Continua il teatrino che da mesi sta impegnando non solo il Ministero dell’Interno, le Forze di Polizia Statali e Locali, ma anche questo mio spazio di condivisione. La situazione è chiara a tutti: l’Europa è attraversata da un certo numero di pazzi delinquenti più o meno preparati ed addestrati che hanno capito quanto è semplice ammazzare qualche decina di civili lanciandosi con un’auto contro una zona pedonale, ottenendo quindi con un veicolo quello che non riescono a fare con mitra e bombe, semplicemente perchè non sanno usarli – vedasi in Spagna dove l’Imam è esploso assieme agli ordigni fatti in casa – e perchè sono strumenti che non puoi noleggiare via internet, cosa che invece risulta semplice da farsi con un furgone. L’estrema semplicità di tali attacchi, inoltre, permette a diversi “cani sciolti” di agire in perfetta autonomia senza stare a preparare a lungo il proprio piano o coinvolgendo terzi, diminuendo così il rischio che i servizi di intelligenze possano prevenire l’attacco. Se a questo aggiungiamo l’eccessivo garantismo della legge – italiana e comunitaria – che sostanzialmente impedisce salvo prove certe di incarcerare dei sospetti estremisti, capiamo come il pericolo del cane sciolto, dell’attentatore solitario con mezzo proprio e coltelli presi dal coltello di casa, al limite con una bomba o una pistola artigianali, sia ad oggi molto più concreto di quello di bande organizzate con kalashikov, che trovano sicuramente terreno fertile in Francia, terra di immigrati di terza/quarta generazione con un loro sottobosco criminale dove equipaggiarsi.

In tutto questo il Ministero dell’Interno ha con ben due circolari recentissime precisato che, se da un lato la parte investigativa e di intelligence non può che spettare agli eccellenti reparti statali, formati da 40 anni di terrorismo eversivo, per il contrasto immediato ai lupi solitari è necessario il contributo dei sindaci e delle Polizie Locali, sia per la loro spiccata conoscenza del territorio e delle persone – ricordiamo che in casa della gente a dare la residenza ci andiamo noi – sia per la classica attività di presidio territorio ed in particolare aree urbane e pedonali.

A me le Guardie lo ha già detto e lo ripete, un servizio a piedi lungo una strada sarà sempre un servizio appiedato, non diventa da “reparto speciale” se lo si fa dopo che un demente ha detto “bombarderemo quella strada” o se invece che in giacca ed in cravatta si è in tuta operativa, ed allo stesso modo un servizio di piantonamento alla transenna non diventa antiterrorismo solo perchè, se fino a ieri consisteva nel reindirizzare la “signora Maria” che si era persa o sanzionare il furbo “signor Antonio” che era entrato in ZTL, oggi potrebbe arrivare pure il “foreign fighter” a lanciarsi con la macchina sulle transenne, rischio che c’è sempre stato anche con ubriachi e prepotenti vari: proprio il sottoscritto ha dovuto estrarre l’arma per impedire ad un italianissimo cafone di investirlo dopo avergli intimato di fare un giro largo ed ottenendo in risposta il dare gas puntandogli il mezzo dritto contro.
Alle richieste del Ministero dell’Interno parte della categoria ha deciso di fare spallucce e trincerarsi dietro i ben noti piagnistei da impiegati con pistola: “non ci compete, non vogliamo, non dobbiamo”, e purtroppo anche solo una persona che esterni certe opinioni in un social network ottiene il bellissimo risultato di dare l’impressione che noi Guardie Cittadine si sia una sorta di “maestrino” sempre pronto a riprendere e sanzionare il cittadino che sbaglia, ma inadeguato, incapace e soprattutto disinteressato ad assicurare un vero servizio di sicurezza, e sono proprio questi sproloqui che generano articoli vergognosi come quello che potete leggere su La valle dei Templi, ove, parlando dei colleghi impegnati a gestire i citati blocchi stradali, il redattore pensa bene, invece di ringraziare gli operatori che mettono a rischio la propria vita, di dubitare delle loro capacità e della loro preparazione: si tranquillizzi il giornalista che anche Polizia e Carabinieri risentono di un addestramento scarso, spesso demandato alla sola buona volontà degli operatori di partecipare, in ferie e di tasca propria, a corsi organizzati interforze.

Lasciando stare i piagnistei e gli insulti dei quotidiani, è invece un onore vedere come in gran parte del paese la Polizia Locale sia rispondendo in modo estremamente positivo alle richieste, addirittura con la partecipazione di due nostri colleghi, grandi esperti di falso documentale, alle indagini che hanno portato alla cattura di un cittadino albanese in possesso di una carta d’identità contraffatta da parte della polizia spagnola in queste ore di fremente caccia ai terroristi in terra iberica: Alessio Bove – della Polizia Locale di Brescia, e Simone Vessia, in servizio a Bari, esperti di controlli su veicoli internazionali e falsi documentali, contattati dalla Policia Local di Marbella, hanno infatti permesso di riconoscere un documento rubato in Italia nel 2014 col quale il soggetto, con precedenti per furto e scasso, cercava di celare la propria identità. Nel resto del paese, vediamo invece come, da Milano a Palermo, i colleghi siano sempre più presenti sia nel presidio degli accessi a luoghi di aggregazione ed eventi, sia nelle operazioni interforze anche serali e notturne, con un potenziamento dei servizi peraltro richiesto più volte dallo stesso Ministero e ribadito con le ultime disposizioni.

Fatti, questi, che dimostrano come sempre di più la Polizia Locale MERITI, nonostante la presenza di qualche nemico all’interno della stessa categoria, di venire assimilata alle Forze di Polizia dello Stato senza che si rischi di generare i tanto temuti conflitti di competenze, ma andando anzi a saldare le maglie della corazza che protegge le nostre città. Per questo è un piacere vedere come il sindacato SULPL, cui speriamo si accodino rapidamente gli altri, abbia deciso di spingere decisamente sulle richieste di riforma del comparto, di cui riportiamo, per l’ennesima volta, i punti fondamentali:
- Nuovo contratto di natura pubblicistica, così da uniformare il salario proporzionato al servizio e soprattutto tutelando gli agenti dal totale controllo della politica locale, sorpassando amenità come i precari di polizia e le tabelle degli obiettivi.
- Dotazioni complete ed obbligatorie – giubbotti antiproiettile, sfollagente, armamento individuale – per tutti gli operatori di Polizia Locale in possesso della qualifica di Pubblica Sicurezza, con estensione delle qualifiche di polizia nelle 24 ore e del porto dell’arma in tutto il territorio nazionale, assimilandoli alla richiesta del Ministero fatta agli operatori di polizia -tutti- di circolare armati fuori servizio.
- Formazione ed addestramento obbligatori e congiunti alle altre Forze di Polizia (disposizione dell’ultimo Decreto Sicurezza attualmente inattuata).
- Parificazione delle tutele giuridiche, previdenziali e pensionistiche, anche in caso di ferimento o decesso in servizio, nonché delle indennità, alle Forze di Polizia dello Stato.
Tutto questo da farsi DI URGENZA appena ripresi i lavori parlamentari e nell’ottica di una futura nuova legge sulla Pubblica Sicurezza che sostituisca la ormai obsoleta legge 121/81, abroghi la ancor più inadeguata legge 65/86 ed unisca tutte le Forze di Polizia, statali e locali, sotto un unico quadro legislativo, come si vede nei paesi europei a noi più affini, ovvero Francia e Spagna.
L’alternativa a quanto chiesto è quella di fare contenti i “colleghi del piagnisteo”:

levateci le qualifiche, levateci le armi e metteteci a far attraversare i bambini, sanzionare cani senza museruola e misurare plateatici, consapevoli però che in questo caso saremo costretti a chiamare in soccorso le Polizie dello Stato ogni qual volta un trasgressore rifiuti di darci i documenti: siamo seri, sappiamo tutti che questa soluzione darebbe solo nuovi problemi e che, dopo i citati decreti legge, le note ministeriali e le richieste fatte dalle singole questure/prefetture, sarebbe un passo indietro totale nel tipo di servizio dato e che si vuole venga mantenuto dalle Guardie Cittadine.
Oppure, dulcis in fundo, aboliteci e date a chi ha le capacità e la mentalità l’opportunità di passare nelle Forze di Polizia statali, perchè la professionalità di persone come Alessio Bove non deve assolutamente essere penalizzata per stupide lotte di cortile, inimicizie tra forze, inadeguatezze personali di taluni colleghi che per primi non hanno rispetto per la nostra figura.

Un pensiero riguardo “Guardie Cittadine tra transenne ed antiterrorismo”