Si sa che in Italia, al di là delle storielle che ci propinano all’università, la legge DOVREBBE essere uguale per tutti: nei fatti, invece, è ben diversa da caso a caso ed in particolare quando si parla di Polizia Locale la presunzione, invece che essere di innocenza, è di colpevolezza, e non è una semplice presunzione, ma una certezza inappellabile ed una condanna preventiva.

Non riusciamo a spiegare altrimenti – se non tirando in ballo teorie complottistiche – la decisione di rimuovere dal comando della Polizia Locale di Milano il dottor Antonio Barbato a seguito la diffusione di certe intercettazioni – che non andrebbero diffuse e anzi se non inerenti il caso andrebbero distrutte, ma ripeto, non parliamo di complotti – che lo hanno visto coinvolto con un sindacalista a sua volta in odor di collusione con la criminalità: in tutto questo il Comandante non risulta indagato, ed è davvero curioso vedere come, nel paese ove determinate persone rimangono in carica fino a sentenza di Cassazione, se guarda caso si SENTE come persona informata un dirigente della Polizia Locale, ecco che questi ha commesso “una sciocchezza” e diventa improvvisamente incompatibile col proprio ruolo.

Barbato, 35 anni in divisa, proveniente e cresciuto nei ranghi della Locale milanese, ha continuato la corsa tecnologica che ha contraddistinto il Corpo e supervisionato alcune importanti operazioni di altissimo livello – viene in mente il caso Amri – viene immediatamente sostituito, spogliato delle qualifiche e della giubba per venire messo a dirigere un ufficio che si occupa di territorio, e nel tempo con cui al sottoscritto viene comunicato un cambio turno ecco arrivare il dottor Marco Ciacci, che cambia la giubba della Polizia di Stato con quella tanto vituperata della Polizia Locale: dirigente del Commissariato Mecenate e responsabile della sezione Polizia Giudiziaria presso il Tribunale, prende le redini delle circa 3mila Guardie Cittadine di Milano, nominato direttamente dal Sindaco Beppe Sala, che con questa strategica mossa ci fa capire in primis quanto rispetto e fiducia ha dei funzionari della propria Polizia Locale, ed in secundis quanto rispetto e fiducia ha in generale sui propri agenti.

Perché “Un poliziotto alla corte di Re Artù”, ovviamente col bisogno di sottolineare come il “poliziotto” vada a dirigere – battutone – i “Vigili Urbani”, giusto per non rimarcare presunte differenze di mestiere, soprattutto se proveniente da “quella polizia” che ha rivolto non pochi attacchi contro presunte “sovrapposizioni” delle Guardie Cittadine ai compiti delle polizie “statuali” – come si sono definiti – non può non darci l’impressione di essere “sotto controllo” o, peggio ancora “tenuti d’occhio”, birichini biricò, affinchè non si vada a fare troppo rumore, si rimanga nelle nostre limitatissime competenze – edilizia e urbanistica, ambiente, commercio, annonaria, polizia mortuaria, TSO, viabilità urbana, randagismo, igiene e sanità degli alimenti, piena funzione di Polizia Giudiziaria e di Pubblica Sicurezza in capo agli agenti ed Ausiliaria di Ordine Pubblico in capo al Corpo – e guai se osassimo pretendere di affiancare il nostro nome a quello ben più blasonato della Polizia e basta, quella vera. La conclusione, spiace dirlo, è che qualcuno sembri voler dire “state al vostro posto” e ci abbia pure mandato chi si assicuri lo si resti, in ogni caso con un vero e proprio atto di disprezzo nei confronti delle decine di funzionari interni al Comando perfettamente in grado di prendere in mano la Dirigenza del comando.

Quello che vorremmo capire è che SE è possibile che un Funzionario della Questura venga nominato temporaneamente Comandante della Polizia Locale – e guai a solo immaginare l’opposto – per quale motivo non si pensa che si potrebbe direttamente eliminare l’inutile carrozzone politico delle Guardie Cittadine ed inglobarlo nella Polizia di Stato che con tanta magnanimità manda qualcuno “a metterci in riga” già adesso? Se non vi è alcun problema a mandare un Funzionario a dirigere “quelli delle soste, della viabilità, della safety e del commercio” perchè non prendere direttamente gli agenti e metterli in seno una organizzazione più grande e – ci viene spiegato di continuo – migliore? O forse i vertici di tale organizzazione temono di mescolare il diavolo – le soste e i plateatici – all’acqua santa – gli arresti, l’antiterrorismo, l’ordine pubblico – levando così quel dogma che è l’attuale divisione di competenze, tutele e contrattazione in serie A e B, dimenticando però come le identiche qualifiche impongano i medesimi doveri alla Polizia indipendentemente dalla presenza o meno di una seconda parola sulla giubba?

Chiariamo: quello che abbiamo dovuto scrivere NON CI PIACE. E’ l’esatto opposto degli ideali su cui è nato A me le Guardie – che solo da poco è diventato A me le Guardie…Cittadine – e ci dispiace dover sottolineare come i rapporti tra le varie Guardie si stiano incrinando ad un livello che non abbiamo esitato a paragonare alla lotta tra Guelfi e Ghibellini. Non ci piace che se un delinquente ruba la pistola ad un collega questi venga crocifisso mentre se succede lo stesso ad un agente della Polizia ferroviaria qualcuno arrivi a mettere in dubbio la notizia perchè “impossibile” con la formazione che hanno “Loro”. Non ci piace che i sindacati della polizia ci definiscano “gli amici Vigili Urbani”. Non ci piace che qualcuno abbia ironizzato “adesso pure i vigili” quando il Corpo Forestale è stato inglobato nei Carabinieri. Non ci piace che il nostro nome sia usato come sinonimo di mediocrità e incapacità quando accostato ai Blasoni statali. Non ci piace essere sempre inseriti in ogni operazione di Ordine Pubblico alla voce “altri enti” così da non darci l’indennità che ci spetterebbe. Non ci piace essere esclusi dall’aumento stipendiale e dalle tutele previdenziali riservate alle altre divise del nostro paese. Non ci piace venire eletti dalla stampa e dall’opinione pubblica come capro espiatorio di ogni imprevisto.

Lo Stato pensi se ha senso tenerci in queste condizioni, lo Stato osservi il numero di Guardie Cittadine che decidono di porre fine alla loro vita, lo Stato si faccia un esame di coscienza e si chieda come mai la vita media di un operatore di Polizia Locale è otto anni inferiore l’aspettativa nazionale – a proposito, ieri il sottoscritto ha presenziato al funerale di un collega deceduto a nemmeno 40 anni, scusate se il tono di questo articolo risente della RABBIA di una morte così assurda – lo Stato valuti se è costituzionalmente accettabile che personale con piene funzioni di Polizia Giudiziaria e di Pubblica Sicurezza debba sottostare ad un contratto basato sul raggiungimento degli obiettivi, lo Stato, invece di mandare i propri funzionari a controllarci, DECIDA se siamo Poliziotti o Impiegati ed abbia il coraggio di abolire o modificare la figura di polizia più antica della storia, invece di soffocarla con un continuo mobbing mediatico, sociale, politico ed istituzionale!

Non c’è nient’altro da aggiungere, più esaustivo di così sull’argomento non si può essere!
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