Era da un po’che ameleguardie non faceva sentire -o leggere- la sua voce. Mi scuso con i lettori, ma il periodo non è dei migliori. Rompiamo il silenzio per dare una opportuna quanto meritata risposta all’ennesimo, vergognoso attacco alla categoria da parte dei media – ai quali un recente articolo non ha evidentemente spiegato nulla- e nuovamente portato da quel notoriamente affidabile quotidiano capitolino che è il Messaggero,secondo il quale sarebbe ormai imminente l’erogazione di un bonus economico legato al numero di “multe” staccate da ogni operatore di Polizia Locale di Roma Capitale. Vergognosa menzogna ripetuta da diversi media e diffusa tramite i social perfino in gruppi interforze.
“Paventato dalla giunta Marino, accantonato dalcommissario prefetizzio ed ora introdotto dalla sindaca Raggi” dice il giornale a proposito di tale benefit, ripetendo un articolo pressoché uguale dell’anno scorso e a quanto pare onnipresente ogni qual volta si parli del rinnovo contrattuale dei colleghi romani.
Per smentire chi sostiene che Ameleguardie conduca una battaglia continua e cieca contro il mondo sindacale abbiamo contattato il collega sindacalista Lello Stilitano, già presente su queste pagine, che ci ha reindirizzati a Stefano Giannini, segretario del SulPl – organizzazione di cui abbiamo già parlato sia in negativo che in positivo – il quale ci ha ribadito che l'”incentivo multe” non esiste o meglio non può esistere per l’ovvio conflitto di interesse che andrebbe a crearsi tra l’interesse pubblico – tutelato dalla stessa esistenza della sanzione -e quello privato in atto di ufficio dell’agente,con un “vantaggio” verso quest’ultimo del tutto incompatibile con il ruolo istituzionale degli appartenenti.
L’articolo 208 del Codice della Strada dice chiaramente come e dove vanno destinati i proventi delle sanzioni,ovvero nella manutenzione delle strade e nelle dotazioni e nei mezzi di servizio dei corpi di polizia stradale, senza alcuna possibilità di un vantaggio,né economico né professionale, legato alla “produzione” del singolo operatore, anche perchè si arriverebbe all’assurda situazione che un agente impegnato prioritariamente in servizio di controllo soste risulterebbe più produttivo e quindi più meritevole di uno destinato ad attività di polizia giudiziaria o a tutela della sicurezza urbana. Considerando inoltre che l’articolo 208 si applica ovviamente a tutti i corpi facenti servizio di Polizia Stradale (quindi tutte le forze dell’ordine statali e locali) e che spetta agli enti proprietari delle strade (comuni, provincie o concessionari quali ANAS) distribuire tali risorse, se fosse previsto un bonus agli operatori questo andrebbe ovviamente dedicato a tutte le forze in base all’ente di appartenenza e non certo a questo o quel corpo di polizia e, di conseguenza, un operatore della polizia stradale,specializzata nel controllo dei mezzi pesanti, si troverebbe ricco come un creso (le sanzioni si contano spesso in migliaia di euro nell’ambito) alla faccia del collega della polizia penitenziaria che, formalmente presente nei corpi impegnati in attività di polizia stradale, difficilmente stillerà mai anche solo una sanzione per un semaforo rosso.
Facendo esempi pratici di utilizzo dei proventi Giannini ripete che questo non è collegabile in nessun modo un bonus relativo il numero delle sanzioni elevate o di introiti procurati (esempio 5 divieti di sosta contro una revisione) quanto semmai è fattibile un premio produttività o un impegno di spesa per un progetto legato a particolari operazioni indipendentemente dal loro esito: l’esempio tipico sono i pattuglioni serali anti alcool, che vengono finanziati (costo dei mezzi, del personale, degli strumenti) con i proventi indipendentemente dal fatto che si sanzioni o meno qualcuno.
Quello che ci rattrista degli articoli del Messaggero- ed a ruota di altri giornali – è l’evidente volontà giornalistica di non voler raccontare la verità preferendo puntare il dito su una categoria facilmente attaccabile– e continuamente attaccata-come quella della Polizia Locale, ignorando volutamente gravissime notizie come l’ultimo tentativo di investire un agente o una qualsiasi operazione di servizio ulteriore le maledette soste – gran giorno quello in cui le faranno solo gli ausiliari – o, peggio, cercando di colpirci anche quando siamo vittime.

Un andazzo vergognoso che ultimamente sembra essere di buona parte del giornalismo italiano e dei salotti televisivi, evidentemente schiavi dei facili consensi che portano gli articoli contro gli odiati “procacciatori di multe”, con un volontario disinteresse alla sensibilità ed alla dignità professionale degli operatori, martoriati da un lato dalle vergognose condizioni contrattuali e dall’altro dall’imbarazzante insofferenza del popolino italiano alle leggi ed alloro rispetto, con l’assurdo risultato di preferire dipingere come vessatorie le forze di polizia piuttosto che diffondere una cultura di educazione civica.

Lo ripetiamo: dobbiamo vergognarci noi o i giornalisti? Chi volontariamente fa del male a terzi sapendo di farlo? Chi dovrebbe sentirsi quantomeno imbarazzato a guardarsi allo specchio sapendo di basare -e sul serio- i propri introiti pubblicitari o le proprie visualizzazioni sulla diffamazione di una categoria di lavoratori al servizio del cittadino?