Dietro le Guardie Cittadine c’è un grosso problema di ordine socio-culturale:

sociale quando si parla del rapporto della cittadinanza e delle istituzioni coi Corpi di Polizia Locale, vituperati, insultati e denigrati ormai ad ogni livello, dalla quotidianità ai mass media fino ai testi scolastici ed ai mezzi di comunicazione di massa: gli ultimi esempi? Nell’ultima serie TV Coliandro, ottima peraltro, in ogni puntata abbiamo una scenetta tragicomica in cui due “vigili” risaltano per incapacità, idiozia e banalità, con tutto il corollario di luoghi comuni grotteschi sui modi di fare, la preparazione, le attività di istituto e le capacità. Il culmine nella quarta puntata, in cui si vedono queste simpatiche maschere pretendere di verbalizzare per eccesso di velocità un ispettore della Mobile impegnato in un inseguimento durante un allarme bomba – come non venisse comunicato anche alla Locale – e finire trascinati via da altri poliziotti all’ordine “Fatemi sparire Babbo Natale e Biancaneve”. Fa ridere che su Coliandro vi è un uso estremamente ridotto di auto e divise della Polizia di Stato in quanto il Ministero dell’Interno non ha mai autorizzato l’utilizzo dei colori e delle uniformi, viene da chiedersi se chi ha autorizzato – ed addirittura fornito – divise e veicoli della Polizia Municipale di Bologna si sia degnato di leggere il copione. Un altro esempio viene da un libro per scuola per bambini, dove viene mostrato un “vigile” che “inamovibile” multa una vecchietta, minacciandola di raddoppiare l’importo – cosa che non si può ovviamente fare arbitrariamente – e che subito dopo commette un errore e causa un incidente. Fin da piccoli, insomma, gli italiani sono abituati che siamo dei noiosi legulei, dei potenziali sceriffi del quartierino capaci solo di togliere soldi ai vecchi, degli incapaci che ostacolano il traffico o generano direttamente pericoli.

Da qui deriva il problema culturale nostro, quello di una categoria incapace di trovare una sua unità di progetti ed intenti, non solo a livello sindacale, ma anche e soprattutto pratico su strada, e così di fronte operazioni anti microcrimine, arresti in flagranza, anche fuori servizio o in pausa, sgomberi, interventi antidroga, tutela fasce deboli, indagini delegate ed ennesime chiarificazioni giuridiche sul nostro status di polizia, vediamo bandi aperti ai disabili, sentenze allucinanti di assoluzione verso chi ci aggredisce e l’esclusione dai benefici pensionistici dovuti dalle categorie professionali usuranti, cui però sono stati ammessi tutti i lavoratori turnisti, infermieri di reparto compresi, ed ovviamente gli appartenenti alle Forze di Polizia Statali!

Pare chiaro che in Italia vi è un grosso problema di identità per una categoria di operatori di polizia e che l’accanimento con cui questo problema si presenta denota una situazione che non esitiamo a definire Mobbing di Stato e Stalking Sociale, la cui conseguenza la totale Depressione Professionale degli agenti, visibile in ogni singolo contesto di categoria, sia esso informatico o reale.

Le soluzioni? Al momento poche. Quel che è certo è che il SulPl, che si definisce il nostro sindacato di categoria – e forse lo è davvero – ha indetto uno sciopero con conseguente manifestazione il 27 novembre prossimo a Bari, di fronte il sindaco De Caro, presidente dell’Associazione Nazionale Comuni Italiani, per chiedere un nuovo contratto di natura pubblicistica – il rinnovo contrattuale del comparto Enti Locali è in discussione questi giorni – il rientro tra le categorie usuranti, la parificazione di qualifiche, strumenti e formazione alle Forze di Polizia dello Stato. Peccato che in contemporanea un’altra falange sindacale, l’USB, vada dicendo che dobbiamo tutti essere parificati agli impiegati comunali e rivendicare le nostre origini – peccato che i Vigili Urbani avessero un comparto separato e un’organizzazione militare fin dal secolo scorso, quindi questi manco sanno cosa dicono – e i confederali CGIL CISL e UIL vadano agli incontri con l’ARAN da soli, rivendicando da un lato tutele e strumenti, dall’altro perorando la causa di un contratto privatistico: insomma, i nostri sindacalisti non sarebbero in grado nemmeno di mettersi d’accordo per decidere il condimento di una pizza famigliare, figurarsi il destino della categoria.
Le idee di minoranza, infine, di piccoli gruppi di colleghi che cercano di organizzarsi in questo nulla istituzionale, ripercorrono essenzialmente due strade: la prima andare di persona dai parlamentari o farsi direttamente eleggere in Parlamento per perorare la causa di una riforma che parta dalla base senza passare per sindacati o peggio per sindaci, la seconda di abolire le Polizie Locali e chiedere il passaggio degli operatori in una nuova specialità della Polizia di Stato – la Polizia di Prossimità – creando quindi un nuovo comparto interno alla Questura, esattamente come la Polfer, la Polaria, la Stradale e gli altri reparti.

Come A me le Guardie, pur restando fedeli alla memoria storica delle Guardie Cittadine e ritenendo che i corpi di Polizia Locale non siano secondi a nessuno – e lo abbiamo dimostrato più volte – e che pertanto sia criminale pensare di cancellarli dalla faccia istituzionale italiana, siamo anche consapevoli che questa situazione di poliziotti mezzi impiegati, di operatori selezionati e formati in modo diverso da regione a regione – se non comune a comune – armati o meno in base le correnti politiche locali, impiegati a fare divieti di sosta un giorno e quello dopo a sgomberare palazzi occupati o presidiare piazze della movida, obbligati ad operare senza accessi ai database ministeriali, costretti quini ad un becero servilismo anche solo per avere i precedenti di un fermato, spesso demotivati dalle stesse amministrazioni e dalla magistratura che a volte sembra applicare pesi e misure diverse se una cnr proviene da una Polizia Locale piuttosto che da una Statale...immersi peraltro in un clima di odio e di contestazione popolare dovute alla totale ignoranza della società su ciò che facciamo quotidianamente al suo servizio…sia una situazione cui va posto assolutamente rimedio entro la fine della legislatura.
a queste condizioni, meglio scomparire.
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Purtroppo la situazione è tragica.
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Il dramma è che senza azioni eclatanti, non si va da nessuna parte. Ho le lacrime agli occhi ripensando a Roma, quando i colleghi con azione forte hanno disertato la notte di capodanno. Poi vedere un Sindacalista, balbettante e timoroso, che anziché dire “si lo abbiamo fatto di proposito e siamo pronti a continuare”, accampava scuse che non volevano sentite. Questo siamo. Meglio provare a cambiare mestiere trovando qualche cosa meglio pagato. Mi viene solo da piangere.
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scusa dimenticavo, ottima penna e verità assoluta. Grazie per i tuoi commenti e articoli pregnanti e indiscutibili
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