La pentola bolle. Non è solo una pentola sociale, ma addirittura epocale. Il mondo corre più veloce del sistema su cui ha voluto basarsi, i governi non stanno dietro alle nuove tecnologie e le leggi non tengono il passo con la loro diffusione, esattamente come la Polizia Locale fatica a stare dietro tutte le novità, professionali e non, che la stanno investendo. Piaccia o non piaccia ai critici della politica, l’attuale squadra governativa ed in particolare il Ministro Minniti hanno modificato la Polizia Locale in un anno più di quanto lo abbiano fatto i loro predecessori in 30. Non si è trattato solo di reintrodurre la causa di servizio o di scrivere in qualche circolare che da questa estate compete ai Sindaci la gestione della sicurezza preventiva ai grandi eventi, si è trattato di cristallizzare, normalizzare, in tutti i sensi, situazioni già esistenti: scrivere, su circolari ministeriali, che le Guardie Cittadine devono essere presenti agli eventi, devono lavorare nelle 24 ore, devono garantire un presidio territoriale, devono occuparsi della sicurezza stradale nelle aree urbane non è semplicemente “travestire” attività di ordine pubblico con “viabilità” o “scoprire l’acqua calda”, come rimarcano quei colleghi che lavorano in realtà dove il servizio nelle 24 ore e di pubblica sicurezza sono routine da anni, ma è stravolgere il concetto di questo tipo di servizi all’interno della categoria dei poliziotti locali. Fino a questa estate, qualsiasi detrattore della nostra figura e della nostra evoluzione poteva attaccare questi comandi “esagerati”: era facile dire che “fare 24 ore e 365 giorni” è un di più, un’eccezione, una cosa non richiesta, sostenere che “la sicurezza era di altri” fino a berciare insulsaggini sulle soste, le scuole e le “cose per cui siamo nati”, sottolineando come chi vi andasse oltre fosse un’anomalia o direttamente un errore di “esaltati che hanno sbagliato concorso”.

Cari colleghi volete capire l’importanza delle ormai ben note circolari? Volete capire la portata che hanno? Noi, quelli sbagliati, quelli che esageravano, i Rambo della categoria, noi che ci siamo addestrati congiuntamente le altre Forze di Polizia, noi che lavoriamo dalle 20 di Sabato alle 02 di Domenica e nelle festività, noi che abbiamo la pistola e lo spray, noi che facciamo sicurezza urbana e portiamo il cane antidroga nei parchi, noi che rileviamo gli incidenti mortali e controlliamo veicoli stranieri e autotrasporto, da due mesi siamo gli unici in regola con quanto il paese chiede alla Polizia Locale. Non siamo più gli esagerati, gli esaltati, quelli “che danno più di quanto viene chiesto”, ma gli unici a garantire quanto voluto. Un rovesciamento di prospettiva che impone a sindaci e comandi di adeguarsi a quanto disposto ed a formarci ed equipaggiarci al top, nell’ottica di una polizia moderna e destinata ad essere sempre più presente nella quotidianità.
E se da un lato chi crede di poter fermare tutto questo mi ricorda quello che tentava di fermare un toro tenendolo per la coda, dall’altro bisogna ammettere che i nostri rappresentanti sono stati quelli meno capaci di tutti di adeguarsi alle novità, capaci, al più, di lanciare comunicati di mediocre efficacia, scoordinati, molti puntati ad un improponibile ritorno indietro – come se il Ministero cambiasse idea per gli scritti di un sindacato di cariatidi che porta il nome di un device portatile – e quasi nessuno a tentare di chiedere in maniera univoca COSA ci serve per poter rendere al meglio, a partire dall’equipaggiamento, completo ed obbligatorio in tutta Italia, fino alla contrattazione, che deve tornare ad essere pubblicistica e che deve riconoscere la specificità delle Guardie Cittadine rispetto qualsiasi altro dipendente locale, esattamente come viene riconosciuta la specificità delle Polizie di Stato rispetto gli altri dipendenti pubblici.

Nell’attesa che i nostri rappresentanti ufficiali si sveglino dal tepore – o finiscano di capire come poter sfruttare a proprio vantaggio la realtà prima di affrontarla – fioccano le iniziative dei singoli, le idee dei piccoli, creando un puzzle di progetti, associazioni e piani formativi e legislativi, molto spesso affiancati da associazioni preesistenti che per la prima volta si avvicinano alle Guardie Cittadine e che fino ad oggi avevano preparato solo agenti statali o privati. Nomi come Area Safe, IPA, Eupolis ed Anvu sono affiancati da tante altre realtà nate dalla volontà e dall’intraprendenza di colleghi di altissimo livello e grande preparazione: la Foxpol, ormai voce primaria della formazione per operatori di Polizia Locale, è la più famosa di queste associazioni di colleghi per colleghi, ma non possiamo dimenticare il bellissimo percorso della Apollo, o la giovane ed attivissima Associazione Agenti ed Ufficiali di Polizia Giudiziaria, tutti nomi ormai ben noti a chi tiene ad una formazione professionale completa e continua.
Mentre il panorama formativo è, come vediamo, più attivo che mai, quello normativo latita, e, a parte poche proposte di singoli che proponevano a gruppi di categoria la loro “personale” riforma, o la battaglia di isolati blog come questo o il Movimento Polizia Locale del collega Fabrizio Caiazza non abbiamo visto altre idee concrete, almeno fino alla recente nascita del progetto “La Voce della Pl in Parlamento”. Di cosa si tratta? Dell’idea di due colleghi, Francesco Patamia (Reggio Calabria) e Vincenzo Macirella (Minervino Murge – BT), i quali da poco più di un mese portano avanti sui social la loro idea di un “collettivo per la Polizia Locale” che abbia come scopo candidare e far eleggere in Parlamento un certo numero di operatori di Polizia Locale in modo da avere all’interno del Governo persone che sappiano cosa vogliamo, sappiano chiederlo e sappiano ottenerlo, liberi da logiche di partito o da vincoli: la base elettorale? Noi stessi, noi 60mila Guardie Cittadine e i voti indotti – famigliari e conoscenti che potremmo votare – letteralmente – alla causa.

Fermo restando che A me le Guardie ritiene che il nodo della Riforma, o meglio, della riorganizzazione, della Polizia Locale vada affrontato ora e non dopo le elezioni, e che sia dovere preciso di questo governo, nei prossimi sei mesi, di promulgare tutti i decreti necessari a rendere applicabili quelli già promulgati e le relative circolari attuative, riteniamo che lo sforzo dei colleghi, premiato con più di 2mila adesioni alla pagina facebook nel primo mese di vita del progetto, meritasse di venire citato in mezzo tutte quelle realtà, locali e non, che stanno lavorando per portare avanti l’onore e la dignità delle Guardie Cittadine, spesso malvisti in primis da coloro che avrebbero dovuto farlo senza bisogno che nascessero così tante iniziative singole.
Chiedo scusa e mi rivolgo alla redazione o amministratori, perché non avete nominato nel vostro articolo che esiste un gruppo, con 1000 aderenti, che chiedono come piattaforma minima, la regionalizzazione della PL. Gli stessi proponenti del gruppo “Polizia Locale a coordinamento regionale”, inoltre, hanno proposto al M5S la legge da sottoporre in Parlamento. Vorrei chiedere agli amministratori o a chi scrive, di esprimersi in merito a questa idea con i principali punti cardini che sono: regionalizzazione con Comandi provinciali (medesima formazione e spirito di corpo), Polizia con ambiti ben definiti al servizio delle comunità ed enti locali, PG nel ambito delle materie individuate, Equiparazione contrattuale e funzionale alla PS (121/81).
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Non sapevamo del gruppo, della proposta ho sentito parlare e francamente le basi di un articolo sarebbero che:
1- la polizia regionale richiede un intervento a livello costituzionale.
2- l’ingresso nella 121 anche, anche se più facilmente aggirabile.
3- la pg nelle materie individuate è una follia giuridica, e se becco il reato non individuato? Tiro dritto e amen. Un cardine delle polizie, in italia, è qualifiche senza limiti e competenze prioritarie. essere l’unica polizia a competenza monca è l’ultimo dei nostri bisogni.
Comunque è in programma nel medio periodo un altro articolo di carattere meramente politico che tratterà questi aspetti.
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Caro VxVigile
Vorrei dare qualche spunto, spero interessante, per il vs prossimo articolo. Qualche precisazione. La nostra costituzione, all’articolo 117 secondo comma lettera H, demanda alle regioni la polizia amministrativa locale. Probabilmente più che norma costituzionale, ci vorrebbe una norma di coordinamento. Nulla vieta, con legge ordinaria, di regionalizzare una forza di polizia a giurisdizione (magari anche nazionale – dura) regionale. Per quanto riguarda l’inciampo su reato al di fuori di quella competenza specifica, nessuno vieta di avere una norma di chiusura che consenta di agire. Chiariamo alcuni concetti, Oggi esistono oltre 8000 campanili e circa 6000 comandi e servizi, sparsi per l’Italia. È pensabile, secondo voi, una riforma che preveda 6000 comandanti? È pensabile una polverizzazione della locale come è adesso? È un assurdo logico. Ancora, è pensabile la nazionalizzazione della PL, magari! Ma penso di no, troppe forze attorno alla stessa torta. Perché regionalizzazione e materie specifiche? Perché è ottenibile, razionale ed efficiente. Coinvolgere le finanze dei comuni assieme alle finanze delle regioni è probabilisticamente più ottenibile. Cosa si otterrebbe con la regionalizzazione: 1 medesima formazione sul territorio regionale con comandi provinciali e stazioni o commissariati (o ciò che ritenete opportuno) sul territorio della regione; 2 scuole o accademie di formazione e pertanto spirito di corpo che ad oggi manca; 3 competenze specifiche, CDS, annona a tutela del consumatore, reati da individuare e quanto altro il legislatore e la categoria ritiene di poter affrontare. La specializzazione eviterebbe, quello che succede oggi, ossia lo fanno tutti non lo fa nessuno! Niente vieta di avere norme di chiusura che quando si inciampa su un reato diverso obblighi l’intervento; 4 vogliamo mettere anche OP perché no. Questo significherebbe il far venire meno molte critiche degli “amici” delle altre forze di polizia, che ostacolano coscientemente la nostra agognata riforma. Ricordiamoci che 20 regioni o venti comandanti regionali si coordinano meglio, a livello nazionale, di 6000 generali e generalini. La discussione è se questa idea piace o no ai colleghi ma non la sua fattibilità. Ad oggi è l’unica soluzione che ci sottrarrebbe dalle catene della politica del bottegaio di turno, dandoci una indipendenza lavorativa, sicuramente non assoluta, ma che rinverdirebbe la nostra credibilità istituzionale. La Forestale Regionale Sarda che è un eccellenza, è da oltre vent’anni nelle procure, la sua competenza è specifica i loro stipendi meglio dei nostri è vi assicuro che quando inciampano nelle coltivazioni di marijuana fanno molto bene il loro lavoro.
Gentile redazione, spero di aver dato qualche suggerimento in più per il vostro prossimo articolo.
Cordialmente Gianni
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