Cosa si può dire per discutere degnamente dello sciopero del 13 maggio? Di parole non ve ne sono tantissime, e, come al solito, ogni realtà, sindacato, associazione e fazione ne sta lanciando qua e là – di parole – per dare una propria personale lettura alla striminzita manifestazione di cui siamo stati protagonisti nel cuore della Capitale.
Premettiamo intanto che NON è vero che ci hanno mescolati ad insegnanti e bidelli precari: sì, hanno anch’essi manifestato, ma non con noi, non nello stesso posto, non nel medesimo “biscione” che ha attraversato un percorso che SI, era breve, semplice e francamente in un zona per quanto centrale ad altissima caratterizzazione pedonale quindi incapace di dare un vero e proprio disagio e blocco circolatorio, come invece berciato da qualche giornaluncolo privo di vergogna nell’essere consapevole di scrivere balle.
E’ stata un fallimento? Forse, a livello numerico, SI, eravamo pochi, più di mille sicuri, dubito oltre 5mila, sicuramente lascia stupiti l’assenza dei romani, presenti in poche centinaia a fronte delle migliaia di operatori capitolini, ma di contro si può dire che tutte le regioni, praticamente ogni capoluogo e diversi comandi importanti hanno inviato una rappresentanza in divisa, e preferisco avere la presenza di 4mila operatori di tutta Italia piuttosto che 4500 ma di una sola città, per quanto questa sia la Capitale. Non posso considerare fallita una manifestazione riuscita a dare l’immagine di tante divise e tante regioni unite in un solo scopo: ottenere quelle tutele che sono doverose per la categoria, basata sul rimpianto e la nobilitazione di coloro che hanno dato la vita nell’adempimento del loro dovere, culminata in un partecipato cordoglio, sottolineato da un composto picchetto d’onore, accompagnato dalle note del “silenzio” e condiviso anche dai colleghi delle altre forze presenti per garantire l’ordine pubblico sul posto (e raramente li ho visti così rilassati, tranquilli ed empatici per tutta la durata di un corteo).
Si sono dette tante parole? Certamente…c’è stato un palco con numerosi interventi, alcuni molto condivisibili, altri rasenti l’utopia, qualcuno deleterio, e naturalmente c’è chi ha da ridire che sono state dette “parole parole parole”, “le solite cose”, “tanto ormai non ci crediamo più”…ora, era un palco di categoria che trattava le richieste condivise da diversi sindacati e associazioni, cosa avrebbero dovuto dire? Per secondo costicine? E’ OVVIO che si pronunceranno le solite rivendicazioni e speranze che sono ANNI che vengono rimandate, procrastinate, ignorate, ed è chiaro che se non si avanza di un millimetro nell’infilare un chiodo nel muro, sarà sempre quello che batteremo prima di passare ad un altro.
In ogni caso viene confermata l’esistenza di un tavolo tecnico per le Polizie Locali in merito la possibilità di crescita della nostra figura, il tutto incentrato, come già si è detto, nella cornice del Decreto Sicurezza Urbana…a questo si aggiungono le varie ed eventuali proposte tutt’ora arenate nelle maglie dei Palazzi…cosa si può dire? Non credo che saremo mai inseriti nella legge 121/81, delineante le Forze di Polizia dello Stato…non è pensabile né a livello politico né economico, mettiamocela via. Molto più probabile, come ipotizzato più recentemente, che con il Decreto Sicurezza si potranno inserire alcuni importanti paletti – il contratto pubblico comprendente il ripristino della causa di servizio, l’accesso pur limitato alle banche dati ministeriali, le qualifiche cristallizzate nelle 24 ore, l’arma portabile nel territorio nazionale – attualmente NECESSARI per poter affrontare serenamente il nostro lavoro. La liberazione dal giogo del sindaco, l’eliminazione del precariato e la parificazione totale alle forze statali sono purtroppo obiettivi che per mille ragioni contingenti non possiamo attualmente sperare, ma che si potrà raggiungere, forse, a piccoli passi, di cui questo sarebbe una grande partenza. Bando a chi pretende tutto e subito, per capirci, e, soprattutto, bando a chi, anche in una giornata del genere, ha osato proporre soluzioni ridicole quali “ritornare al ruolo primario” (quale? quello del 1945 di proteggere le città dal banditismo e lo sciacallaggio post bellici?) , “rinunciare alle armi”, “non onorare le qualifiche”, “limitarci alle soste”, arrivando ad asserire di star cercando una scappatoia legale per rinunciare alla qualifica di Pubblica Sicurezza…in effetti il modo c’è: cambiare profilo professionale e andarsene in uffici più consoni alle necessità espresse con tali deliri.
Cosa dire invece dei gravissimi insulti cui è stata oggetto la categoria nei già pochi giornali che hanno parlato dello sciopero? Come si possono commentare quei leoni da tastiera che, di fronte le foto di un’operazione conclusasi senza incidenti, senza intoppi in cui il soggetto è stato fermato e nella quale non si sono registrati infortunati né tra gli operanti, né tra gli astanti, né tra i sospetti, comunque hanno da ridire che “non è compito vostro”-“-“chiamate la polizia vera”-“basta vigili rambo” fino all’immancabile collega saputo che “ma non state a inseguirli prendete giù la targa e mandate il verbale a casa”? Magari gli stessi che di fronte il video di agenti di altre forze o altri paesi che sparano o picchiano a sangue freddo fanno i complimenti e difendono a spada tratta gli operanti? Ma invece noi municipali siamo sempre incapaci e dobbiamo stare zitti accettando a capo chino tutto questa ondata di fiele di qualche mediocre individuo che evidentemente si è trovato un verbale di troppo? A tanto arriva l’insofferenza italiota alle regole?
Ragioniamo allora che di fronte un simile astio mediatico e sociale sarebbe più idoneo cancellare una categoria evidentemente impossibilitata a venire riabilitata agli occhi di quell’opinione pubblica nei cui confronti è usata come caprio espiatorio di ogni cosa. Smettiamo di pensare a riforme o a leggi e limitiamoci a sciogliere i corpi di Polizia Locale e smistarne i componenti nelle altro forze o negli uffici comunali. Come fare? Innanzitutto con la componente “impiegatizia” della categoria si potrebbe tirare fuori un nuovo ufficio comunale dedicato alle rilevazioni via remoto delle infrazioni alle ztl ed alla velocità: tutto automatizzato, foto, verbale, firma dell’addetto e via. Allo stesso ufficio diamo la possibilità di rilasciare pass disabili, permessi di accesso e passi carrabili. Il nome? Ufficio viabilità comunale. E i colleghi impiegati sono contenti. La parte operativa dividiamola, a richiesta e dopo visite e prove attitudinali, in tre forze di polizia: una parte nei carabinieri, a rinforzare le piccole stazioni dei paesi, così da garantire la presenza dell’Arma senza pesare sulle casse statali con nuovi concorsi. Un’altra aliquota troverebbe la sua naturale collocazione nella Polizia Stradale e si occuperebbe dell’applicazione del CdS in ambito urbano, diversa dalla Autostradale che già ora è ulteriore specializzazione della specialità in oggetto. La terza, forse più corposa, in una nuova unità della Questura, la Polizia di Prossimità, incaricata quindi di occuparsi di microcriminalità, degrado, TSO ed affini. impossibile? Eppure il poliziotto di quartiere c’è già, e questa potrebbe diventare, come la già citata Stradale, la Ferroviaria, la Postale ed altre una nuova specialità della Polizia di Stato. Per le soste, la viabilità ordinaria e le rimozioni si potrebbero benissimo appaltare ditte private.
Eresia? Eppure sono sicuro che questa soluzione cancellerebbe una forza dell’ordine evidentemente sottostimata, cristallizzerebbe la presenza della Polizia nelle città e dei Carabinieri nelle campagne (modello francese), dividerebbe nel modo più corretto e meritocratico gli appartenenti, garantirebbe una maggiore coordinazione di uomini, mezzi e risorse e minor dispendio economico nelle forniture e nel mantenimento delle centrali operative. Perché non si farà? Solo perchè non ci sarebbe più il capro espiatorio su cui riversare tutte quelle attività che sono di Polizia ma sono anche scomode: paghiamo sulla nostra pelle la mania di dividere tutto, anche le forze dell’ordine, in buoni e cattivi, e noi abbiamo la sfortuna di essere stati designati al ruolo di “cattivi”.
E la cosa divertente è che a voi cittadini piace così tanto insultarci che continuate a ballare alla musica ridicola del governotto di turno, purché vi sia sempre una squadra da tifare ed un vigile da insultare. Contenti voi, ma non vi sentite un po’ stupidi?
Un pensiero riguardo “Resoconti di scioperi, illusioni e delusioni”