Polizia Locale

Chi ci difende dai sindacati parte IV

Abbiamo voluto aspettare prima di pubblicare questo articolo proprio per vedere se le varie sigle sindacali decidevano finalmente di uscire dal decennale torpore e protestare in maniera univoca e soprattutto unita al nuovo sfascio, o meglio, al nuovo schiaffo, ricevuto dalla Polizia Locale. Parliamo di quelle tutele sulla cui reintroduzione si nutrivano tante speranze dopo l’approvazione in sede di commissione affari costituzionali ed il cui emendamento per la legge di bilancio è invece magicamente sparito nel passaggio al senato. Svanito da un documento all’altro senza una ragione, senza unico lascito se non la sensazione di essere stati nuovamente ignorati, se non peggio, traditi. 

Un tradimento verso il quale ci si aspettava una risposta compatta ed unita delle sigle sindacali, con immediate prese di posizione ed iniziative di protesta. Le bacheche nei comandi, invece, già carenti di informazioni verso l’approvazione in commissione, hanno direttamente taciuto sulla sparizione, restando desolatamente vuote o al limite annunciando la cena sociale di Natale per gli iscritti. Qualche singolo delegato o consigliere ha postato vibranti parole di protesta nei suoi profili social, ma nulla di più. Qualcuno ha addirittura tentato di sfruttare la cosa per tentare un patetico ricatto del tipo “se voterete SI il 4 dicembre sarà più facile arrivare ad una reintroduzione dell’emendamento”: A me le Guardie non è solito offendere nessuno, per cui ci limiteremo ad una pillola storica, ovvero la citazione della risposta data dal generale Chambronne a Waterloo alla richiesta di resa da parte delle truppe inglesi: “La garde meurt mais ne se rend pas! Merde!”: caso vuole che l’ultima parola voglia dire la stessa cosa anche nella nostra lingua corrente (e si scrive pure nello stesso modo). Solo la CGIL è uscita oggi con un segnale forte e fermo, che farà tremare i nostri detrattori: un’immagine sulla bacheca facebook della pagina del sindacato. Sfortuna vuole che al momento a chi scrive non venga in mente nessun’altra citazione degna, se non un “TU QUOQUE BRUTE…” che però avrebbe un termine un filino diverso dal “fili mii” attribuito a Cesare.

cgilprotesta
Il manifesto vibrante di sdegno pubblicato dalla CGIL

In tutto questo c’è chi invece non ha atteso riunioni, assemblee e decisioni per esprimere parole in nostra difesa e di condanna verso la sciagurata sparizione: parliamo del giornalista del Sole 24 Ore Maurizio Caprino, che tramite il blog Strade Sicure, collegato alla testata, ha scritto ben due articoli dove -pur perseverando a chiamarci vigili urbani – ha espresso in giusti dosaggi rispetto per la figura e disappunto per la scelta di destinare i soldi delle nostre tutele – che ricordiamo ci sono state letteralmente scippate nel 2011  dal governo Monti quindi non si tratterebbe di riconoscimenti ex novo ma di una dovuta restituzione – ad altri interessi più o meno dovuti. Notevole anche l’intervento dell’Associazione Amici e Sostenitori della Polizia Stradale, che con un articolo del Consigliere Nazionale Ugo Terracciano dice e sostiene quello che invece i nostri rappresentanti tacciono e con complicità nascondono, forse per la paura di perdere i tesseramenti di quella che è la parte malata della nostra professione. Citiamo dall’articolo del dott. Terracciano:

Resta il fatto che però quelli che a volte battezziamo come poliziotti locali (pronti ad intervenire per ripristinare la legge), mentre altre volte chiamiamo più semplicemente Vigili Urbani (per segnare la differenza con le altre forze di polizia), sulla strada rischiano come io loro colleghi.

[…]

Prendendo in considerazione solo il numero dei caduti per incidenti stradali la ricerca ha contato, dal 2012  fino al settembre del 2016, ben 23 morti in servizio (9 della Polizia di Stato, 6 della Polizia Locale, 4 Carabinieri, 1 agente della Polizia Penitenziaria a cui si aggiungono 3 VF), nessuno fortunatamente per la Guardia di Finanza e per il Corpo Forestale dello Stato). 

Attenzione che questo articolo non vuole convincere i colleghi a stracciare le tessere sindacali, ma vuole anzi spronare i sindacati a convincere A me le Guardie ad aderire ad una qualsiasi sigla ed a meritare i soldi delle tessere di quei tanti che oggi si sentono oltre che traditi anche abbandonati. L’invito è sempre quello: abbandonare le piccole lotte di cortile, i piccoli problemi del singolo comando e l’orticello del delegato locale, e lottare UNITI per un decreto legge che reintroduca le tutele scippate, che dia dei paletti contrattuali chiari e che imponga l’uniformità di equipaggiamento e servizi. Basta un decreto di meno di 10 articoli. Ed è un decreto dovuto, che non va barattato con SI, NO o forse.

Ancora una volta, in tutto questo, dov’era il sindacato?

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