E si parte. Di nuovo. Lo zingaro della Polizia Locale. Il Don Chisciotte delle Guardie Cittadine, con la differenza che io vedo benissimo il mulino e mi ci lancio contro senza nemmeno la scusa di prenderlo per un gigante malvagio. Il Crociato del Nord alla ricerca di una Terra Santa che lo soddisfi professionalmente e personalmente. Perché un 30enne dovrebbe scegliere di cambiare nuovamente comune e comando, peraltro allontanandosi da quello di origine – specie considerando quanto è legato alle sue radici – e ricominciando da zero per la…settima volta?
Beh, intanto, perchè no? Il titolo del post riprende una canzone meravigliosa del mio gruppo preferito e, a dirla tutta, racchiude la mia filosofia di vita, se non c’è un motivo per restare, cogli l’attimo, “carpe diem”, dicevano i latini, ed io, ironicamente, aggiungo, “prima che diem carpi te”. Che è come dire che chi dorme non piglia pesci. Ed io qui dormo. Non professionalmente, sia chiaro, ma personalmente. Ho bisogno di una scossa, di una, per citare un’altra canzone dello stesso gruppo, scintilla.
Ed allora bagaglio in auto e avanti, si cambia comando, per la prima volta con la possibilità di decidere io se alla fine del periodo di prova sarò contento di dove sono finito o meno. Per affrontare un nuovo modo di lavorare, quello migliore d’Italia, a quanto ne so, e anche per questo ho accettato: non sono stato chiamato da “un comando”, ma “dal” comando dove volevo andare fin da quando ho fatto quel concorso, e se avessi rifiutato solo perchè “lontano o stupido” muoversi ancora, sarei rimasto l’intera vita col dubbio di essermi perso quella professionalità e quell’ambiente da sempre guardato come obietto e quelle persone che ho voluto prendere ad esempio. In fondo quel che sono stato costretto a fare da precario non fa testo, perchè il precariato è per definizione un momento transitorio in cui non si ha alcuna voce in capitolo.

Di nuovo allo sbando, si diceva, nell’oceano delle Guardie Cittadine, sballottate nuovamente dai flutti e dalla tempesta, spezzate da diecimila proposte, centomila visioni e ben poca concretezza, spesso foriera di pessime notizie. Se da un lato abbiamo la Cassazione che nuovamente conferma la nostra piena qualifica di Pubblica Sicurezza, zittendo per l’ennesimo volta le figure cancerogene che continuano a blaterare su una sua “ausiliarietà” che ci metterebbe al di sotto delle altre Forze di Polizia, dall’altro le delusioni dovute al nuovo indirizzo ARAN che non sembrerebbe lanciato alla tanto attesa parificazione contrattuale alle già citate Forze Statali, completamente abbandonati dai Sindacati che, a fronte della proposta di una nuova manifestazione a Bari il 27 novembre prossimo, non sembrano tuttavia in grado di dare una forma unitaria alle nostre rivendicazioni e tanto meno di tutelare in maniera tangibile la nostra tanto vituperata figura, nuovamente esclusa dalle categorie usuranti – cui figurano badanti, maestre, operatori ecologici – e relegata a mera comparsa nelle cronache locali anche quando impegnata in operazioni di alto livello.
L’ultima idea, proposta da qualche collega su facebook, sarebbe quella di accorparci alla Polizia di Stato come nuova specialità: dopo la proposta di eleggere alcuni di noi al Governo così da avere una rappresentanza diretta alle Camere, oggi si passa a cancellarci definitivamente e farci diventare parte – minoritaria – di altro comparto. Insomma, non piacciamo nemmeno a noi stessi. Certo, saputo che esistono concorsi per la nostra figura con posti riservati ai disabili – ne abbiamo già parlato e ricordo che anche io avrei voluto fare il pilota di aerei, ma… – viene da dare ragione a chi pensa di eliminarci. E che nessuno osi vedere qualche attacco ai diversamente abili in queste righe e magari pensi di utilizzarle per denigrare A me le Guardie in qualche micro gruppo di dinosauri professionali. Comunque, lo sapete, non sono tipo da aspettare che qualcuno manovri il timone per me – ci han provato proprio di recente ed è uno dei principali motivi per cui me ne vado- quindi, in questa tempesta di pareri e di idee, tanto forte nel distruggere le assi della nostra nave quanto incapace di spingerci verso terra, cerco di entrare in nuovo porto dove ho sentito dire che si può essere fieri di se stessi anche se si è deciso di approdare in attesa che la tempesta si plachi: in fondo, il vero marinaio sa quando non è il caso di sfidare il mare.

Dopo aver aperto con Prua contro il Nulla, vi saluto tutti con Scintilla, sperando che il nostro impeto diventi dinamite e travolga la nostra fatica, permettendoci di prendere il posto che ci spetta, la dignità che ci siamo guadagnati, le tutele e i riconoscimenti che, nonostante tutto, meritiamo. Possibilmente senza venire smistati in altri corpi, ma acquisendo uno spirito nostro.
Io credo in una PL regionalizzata, con competenze specifiche al servizio delle comunità locali ma non dipendenti dal Sindaco, plurinquisito , di turno
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