Cronaca · Polizia Locale · riflessioni

Ribellarsi e ribellarsi ancora…finché gli agnelli diverranno leoni

Diceva un vecchio adagio oggetto tra l’altro di sperimentazioni scientifiche che se picchi un essere vivente a lungo,ma ad un certo punto smetti convinto di averne cambiato la natura, la vittima prima o poi si ribellerà e cercherà di tornare al suo stato originale, mentre se invece creerai un sistema di botte, umiliazioni e privazioni continue ed indifferenti al suo comportamento più o meno accondiscendente il dolore diventerà un’abitudine ed entrerà a far parte del suo sistema di vita limitando il rischio di rivolta: per inciso, è il sistema che ha concesso a poche decine di SS di internare e massacrare diverse migliaia di persone senza che queste si rivoltassero e le schiacciassero anche solo col numero.

A quanto pare il Ministero, o alcuni suoi uffici di Pubblica Sicurezza, hanno deciso di applicare la stessa tesi e, convinti che da un po’ troppo tempo le Polizie Locali stessero alzando la testa, con indizioni i scioperi, proposte di legge ed incontri in Senato propositivi la riforma, ha/ hanno ben deciso di mettere in chiaro le cose emanando una circolare che ordina alle questure di NON utilizzare aliquote di personale proveniente da personale della Polizia Locale per la vigilanza ai seggi in occasione del prossimo referendum sulle trivellazioni marine, sconfessando di fatto un servizio che da decenni viene diviso equamente tra le forze statali e quelle locali, motivandolo col fatto che, stando alla legge 121/81 la tutela dell’ordine e della sicurezza pubblici spetti solo alle forze di polizia dello stato (ovvero Polizia di Stato, Carabinieri, Guardia di Finanza, Corpo Forestale, Polizia Penitenziaria) ed il servizio in questione è considerato a tutto tondo un’attività appunto di ordine pubblico.

Indipendentemente dal fatto che viene spontanea la risposta che la qualifica di Pubblica Sicurezza è data anche alle Polizie Locali e che proprio in merito a questa si precisa che ad esse spettano compiti ausiliari nell’espletamento dell’ordine pubblico (che è diverso dalla Polizia Giudiziaria), ci si chiede come mai il Ministero abbia avuto questa folgorazione sulla via di Damasco dopo decenni di attività congiunta, e viene doveroso precisare che SE siamo esentati dal servizio in oggetto, in quanto ordine pubblico, a maggior ragione non si dovrebbero più vedere “vigili” allo stadio, alle manifestazioni, agli sgomberi, insomma, in una qualsiasi attività che attualmente ci vede in prima linea con la scusa di essere “viabilità” o “antidergrado”: dove stia la viabilità nello scortare un pullman di tifosi con 3 moto in mezzo un parcheggio dove vi sono migliaia di supporter avversari o nel dividere due cordoni di manifestanti opposti in due dietro una transenna, o nel cacciare decine di persone dalle roulotte o dai terreni, mi deve essere spiegato, esattamente come mi deve essere spiegato dove sia il rischio di insurrezione popolare dentro il seggio di una proposta referendaria. 6zsm061

La risposta dei sindacati, questa volta, non si è fatta aspettare e sono partite decine di lettere intinte nel vetriolo – ed è ancora poco – oltre che reazioni sui social che invitano a questo punto a ritirarci armi e divise, a trasformarci in ausiliari o tecnici senza divisa e qualifiche di polizia, tornando tra l’altro ad orari più consoni al nostro status di impiegati comunali (e dopo 2-3 settimane senza riposo posso affermare che lo stress è abbastanza alto).

A mio parere la mossa del Ministero non è poi in realtà mirata a “metterci al nostro posto” o a sancire la nostra inferiorità in modo netto, quanto un banale escamotage meramente interno per tentare -e sottolineo tentare – di quietare gli animi del colleghi statali dopo il terremoto dei mesi scorsi attraverso l’aumento dei servizi straordinari, ed il modo più veloce per ottenerlo qual’era se non escludere una forza da uno che tra questi servizi è il più remunerativo?

Ma davvero qualcuno pensa che le Polizie Statali si possano comprare con un pugno di euro e facendo un dispetto alle forze locali?

Invece concordo pienamente che, indipendentemente dai motivi, SE NON SONO IN “GRADO” O “LEGALMENTE COMPETENTE” ad occuparmi della vigilanza di un seggio non lo sono nemmeno di assicurare la viabilità ad uno stadio, la sicurezza stradale di una manifestazione o la scorta ai ruolini elettorali, e, vi dirò di più, ricordandomi improvvisamente di essere la lettera “E” in ordine a chi si deve occupare di applicazione del Codice della Strada, mi sentirò autorizzato a sentire l’opinione di Polizia, Carabinieri e Finanza prima di compilare un qualsiasi divieto di sosta, che è applicazione del CdS come lo è la sicurezza stradale su cui ci hanno chiesto di specializzarci ed intensificare i turni notturni in modo da “sgravare” loro dal servizio.

Pare proprio che questa volta abbiano toccato il tasto sbagliato, non solo a livello economico, ma anche penso umano, di noi operatori di Polizia Locali, pronti forse per la prima volta ad una vera e propria battaglia per sapere se considerarci uomini di legge o amministrativi comunali, in uno scontro che va ben al di là del banale “questo è mia competenza” o “questa è tua” e che per una volta supera perfino lo sconcio delle tutele negate e del contratto impiegatizio a fronte delle medesime qualifiche dei ben più garantiti profili delle forze dell’ordine.

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Trovo invece addirittura più sottile e denigratoria una recentissima e sconosciuta circolare che riconosce il diritto agli appartenenti alle forze di polizia di presentare, in caso di istanza di richiesta di porto d’armi privato, l’attestazione dello stato di servizio in luogo del costoso e lunghissimo iter medico obbligatorio ai civili. Indovinate un po’, la circolare si estende agli agenti di pubblica sicurezza di cui alla già indicata legge 121, escludendo, guarda caso, le Polizie Locali.

Peccato che mentre un collega statale possa già portare l’arma di ordinanza liberamente in tutto il territorio nazionale, quindi la necessità si riconduce allo sfizio di possedere un’arma più comoda da portare privatamente, noi siamo soggetti a limitazioni assurde- cui dedicherò un articolo – che rendono veramente difficile la vita a chi come il sottoscritto, lavori in un comune in una provincia, viva in un’altra, studi in una terza ed abbia magari una ragazza con cui uscire in una quarta, situazione che rende la limitazione territoriale del porto d’armi un vero e proprio attentato alla sua libertà di circolare nel territorio nazionale, stante la non possibilità di lasciarla in comando se questo non rispetta dei requisiti di sicurezza per la custodia di armi che il 70% dei nostri uffici non rispetta e quindi non concede tale possibilità (e l’assurdo è che se lasci l’arma in armadietto e ti viene rubata, la colpa è tua perchè di quell’arma ne sei responsabile, non del comune che ti da armadietti di latta).

Insomma, per poter studiare, uscire con gli amici e con la ragazza, io sono costretto a dare 150 euro allo stato per un porto d’armi, o a girare con qualche decina di fogli di pareri giuridici che mi consentirebbero comunque il porto quantomeno in caso di non rientro in casa.

Oppure posso non vivere e sentirmi costretto a correre a casa quasi vergognandomi di avere addosso la mia arma di ordinanza, votata, come quelle di tutti i poliziotti del mondo, alla difesa del cittadino, e che solo in Italia diventa qualcosa di cui aver paura e di cui vergognarsi.

Mi pare giusto.

 

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