Cronaca · Polizia Locale

LE CONFESSIONI DI A ME LE GUARDIE

Quanti colleghi si ricordano la storia di San Sebastiano? Chi scrive non è mai stato cattolico, ma la vita del Santo Patrono del Corpo cui appartiene la conosce bene e penso sia il caso di ripeterla. Sebastiano era un militare romano che si convertì al cristianesimo e aiutò tanto a diffonderlo quanto a proteggere i Cristiani dalle persecuzioni e per questo fu ucciso a colpi di freccia dai suoi stessi commilitoni. Ebbene si, furono i suoi uomini ad ucciderlo, i suoi compagni.

E la storia di San Sebastiano la ricorda sicuramente bene un collega del Nucleo Pronto Intervento Traffico di Roma che, colto da un astante a festeggiare per ben NOVE SECONDI il goal della sua squadra del cuore – si trovava allo stadio per scortare il pullman dei giocatori e come tutti gli operatori comandati a tale servizio era rimasto all’interno del perimetro – unendosi ad un coro e facendo due salti di  gioia, si è trovato a fare la fine del famoso santo la cui lezione molti di noi non hanno proprio capito.

Passi quanto è vergognoso e triste che oggigiorno basti saltare per venire condivisi non tanto su facebook o youtube in un clima di goliardia, quanto nei giornali con chiaro intento accusatorio e denigratorio, è incredibile quanto i commenti delle persone fossero essenzialmente favorevoli o quantomeno comprensivi la gioia del collega – eccezione fatta da qualche laziale e diversi ipocriti malmostosi, di quelli che a prescindere sanno la risposta a qualsiasi problema e danno il giusto peso a qualsiasi cosa – mentre a lanciare dei veri e propri attacchi, delle invettive, degli insulti sono stati, e anche in gruppi e contesti pubblici, altri agenti di Polizia Locale, con spesso una presunzione ed un’ipocrisia da far davvero pensare che questa categoria non riuscirà mai a creare tra gli appartenenti quel clima di colleganza che esiste invece in tutte le altre forze del paese. I nuovi pretoriani hanno lanciato i loro dardi sull’involontario Sebastiano, condannandolo senza appello e magari anche annuendo vigorosamente con un bel ghigno da faina mentre leggevano che in tempo di record il comando della Capitale ha pensato bene di avviare un procedimento disciplinare.

sansebastiano

Ebbene, cari colleghi censori e perbenisti, paladini di una serietà professionale fatta di soste, plateatici, fischietti e palette, forse un po’ invidiosi del fatto che non tutti noi si vada in moto a scortare gli autobus e quindi sempre pronti a cercare la pagliuzza nell’occhio di chi lo fa invece che curarvi della trave nel vostro sedere – probabile causa prima del vostro portamento dritto, duro e fiero nella nostra onorata divisa – A ME LE GUARDIE CONFESSA.

Confesso che in servizio ad un festival musicale ho osato fare due passi a ritmo e che quando mi sono accorto che una delle figuranti mi aveva imitato ne abbiamo fatti altri due assieme.

Confesso che al passaggio di una nota band metal ho salutato col gesto del rocker invece che al cappello.  Tra gli applausi dei metallari peraltro.

Confesso che nel fare viabilità ho spesso usato come basi ritmiche brani di Brahms, Verdi, Dvorak e Bizet, quando non di Jhonny Cash, De Andrè o Guccini. 

Confesso che nel percorso tra un chiosco e la sede di un convegno, passando accanto una pista sul ghiaccio con tanto di casse audio, ho percorso a ritmo di “Happy” una ventina di metri, e, nel farlo, non mi sono nemmeno chiesto se i gestori della pista fossero in regola con permessi, metrature e diritti d’autore, ed ho osato coinvolgere nel mio eretico incedere un carabiniere di quartiere (che si è prestato).

Attendo con mestizia e occhi bassi la vostra sentenza, la vostra acredine nel far notare ai commentatori dei social quanto vi discostate dal mio comportamento e la prontezza con cui direte ai superiori che voi quelle volte non c’eravate. Attendo il vostro odio, attendo i vostri giudizi, attendo i vostri sassi e le vostre prediche, le vostre dita puntate e i vostri menti sollevati mentre mi fate la lezioncina di cosa voglia dire indossare una divisa ed onorare le qualifiche ed i doveri che essa porta. Attendo di poter essere il capro espiatorio della vostra insoddisfazione professionale e di permettervi di  dire orgogliosi che siete migliori di me e di tutti quelli che come infangano l’immacolata immagine della Polizia Locale.

Tornando alle parabole bibliche, ricordo a tutti che Giuda 30 denari – l’equivalente in euro di una sosta casualmente – li ha tirati su con la sua infamia, ma voi,  dalla vostra, che cosa ci avete guadagnato?! Il piacere di leggere la notizia del rapporto disciplinare?

Invito altri come me a confessare alla nostra giuria professionale le loro colpe…COSI’ CI POTRANNO INFANGARE TUTTI, nella tacita speranza che qualche leone da tastiera loro pari dica che si, i vigili fan tutti schifo, ma loro no, loro sono diversi. E mi raccomando, tutti col cilicio, il flagello ed il lacrimatoio a piagnucolare la mancanza di tutele e di riconoscimenti.

2 pensieri riguardo “LE CONFESSIONI DI A ME LE GUARDIE

  1. Non tutti sanno che….San Sebastiano però non è morto per le frecce. Una nobildonna romana lo soccorse e lo portò a casa sua dove Sebastiano continuò a vivere diffondendo il vangelo. Ci sarà oggi una tale nobildonna?

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  2. Condivido la tua disamina parola per parola, virgole comprese. In 31 anni di attività ne ho viste e fatte tante che potrei scrivere un libro. Ma sarebbe un “romanzo di vita”, non certo una lapidazione. Solidarietà ed un abbraccio neroblu al collega…. anche se la nord milano è gemellata con la Lazio…. 🙂

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