riflessioni

Perché tanto odio…

Questi continui attacchi, queste umiliazioni che subiamo anche dalla politica, i tanti reati non punibili o punibili con delle pene o sanzioni irrisorie, rendono il lavoro di chi sta in mezzo la strada vano, ci rende impotenti..ogni balordo si sente autorizzato a offendere, a minacciare di farci perdere il lavoro, a reagire violentemente o stuzzicare per immortalare una nostra reazione, la frase “CHIAMO IL MIO LEGALE” è una minaccia velata. “MI STAI TORTURANDO ” lo ripetono spesso. A mani nude per ben tre volte siamo stati costretti a immobilizzare un balordo sotto i fumi dell’alcol e forse altro. Per riportarlo alla calma abbiamo impiegato più di due ore per poi affidarlo ai famigliari. Non funziona signori non ci siamo, la nostra debolezza diventa la vostra insicurezza. Ci hanno ridotti deboli, vulnerabile, un intervento, un atto una azione fatta nell’espletamento del nostro servizio, in difesa dei valori che ancora crediamo..diventa un fatto personale una volta che ci citano in giudizio, sanno che con lo stipendio del caxxxxx…non ci possiamo permettere un legale..La nostra debolezza è soprattutto la vostra debolezza…

Fonte Facebook

Sono le parole di un appartenente alle forze di Polizia o di sicurezza, pubblicato in un gruppo di categoria, e sono un modo come un altro di ripetere quel “perchè” che non raramente colpisce le menti degli operatori di strada, divisi tra il non semplice lavoro che ci viene richiesto dalla società e la totale indifferenza, insofferenza ed ostilità che non ritengo di meritare visto l’impegno quotidiano che metto nel mio lavoro e che sono stufo di percepire in quasi tutte le persone con cui ho a che fare, perchè l’astio viene soprattutto da quegli stessi cittadini cui, nel bene o nel male, siamo sempre accanto. E’ l’odio strisciante, quello delle notizie non date – incidenti, aggressioni, decessi dovuti a malattie contratte in servizio o direttamente a suicidi – degli attacchi amplificati – basta pubblicare un video di un uomo in divisa messo alla gogna e lo vedrete rimbalzare in tutti i social – delle canzoncine di sfottò – rispetto per la divisa si, ma solo per il pompiere però –  dell’indifferenza politica e mediatica sulle tragedie di una categoria che si divide in operatori inquadrati a livello militare, ministeriale, civile locale fino ad arrivare a quello privato degli istituti di vigilanza. Una categoria che sta perdendo il motivo per combattere una battaglia che sembra ormai persa non tanto contro una delinquenza più o meno spietata o una politica più o meno interessata, ma contro una società che sembra non volere più avere controllo, che sta imbarbarendosi fin dalle cose più piccole, che non sopporta più in alcun modo che esista qualcuno che possa controllare e reprimere, che, abituata dalle immagini di perfezione date dall’intrattenimento massivo vede nel povero piccolo sbirro di quartiere un problema, un fastidioso ometto che va a dare fastidio per bazzecole. Un rompiballe insomma.

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Ed è da queste basi che la “caccia alla guardia” diventa un sistema: la guardia è un fastidio, allora va controllata. La guardia rompe le scatole, va ripresa, va tenuta d’occhio in attesa di un suo passo falso e, se non lo compie, va provocata affinché lo compia, se comunque si trattiene, va comunque ripresa e il video va poi montato o tagliato in modo da darle torto. Poi è facile: da facebook si condivide con le pagine dei giornali, il passo alle pagine dei quotidiani è breve, quello ai tg nazionali un po’ più lungo, ma se il momento è favorevole lo si ottiene, l’apoteosi è il programma televisivo, dalle Iene a un qualsiasi “mattino x”. A poco serve, alla divisa, denunciare per diffamazione il novello reporter, in primis perchè la condanna è risibile, in secundis perchè la sentenza veramente inappellabile è quella della rete, e bene lo sanno i colleghi finiti agli altari delle cronache per qualche presunta magagna e poi assolti, ma comunque insultati e vilipesi, assieme ovviamente al giudice che ha deciso di prosciogliere lasciando a bocca asciutta il popolo assetato di sangue.

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Questo è un pessimo  momento storico per noi. La minaccia del terrorismo fa apparire inutile qualsiasi attività che non sia portata esclusivamente ad occuparci di quello, la crisi economica fa odiare in modo viscerale quegli operatori che hanno il triste compito di sanzionare comportamenti illeciti minori o reprimere il dissenso di manifestanti, studenti e terremotati – e poco importa se prima sono partiti spintoni, bombe carta, aggressioni –  l’inciviltà regnante e la crescente percezione di insicurezza portano inoltre il cittadino a desiderare un bravo manzoniano personale ad occuparsi di lui e a percepire qualsiasi inezia – anche da parte di altri cittadini – come un attacco personale, facendo partire una faida di chiamate a una o l’altra forza per scagliarle le una sulle altre o contro il “colpevole” di aver disturbato la sua routine. La politica ci usa come comodo paravento per qualsiasi male e come banderuola elettorale, anche perchè tra tutti gli uomini in divisa siamo vicini ai 350mila e qualche peso elettorale lo avremmo anche, se non fossimo divisi tra campanilismi di corpo, rivendicazioni di tutele e riforme fino a qualche operatore che di novità non vuol sentire parlare e sta benissimo nell’orticello che si è creato nella situazione attuale e da uno stravolgimento avrebbe solo da perderci: il problema è che diverse di queste persone, in un corpo o nell’altro, portano le stellette ed hanno indennità piuttosto alte: non nascondiamo inoltre che spesse volte le più accese manifestazioni di odio e superiorità vengono proprio da appartenenti ad una forza verso quelli di un’altra, specie se si tratta di una considerata minore, o, viceversa, se si hanno più o meno giustificati complessi di inferiorità verso chi ci sembra venire trattato come fosse superiore.

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Proprio perchè il momento storico è assolutamente sfavorevole, è necessario che gli operatori della sicurezza su strada, dalle rapine, all’infortunistica stradale, alle manifestazioni, alla microcriminalità, al degrado, alla vigilanza privata, al terrorismo, alle manifestazioni di piazza più o meno autorizzate fino al codice della strada e del commercio siano uniti nel pretendere di venire tutti riconosciuti come facenti parte di un’unica categoria il cui scopo è servire & proteggere la Nazione ed i suoi abitanti applicandone in egual misura le leggi senza alcuna distinzione, favoritismo o pregiudizio: e se per una volta  capita a te – avvocato, giornalista, politico, dj, impiegato, imprenditore o quel che sei – fattene una ragione e non sentirti vittima del sistema, o, peggio, nuovo giustiziere della guerra sociale contro la divisa colpevole di essersela presa proprio con te.

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