Dopo due anni posso tranquillamente ammettere che, in qualche articolo particolarmente pepato, in fondo, mi sbagliavo: non intendo retrocedere di un passo nella mia pesante critica agli atteggiamenti e ai modi di fare diciamo “impiegatizi” o “ausiliaristici” della maggior parte dei colleghi, ma devo fare un “Mea Culpa” in quanto non avevo capito lo stato di disagio della categoria, un disagio immenso, un disagio che più che raffigurare una categoria “senza speranze di miglioramento” ne delinea una “senza speranza”, punto.
Speranza, beninteso, nel senso cristiano – o perlomeno tolkeniano (anche se il concetto è quello ) – del termine. Strano detto da un ateo convinto come me, ma la Speranza è quella cosa che spinge un uomo a tentare l’impossibile pur di raggiungere un obiettivo e di continuare a lottare anche quando tutto sembra contro di sè.
E se da un lato abbiamo Gesù che, alla domanda di Pilato “Sei forse tu un Re, il Re dei Giudei?” risponde “Sei tu a dirlo, non io!” e dall’altro Gandalf che ammette che “Non ci sono mai state possibilità, solo una tenue Speranza” quando Pipino si interroga sulla resistenza di Minas Tirith agli attacchi degli orchi, la Polizia Locale ormai non ha più nè la fierezza del Cristo nè la fiducia del mago tolkeniano.
Guai a dirsi che la colpa è solo nostra: Gesù non si è crocifisso da solo, Gandalf non è un personaggio paranoico e Levi ad Auschwitz non c’è andato da solo, allo stesso modo gli agenti di Polizia Locale – e nemmeno i vigili urbani- sono colpevoli del disfacimento morale della categoria, e di questo devo chiedere SCUSA ai colleghi che si possano essere sentiti attaccati personalmente dalle mie invettive.
La verità è che in questo paese non esiste nessuno vessato, massacrato ed attaccato quanto la Polizia Locale, complice sicuramente l’assurdo tracciato normativo che delinea la categoria, da un lato dandole poteri ed attività tipiche delle forze dell’ordine, e dall’altro relegandola ad un contratto di tipo privatistico, parificato a quello degli impiegati generici, senza alcune delle tutele legali e materiali a disposizione delle forze dello stato, non disdegnando umiliazioni palesi ed improntante alla dequalificazione degli operatori nel confronto con quest’ultime: i primi due esempi sono la limitazione e, peggio, la non obbligatorietà dell’armamento (considerato “accessorio” alla funzione) e la lunghissima diatriba sulle effettive qualifiche del personale di Polizia Locale quando fuori servizio (quando basamento dell’orgoglio del poliziotto è la permanenza delle sue qualifiche sempre ed ovunque): La mancanza di coordinazione unitaria, di uffici stampa e di un chiaro obiettivo ha fatto il resto, consegnando in pasto all’opinione pubblica, ai giornali ed alla politica una categoria in mezzo all’incudine e il martello ma priva della resistenza dell’una e della forza dell’altro, una valvola di sfogo ideale per le promesse di politici di infimo livello, le continue ricerche economiche delle Pubbliche Amministrazioni e la rabbia sociale dei cittadini.

E’ evidente che un tale massacro mediatico non può che portare a delle reazioni, che peraltro molto spesso vengono sfruttate dagli organi di informazioni per dare ancora più olio alla macchina del fango descritta nei paragrafi precedenti, vedasi il caso dello sciopero dello scorso 12 novembre.
E tra di noi, come si reagisce? Beh, in molti, forti anche di sentenze e pronunciamenti giuridici alquanto tragicomici (uno dei tanti arriva ad asserire che la Polizia Locale non è forza pubblica in quando non inserita nella legge 121 che istituisce le forze dell’ordine statale…insomma cosa siamo?! Guardie Giurate?! Mo il comune non è più un ente pubblico?!) rispondono citando il sempre ottimo Ponzio Pilato e tra una passata di sapone e l’altra alle mani dicono pure un sacco di cose giuste rifiutando qualsiasi servizio non sia prettamente amministrativo, cercando di portare avanti l’idea di SMETTERE di giocare ai poliziotti. CI vogliono vigili? Ci vogliono alle soste e ai plateatici? Non ci danno tutele ed altro per fare il resto? E allora non facciamolo.
Purtroppo io non riesco a basarmi su sentenze né altro, e, citando un vecchio adagio “NON MI IMPORTANO I VOSTRI GIOCHI DI POTERE: IO SONO UN SOLDATO” mi limito a leggere le qualifiche scritte sul tesserino, ovvero Agente di Polizia di Giudiziaria ed Agente di Pubblica Sicurezza (di nuovo, non ausiliario, gli ausiliari di pubblica sicurezza non esistono) e ritengo di lavorare secondo quelli. Inoltre, mi rifiuto di accettare di essere una specie di zucca che stimbrato il cartellino o terminato l’orario di lavoro si trasforma in un essere inutile ed amorfo, estraneo a tutto ciò che gli capita attorno. Purtroppo io vedo il mio servizio al cittadino e non allo stato, e, tantomeno, a questo governo, e al cittadino (lo stesso che mmi sputa addosso descritto all’inizio eh) cerco di dare tutto me stesso, offrendo aiuto, sostegno e tutto ciò che può servigli indipendentemente da dove sono, cosa indosso, se ho o meno timbrato. Se qualcuno spera che cambi questo modo di essere fa prima ad augurarsi cambi divisa, e avrà da attendere assai.
Dall’altro lato capisco i colleghi quando sostengono che continuando ad immolarci ed a comportarci come fossimo tutelati e parificati alle forze dello stato non otterremo mai la tanto sospirata riforma (che per molti andrebbe benissimo se togliesse le famose qualifiche sia chiaro: se del caso, ecco, cambierò mestiere) e rischieremo solo di farci male…e purtroppo pur capendo benissimo questo passaggio io non riesco a far finta di non riconoscere veicoli segnalati…NON RIESCO…a vedere il prezzo non esposto da un ambulante quando accanto è pieno di venditori abusivi, non riesco a pensare di essere soddisfatto avendo appena fatto la residenza alla badante della signora Luciana se sento scattare l’allarme della villetta a fianco.
Capisco di non essere per nulla a nostro o a mio favore, di venire cornuto e mazziato continuamente, ma non posso fare diversamente e, peggio ancora, a ritenere che sia nostro preciso dovere di tutti noi onorare la nostra divisa, le nostre qualifiche, le nostre competenze che NULLA hanno da invidiare ai supereroi dello Stato.
Ad maiora a tutti noi.
Che dire? O cosa aggiungere? Nulla!!
Solo che prima di mandare i miei soldati a combattere mi devo accertare che ci vadano almeno preparati e equipaggiati.
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Che ti devo dire…Don Chisciotte aveva almeno la scusa che al posto del mulini ci vedeva i giganti, io invece vedo benissimo il mulino e carico lo stesso 🙂
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