorff, fece abbandonare la nave e, dopo alcuni contatti con lo stato maggiore tedesco, la affondò. Accusato di varie negligenze, nonché oppresso dal disonore di essere un capitano sopravvissuto alla propria nave, si suicidò nella notte tra il 19 ed il dicembre del 1939. Prima di spararsi il colpo fatale, si avvolse nella vecchia bandiera della marina da guerra del IIth Reich, disdegnando così la svastica della Germania nazista e rivendicando la sua origine di ufficiale della vecchia “Prussia”. 

Quella stessa bandiera è stata fotografata nei giorni scorsi appesa ad un muro degli alloggiamenti di una caserma dei carabinieri di Firenze, scatenando l’ennesima ondata di sdegno contro l’Arma e l’ennesima interrogazione parlamentare sulla condotta di una appartenente alle Forze di Polizia. Fa specie che dopo aver assistito ad un vergognoso victim blaming in occasione del presunto stupro di due studentesse, le quali sono passate da accusatrici ad accusate nel tempo di un incidente probatorio, si stia usando una bandiera per evidentemente spostare l’attenzione sociale verso un ben più innocuo militare in prova che ha avuto la leggerezza di appendere ad un muro non tanto una bandiera di uno stato che è stato nemico dell’Italia – cosa già non proprio bellissima da parte di un militare-  nel corso della Prima Guerra Mondiale, quanto una bandiera divenuta “stendardo” di diversi movimenti neonazisti.

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La bandiera incriminta

Perché, attenzione, è proprio qui che casca l’orso: se da un lato è vero che per la tragedia umana del capitano Langsdorff la bandiera incriminata potrebbe perfino suggerire un estremo rifiuto dell’ideologia nazista da parte di chi l’ha resa tristemente famosa, è anche vero che essa rappresenta una riconosciuta iconografia di estrema destra in quei paesi ove, essendo vietato per legge esporre simboli palesemente nazisti, i vari gruppi nostalgici hanno pescato a piene mani dalle effigi precedenti. E’ un po’ il discorso della Canzone del Piave: da veneto, se qualcuno mi desse del fascista nel sentirmela fischiettare, gli riderei in faccia, ma è innegabile che a livello culturale il mito del Piave è stato esaltato proprio da fascismo, e solo un ingenuo potrebbe pensare di cantarla senza venire preso per nostalgico. Allo stesso modo solo un ingenuo – od un ipocrita- potrebbe nascondersi dietro la storia della bandiera della kriegsmarine per sostenere di averla appesa come mero ornamento. 

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La bandiera usata nel contesto di una manifestazione neonazista.

A questo punto però non possiamo fare a meno di chiederci se valeva davvero la pena scatenare tutto questo mostro mediatico contro un ragazzo di 22 anni che, indipendentemente dalle sue simpatie politiche, altro non ha fatto che appendere una bandiera ad un muro: i muri di chi scrive, per fare un esempio, sono un tripudio di leoni di Venezia, bandiere di Feudalesimo e Libertà e poster di gruppi metal: non mi risulta di essere venetista, neonazista e nemmeno nostalgico di Carlo V e delle Crociate. Lasciamo stare la liceità o meno di fotografare l’interno di un alloggio di servizio – si è vietato fotografare installazioni militari, ma si parla di una stanza non di una postazione di artiglieria – ma pensiamo al perchè...per quale motivo scattare quella foto? Perché scatenare un putiferio contro una persona la cui unica colpa è, in realtà, essere carabiniere? Ci risponda l’autore dello scatto: avresti fatto lo stesso se avessi visto la medesima bandiera appesa in un alloggio universitario? In una camera di albergo? Ti sei chiesto prima di scattare quella foto se magari non fosse uno tra tanti cimeli di un collezionista? Daresti del nazista ad ogni rievocatore storico che si vestisse da tedesco della seconda guerra? 

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Rievocatori storici.

Pensiamo di no. al limite evitavi quell’ostello o cambiavi albergo, o magari facevi altre foto alla collezione ed alla rigorosità storica del rievocatore. Quello che ha scatenato una volontà vendicatrice è stata l’Arma dei Carabinieri, tra l’altro volontà ridicola visto che più che all’Arma i guai li hai dati ad un tuo coetaneo: ingenuità per ingenuità, pensavi davvero di dare una scossa al sistema, all’arma, al governo? Non sei arrivato da solo a capire che avresti ottenuto solo di far saltare la testa di un anonimo agente, di rovinare la vita di un ragazzo come te? Ti senti davvero fiero del risultato ottenuto? La gogna di uno che non conosci, che mai conoscerai, per la sola colpa di fare un mestiere che ti sta evidentemente antipatico? 

Perché se da un lato rifiutiamo le ridicole giustificazioni sulla scelta di esporre la bandiera incriminata, dall’altra siamo schifati dall’odio gratuito e dalla campagna che tale pezzo di stoffa ha scatenato, andando probabilmente a distruggere la carriera di un ragazzo colpevole di una leggerezza microscopica cavalcata sull’onda della guerra ideologica di certo giornalismo alle Forze di Polizia. 

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A me le Guardie confessa: abbiamo appesa una bandiera dell’Impero anche noi!

Da qui il titolo dell’articolo, tratto da “psicopatia”, bellissima canzone dell’ultimo album di quella fenomenale band che sono i Folkstone – italiani, anarchici, liberi come solo il rock sa essere – che al ritornello recita “cieco bisogno di odiare qualcuno per emergere”: ecco, tutto quello che sta succedendo attorno questa bandiera è puro bisogno di emergere cercando un capro espiatorio sul cui cadavere issarsi per farsi vedere. Su una leggerezza si sta creando un caso nazionale, magari oscurandone di ben più gravi, puntando ogni dito contro un carabiniere 22enne, quando c’è un’intera Luna di marciume e corruzione da combattere. 

Ma il problema, davvero, è la bandiera che è stata il sudario di un morto, appartenuta ad uno stato sconfitto, ora simbolo di un’ideologia morta e che non tornerà in auge solo perchè appesa all’anonimo muro di un alloggio?

Cominciamo a cercare la Luna, che per il dito c’è tempo. 

ameleguardie

 

 

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