In scaletta per questi giorni vi erano almeno un paio di articoli che dovevano essere positivi e spiritosi: il primo un approfondimento sulle varie scuole di tecniche operative e il proliferare di corsi cui le Guardie Cittadine rispondono con sempre più professionalità ed interesse, il secondo con un “excursus” ironico sui più comuni “caratteri” e “stereotipi” delle guardie: purtroppo, per citare il Maestro Guccini :
“Arrivo la notizia,
ci prese come un pugno,
ci gelò di sconforto”.
Secondo qualcuno questo non è il momento delle parole. A me le Guardie purtroppo sa che il silenzio, da fuori, può essere visto come una sorta di ammissione di una colpevolezza di qualcosa di indefinito, quindi parla, e parla con onestà e cordoglio della sparatoria a San Donato Milanese, dove all’interno del comando di Polizia Locale un Agente ha sparato , colpendolo mortalmente, al vicecomandante, per poi subito dopo rivolgere l’arma contro se stesso. Sono entrambi deceduti poco dopo in ospedale. Una tragedia simile a molte altre che hanno colpito le forze di polizia, anche recentissimamente e che hanno tutte in comune l’aver visto una Guardia, una persona che dovrebbe proteggere la collettività, colpire delle persone a lei vicine per poi farla finita. Non intendiamo assolutamente dare spazio alle voci inconsistenti e vergognose dei soliti felini da tastiera, persi tra chi sbraita di disarmare le Polizie Locali – e le altre no? – e chi addirittura gioisce per la morte di due “sbirri”, senza avere la minima sensibilità per il dolore dei famigliari e dei colleghi.

Con A me le Guardie avevamo già analizzato non più tardi di sei mesi fa il terribile fenomeno dei suicidi nelle Forze di Polizia, sottolineando come era necessario che ci si rendesse conto che lo stress cui è sottoposto chi lavora su strada in un contesto sociale e politico complesso ed ostile alle divise come quello che è andato a crearsi negli ultimi anni- anche a livello giudiziario- è diverso da quello di chi invece opera senza uniformi, senza dita puntate, senza essere ogni giorno a contatto col rischio di una aggressione, di un intervento tragico, di una denuncia “per atto dovuto”. Dopo quanto accaduto a San Donato Milanese – ed in attesa degli esiti delle indagini dei Carabinieri – non possiamo non ripetere come sia inconcepibile che lo Stato abbandoni i suoi difensori a tal punto da farli precipitare in abissi di oscurità da cui possono scaturire anche epiloghi così tragici: questo indipendentemente da quale scritta sulla divisa abbia chi preme il grilletto e da quale stato giuridico rivestano le sue vittime.
Per adesso, tutto quello che A me le Guardie può e deve fare è rivolgere le più sentite condoglianze alle famiglie delle vittime e totale vicinanza ai colleghi della Polizia Locale di San Donato Milanese perchè possano riprendersi da un fatto così devastante.
Purtroppo quella di San Donato non è l’unica brutta notizia di questa giornata estiva: a Trinitapoli (Puglia) i muri di casa del maresciallo della Polizia Locale del paese sono stati imbrattati da scritte minacciose, a Modena, addirittura, è stata lanciata, col chiaro intento di scatenare un incendio che distruggesse l’edificio, una bomba carta all’interno della sede della Scuola Interregionale di Polizia Locale. Fatti come questi dimostrano che la follia non alberga nelle menti di chi indossa una divisa, ma stia entrando ormai nel DNA quotidiano di una società a pezzi che fatica a ritrovarsi in se stessa, sprofondata ormai in un vortice di odio, risentimento e violenza elevato a sistema. In tutto questo, leggere che esistono ancora Guardie Cittadine e di Finanza che questo marciume lo stanno cercando di sradicare fa pensare che, forse, la speranza non è del tutto perduta, anche se oggi trovare un solo pensiero positivo a cui appigliarsi è davvero difficile.

Condoglianze alle famiglie. Un abbraccio ai colleghi coinvolti.