Polizia Locale

La strage di via Palestro, monito ad oggi inascoltato.

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Il 27 luglio del 1993 l’agente Alessandro Ferrari, in forza alla Polizia Locale di Milano, vide uscire del fumo da un’auto in sosta in Via Palestro: chiamato sul posto un equipaggio dei Vigili del Fuoco, il mezzo esplose improvvisamente uccidendo sia l’agente Ferrari che i Vigili Carlo la Catena, Stefano Picerno e Sergio Pasotto, nonchè Driss Moussafir, un senzatetto che dormiva poco distante e venne colpito da un pezzo di lamiera. Fu un atto terroristico di stampo mafioso e ci ricorda che fin dal 1993 un “Vigile Urbano” poteva essere vittima del terrorismo. 

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La lapide in onore delle vittime di Via Palestro

Negli ultimi mesi, in particolare, la Polizia Locale si è vista sempre più in prima linea: è partito tutto da una quasi inosservata circolare del Ministero che già due anni fa ci chiedeva di aumentare la presenza di pattuglie nelle ore notturne, richiesta amplificata dal Decreto Sicurezza Urbana e confermata, sia pure tentando di metterci in ombra rispetto le “competenze” dei noti supereroi statali, dalle recenti circolari del Ministero dell’Interno sulla gestione dei Grandi Eventi, che sostanzialmente danno alla Polizia Locale l’incombenza di garantire l’area di sicurezza attorno un evento ed il rispetto delle ordinanze a tutela della sicurezza all’interno: sottolineiamo che queste competenze vanno in TUTTI gli eventi, da quelli fieristici delle grandi metropoli alle sagre dei paesi più piccoli, ove fin l’anno scorso “il vigile di paese” non andava nemmeno, se non a farsi un piatto di  costine fuori servizio.

A me le Guardie ci tiene a far notare che il Ministero non ci chiede nulla che già non sia nostro dovere da sempre: il presidio delle strade in occasione di eventi e la loro chiusura è un servizio che si fa da ancor prima del 1986 – fatidico anno in cui si doveva smettere di essere “Vigili Urbani”- e raccontarmi che se finché il “pericolo” è una vecchietta che protesta allora va bene, ma quando si rischia un pazzo col coltello o col SUV non ci va più e lo si deve far fare ai militari – magari volontari di vent’anni- ecco che questo ragionamento è un’offesa non solo per Alessandro Ferrari, ma anche per Vincenzo Cinque, ucciso nel 2015 dalle fucilate di un pazzo che non è stato a guardare se il Ministero di allora avesse specificato se il servizio di viabilità esponesse a rischi o meno, per tanti altri colleghi vittime della criminalità e per tutti quelli che quotidianamente svolgono il proprio lavoro a tutela della sicurezza delle perdone. 

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La Polizia Municipale di Prato soccorre la conducente di un veicolo bloccato in un sottopasso allagato.

Pretendere di annullare ogni rischio nel nostro lavoro, pretendere che al primo accenno di pericolo ci venga chiesto di ritirarci, di starcene “al nostro posto”, rifiutare qualsiasi servizio che potrebbe potenzialmente esporci, come è stato tentato ad Ancona, ecco il vero problema della categoria, ecco il vero motore dell’odio che i media, la politica e le altre forze dell’ordine ci sputano addosso ogni volta che ci nominano: con le nostre parole, con i nostri tentennamenti e le nostre paure, siamo la benzina dei nostri stessi detrattori, noi, gli unici a dire “non faremo” invece di “si, faremo,ma per farlo bene ci serve…”. Eppure A me le Guardie ha dimostrato come già tanti infortuni e decessi avvengano per quelli che qualche nostro rappresentante chiama “i compiti di istituto della categoria”: non sarebbe il caso, a questo punto, accettare – nel senso di capire che ci spetta- il ruolo di tutori della sicurezza a tutto tondo e quindi pretendere e spingere, tutti assieme, per avere i riconoscimenti, gli strumenti e la formazione per esserlo, piuttosto che sostenere che non sia nostro lavoro? Ma a questo punto perchè non trovate il coraggio, almeno, di pretendere che ci – vi – vengano tolte le qualifiche di polizia giudiziaria e di pubblica sicurezza così da diventare davvero quei controllori comunali che dite di essere? O si deve pensare che vi piacciano le indennità ma non i pericoli ad esse collegate? In fondo è così facile aver sempre occasione di chiamare “qualcun’altro” o di dire “non mi compete” in una gara di autocommiserazione, autodequalificazione e depressione che non ha pari in nessun’altra figura professionale e tantomeno nei suoi rappresentanti sindacali. Davvero la vostra dignità vale così poco che vi sminuite da soli pur di non fare ciò che vi viene chiesto? Dobbiamo pensare che giornalisti e commentatori livorosi hanno ragione quando si insultano e sputano addosso?

Non avete rispetto nemmeno per il già citato Alessandro, per Vincenzo Cinque, ma nemmeno per Michele Liguori, per Nicolò Savarino e per tutti gli altri colleghi? Per Sara Gambaro, che mentre faceva la “viabilità” che tanto vi piace sentire vostra è stata schiantata da un camion? Per Luigi Ancora, deceduto in incidente stradale mentre soccorreva un’auto in panne? Vale così poco il vostro orgoglio professionale da sputare sulle loro vite, valgono così tanto poche decine di euro di indennità da non pensare di andarvene in altri settori dove non vi sentirete così sfruttati ed allo stesso tempo inidonei? Dove non sarete arresi ed inermi di fronte la vostra stessa convinzione di non valere assolutamente niente?

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L’arresto di Osman Matammud, trafficante di uomini e pluriomicida, da parte della Polizia Locale di Milano.

A me le Guardie, in onore di Alessandro Ferrari, dei colleghi Vigili del Fuoco caduti con lui, di tutte le vittime delle Guardie Cittadine, delle Polizie Statali e dei corpi di Soccorso continuerà a rivendicare il rispetto che, prima ancora dei diritti, ci spetta, e ad auspicare che l’obiettivo di tutti diventi pretendere e meritare il loro riconoscimento, non tentare di rifiutare quelle attività che ce li rendono doverosi, venendo poi umiliati ancor di più quando costretti a farle sotto la minaccia di un’ordinanza prefettizia. Non ho bisogno che sia il prefetto a dirmi cosa devo fare, ma ho bisogno che dica al Ministero cosa mi serve per farlo al meglio.

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Come si presentava Via Palestro dopo l’esplosione

 

Onore ad Alessandro Ferrari, oggi una coccarda rossa in suo ricordo sulla mia divisa blu. 

 

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